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Legacoop Agroalimentare al Governo:

"Investire nella cura le territorio. Non utilizzati i cospicui fondi europei"

Lodevole, quanto annunciato dal neo Ministro all’Ambiente, Corrado Clini, la volontà di lanciare "un piano straordinario per la sicurezza del territorio italiano in grado di affrontare sia l’emergenza che l’ordinarietà di una politica di prevenzione e messa insicurezza dell’intero territorio": lo sottolineano Giovanni Luppi, presidente di Legacoop Agroalimentare, e Teodoro Bolognini, responsabile del settore Silvicoltura.

Curare un territorio fatto di boschi (10,5 milioni di ha, per il 50% abbandonati), di suoli (50% a rischio idrogeologico) di territori a rischio frane (su 712.000 frane censite in Europa, 486.000 sono in Italia), di bacini idrografici, insiste Luppi, «significa porre le basi del rilancio del Paese, attraverso il turismo e la riconversione economica consolidando e sviluppando occupazione anche facendosi carico di assorbire parte dei licenziati o cassintegrati».

Poiché un posto di lavoro nel settore costa dai 25 ai 30.000 €/annui, un investimento di 500 milioni di euro, produrrebbe subito dai 15.000 ai 20.000 nuovi posti di lavoro!

"All’obiezione che non ci sono le risorse – incalza Bolognini – rispondiamo che il Governo ha speso comunque 1 miliardo di euro l’anno, negli ultimi 15 anni, oltre 3 miliardi nel solo autunno-inverno 2010/2011, solo per tamponare i danni provocati dalla catastrofi idrogeologiche. E non dimentichiamo il risparmio di una politica di prevenzione, perché è ormai dimostrato che 1 euro in prevenzione ne vale 5 in emergenza".

È stato redatto due anni fa da parte del Ministero delle Politiche agricole e forestali, il Pqsf (Programma quadro per il settore forestale) che recupera un vuoto programmatico anche nei confronti degli altri Paesi UE; ma delle risorse, il cui fabbisogno lo stesso governo individuava in 250 milioni di euro annui, nessuna traccia (la Spagna per analogo piano ha stanziato 30 miliardi di euro, 1 miliardo l’anno per trent’anni).

"Le Regioni – ricorda Bolognini – hanno a disposizione dal 2007 dall’Unione europea sui Piani di sviluppo rurale circa un miliardo di euro per interventi di prevenzione, di cui la metà nelle regioni del Sud. Per una serie di ostacoli burocratici e per una generalizzata sottovalutazione, salvo eccezioni, le Regioni hanno utilizzato solamente il 10/15 % di quelle risorse con il rischio di doverle restituire all’Unione europea. La Calabria e la Sicilia, colpite oggi dalle calamità, hanno a disposizione da tre anni intorno ai 100 milioni di euro e, stando all’ultimo report di Rete Rurale nazionale e ai richiami della stessa Unione europea, non hanno speso nulla e rischiamo realisticamente di non spenderli mai, visto che il PSR si conclude con il 2013".

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