Prende il via la campagna 2012 dell’asparago e FreshPlaza ha chiesto a Luciano Trentini (nella foto accanto) - presidente di "Euro Asper", Associazione dei produttori europei di asparago - un’analisi della situazione."Speriamo che la nuova stagione possa dare grandi soddisfazioni ai produttori, anche se in alcune aree, in particolare del Nord Italia, la scarsissima piovosità rischia di ridurre la produzione. Caso per caso, quindi, è necessario verificare la necessità di intervenire con apporti idrici, meglio se con impianti a goccia, per evitare il compattamento del terreno".

Coltivazione di asparago in area vocata per l'asparago IGP di Altedo.
Venendo alle statistiche 2011: "Le superfici investite ad asparago in Italia – spiega Trentini - evidenziano una buona tenuta della produzione, grazie a un buon andamento dei consumi e alle discrete performance commerciali di questi ultimi anni. Nel 2011 sono stati coltivati 6.300 ettari di asparagi, con una produzione di oltre 45.000 tonnellate di turioni, prevalentemente verdi".
"Gli scambi con l'estero per questa specie vedono la riduzione delle importazioni, scese a 4.300 tonnellate nell’anno 2011 con un prezzo medio variabile fra i 2,5 e i 3 euro. Per contro, le esportazioni hanno guadagnato nel tempo quote di mercato importanti, passando dalle 1.000 tonnellate del 2000 sino alle 3.500 ton del 2011, con un prezzo in esportazione interessante, superiore ai 3 euro/kg, con punte fino ai 4 euro".
"I prezzi di mercato per gli asparagi verdi coltivati nel Nord Italia, nel periodo produttivo che va da aprile a giugno sono relativamente stabili e si attestano fra i 2 e i 3,5 euro, a seconda dell'offerta. Prezzi più elevati sono raggiunti dai produttori di asparagi precoci, coltivati nelle serre del napoletano, e di quelli bianchi coltivati esclusivamente nelle aree del Veneto e nel Friuli Venezia Giulia".
Va sottolineato come questa produzione venga utilizzata e valorizzata non solo nel periodo primaverile ma anche in autunno, sebbene ancora in quantità modeste, e con una forbice dei prezzi notevolmente più ampia e variabile a seconda della disponibilità di prodotto. I prezzi dunque in questo caso sono molto instabili, fra i 3 e i 4 euro/kg.

L'Italia è leder in Europa nella coltivazione dell’asparago verde, mentre i paesi concorrenti (Germania, Spagna , ecc.) si concentrano maggiormente sulla produzione di asparagi bianchi.
"Rispetto ad altri ortaggi - continua Luciano Trentini - per le sue peculiarità l’asparago mantiene le caratteristiche di un mercato di nicchia, con quantità acquistate dai consumatori ancora molto modeste. Fatto cento il valore degli ortaggi acquistati, considerato il breve intervallo dell’offerta di circa due mesi, l’asparago rappresenta in termini di quantità meno del 2%, mentre in valore tale percentuale sale al 3,5%, indice questo di una elevata qualità della nostra produzione".

Una produzione che nel tempo ha saputo mantenere, anzi accrescere i propri estimatori. I consumi sono passati dalle 19.500 tonnellate del 2000 alle 22.500 del 2011. Un incremento che soddisfa produttori e consumatori di asparagi di qualità, coltivati anche nel territorio emiliano-romagnolo e che oggi ha trovato un giusto riconoscimento con la denominazione riconosciuta dalla Unione europea "Asparago verde di Altedo IGP" (nella foto sopra).
Altre regioni hanno percorso lo stesso cammino, ad esempio il Veneto, ottenendo il riconoscimento comunitario "Asparago bianco IGP di Cimadolmo", "Asparago bianco e verde di Badoere IGP" e "Asparago bianco di Bassano" (nella foto sotto).

Continua Trentini: "Gli estimatori dell’asparago, sia verde o bianco o violetto - quello più famoso è quello di Alberga - concentrano la loro attenzione verso questa produzione prevalentemente nei mesi classici della produzione, e cioè aprile-giugno, dove si possono acquistare sui punti vendita in mazzi confezionati da 0,5 kg o da 1 kg".
L'asparago, che deve essere posto in vendita fresco e con le brattee della testa ben chiuse, ha ancora notevoli potenzialità sul mercato interno. E' infatti fra gli ortaggi con più basso indice di penetrazione fra le famiglie, vale a dire il valore espresso in percentuale delle famiglie italiane che hanno comprato gli asparagi almeno una volta nell’anno è ancora molto basso: di poco inferiore al 40%.
"Con un’ulteriore e appropriata promozione del prodotto, ancora poco conosciuto dai giovani consumatori, potrebbero derivare forti possibilità di sviluppo per le aree più vocate, cioè quelle dell’alta qualità", aggiunge il presidente di Euro Asper. "La conferma di ciò è data dall’incremento dell’indice di penetrazione di quest’ultimo decennio, pari a 10 punti percentuali".
Le aree produttive nazionali sono ben identificate in due poli, quello del Nord Italia con Veneto (24% della produzione) ed Emilia-Romagna (13%) e il Sud, con Puglia (24%) e Campania (22%). Aree produttive differenti per caratteristiche pedologiche e climatiche, che sono in grado di fornire produzioni di qualità destinate prevalentemente al mercato fresco.
"Dobbiamo ricordare – puntualizza Trentini - che l'Italia ha avuto un passato importante nella trasformazione dell’asparago fresco in surgelato. In un sistema commerciale che ha sempre privilegiato la qualità, è necessario rivalutare questa opportunità che potrebbe diventare un importante strumento di controllo del mercato. Creando una migliore programmazione dell’offerta, che garantisca la continuità, manterrebbe infatti un prezzo sufficientemente remunerativo al produttore".

Alcune di queste tematiche, legate alla produzione, alla distribuzione e al consumo dell’asparago, saranno portate all’attenzione dei produttori europei, durante la nona edizione del congresso Euro Asper, dal 21 al 23 marzo prossimi a Granada in Spagna.