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A cura dell'ALSIA

Notizie tecniche: fioritura ed allegagione del clementine

Il clementine è una delle specie di agrumi che, nell’ultimo decennio, ha avuto la maggiore diffusione, nonostante la fase di crisi del comparto agrumicolo. Da un punto di vista produttivo il Clementine comune, a parte negli areali più vocati, manifesta una certa predisposizione all’alternanza di produzione. Tale fenomeno è riconducibile ad una serie di fattori che, interagendo, determinano uno squilibrio vegeto-produttivo della pianta.

Una fase fenologica di notevole importanza per gli agrumi è la fioritura, influenzata da diversi fattori sia endogeni che esogeni.

Non sempre esiste correlazione tra numeri di fiori e frutti raccolti, che diminuiscono qualora si verifichi un eccesso di fiori.

Agli aspetti quantitativi si aggiungono quelli qualitativi, riferibili al tipo di fiori, così distinguibili (nella foto qui sotto, da sinistra a destra e dall’alto verso il basso): fiori solitari; rami fiorali, mazzetti di fiori non accompagnati da foglie, germogli campanulacei, con fiore isolato apicale, germogli misti, con fiori ascellari alle foglie; germogli vegetativi privi di fiori.


Tipologie fiorali presenti in agrumi

I migliori risultati produttivi si ottengono dai germogli misti e campanulacei, in quanto l’attività fiorale è assistita, per gli aspetti nutrizionali, dalle foglie che compongono il germoglio stesso. Ciò è assente nei rami fiorali e nei fiori solitari, determinando una minore probabilità di allegagione.

L'incidenza delle tipologie fiorali varia in base alla specie; infatti mentre nel clementine i fiori solitari sono circa la metà del totale, nell’arancio dolce si riducono al 10% (vedi Tabella 1, qui sotto).

Tabella 1 – Incidenza delle diverse tipologie fiorali negli agrumi


Tale caratteristica influisce sulla minore produttività del clementine, in quanto più soggetto ad eventuali fenomeni di cascola sia dei fiori ma anche dei frutticini appena allegati. Per contenere i fenomeni di cascola tra le tecniche colturali da mettere in atto si annoverano la potatura, la fertilizzazione, l’irrigazione, le lavorazioni e l’uso di fitoregolatori.

La potatura consente di mantenere uno stato vegeto-produttivo ottimale della pianta, con il giusto equilibrio tra la funzione vegetativa e quella riproduttiva: potature equilibrate, che limitano la perdita delle foglie, favoriscono una adeguata assistenza ai fiori che la pianta emette. Nel caso di potature drastiche la pianta, invece, è stimolata a ripristinare la chioma con una forte induzione a vegetare, a svantaggio della fase riproduttiva.

Con la fertilizzazione si devono apportare le sostanze nutritive utili alla pianta per svolgere al meglio le diverse fasi fenologiche. Nelle clementine dato il notevole numero di fiori, le esigenze nutritive nella fase di fioritura sono enormi. Occorre ribadire come fino alla fioritura la pianta preleva le sostanze nutritive dagli organi di riserva, principalmente le foglie, accumulate nell’annata precedente. Per favorire ciò risulta importante la fertilizzazione effettuata in estate-autunno che consente la creazione di queste riserve.

L’irrigazione va eseguita in modo da limitare stati di stress alla pianta nel periodo di fioritura e di allegagione-cascola. In questo caso non servono volumi irrigui elevati ma gli interventi devono consentire il mantenimento di uno stato idrico ottimale del terreno e dell’ambiente.

Le lavorazioni del terreno devono essere superficiali, in modo da evitare stati di stress alla pianta soprattutto nelle fasi di postfioritura e allegagione.

Le gibberelline sono ormoni che la pianta produce naturalmente negli apici radicali e nei frutti. La funzione delle gibberelline in fioritura è di catalizzare verso gli organi fiorali le sostanze nutritive, in modo che i fiori alleghino ed i frutticini si sviluppino.

Non tutte le specie di agrumi producono quantità sufficienti di queste sostanze per cui risulta indispensabile apportarne dall’esterno attraverso interventi specifici.

La risposta all’apporto esterno di acido gibberellico varia tra le specie e le varietà, nel clementine comune migliora l’allegagione.

Il periodo migliore d’intervento è nella fase di sfioritura, allorquando si è verificata la caduta dell’80% dei petali. In annate con un lungo periodo di fioritura, altri interventi prima (al 50%) e dopo (a completa sfioritura) potrebbero sortire effetti positivi. La dose consigliata è di 10 ppm di acido gibberellico, miscelato a microelementi e amminoacidi; si suggerisce di impiegare volumi di acqua di 20 hl/Ha, controllando che il ph sia su valori sub-acidi (6,5). L’aggiunta di N, K e microelementi consente di sopperire a questa azione catalizzatrice di elementi nutritivi verso i fiori.

Anche in agricoltura biologica si possono impiegare prodotti a base di acido gibberellico di origine naturale.

Per ogni ulteriore informazione:
ALSIA - Agenzia Lucana di Sviluppo e Innovazione in Agricoltura
A.A.S.D. Pantanello
SS 106 Ionica km 448.2
75010 Metaponto (MT)
Tel.: (+39) 0835 745071
Fax: (+39) 0835 74528
Email: [email protected]
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