Guido Conforti, Presidente dell’Organizzazione europea industria di trasformazione del pomodoro (OEIT), ha coordinato la sessione e introdotto i lavori con una relazione in cui ha preso in considerazione gli scenari attuali e futuri per il pomodoro da industria, utile soprattutto ora che sono terminati gli aiuti diretti dell’UE al settore.
L’evoluzione del rapporto consumo/produzione di pomodoro da industria continua a crescere (da 25 mln ton del 1996 a 40 mln di ton nel 2009). Il consumo pro capite di pomodoro in kg/anno vede al primo posto gli Arabi, seguiti da Iraniani, Australiani e paesi dell’area NAFTA; in dieci anni, dal 1999 al 2009, il consumo è aumentato in media di 1 kg pro capite (da 5 a 5,8 kg/anno).
Conforti ha voluto sottolineare come "compito degli agricoltori sia quello di sviluppare l’efficienza produttiva e qualitativa della nostra area, mentre è compito dell’industria quello di spostarsi su quei prodotti che – per caratteristiche di valore aggiunto o qualitative – sono in grado di assorbire i costi di produzione, non dimenticandosi che l’immagine Italia vende". Il problema della tutela della produzione nazionale nel nostro paese interessa poco, visto che il nostro consumo è nel 90% dei casi già italiano, mentre riguarda di più il contesto europeo dove si cerca di privilegiare il prodotto comunitario rispetto a quello extra-UE.
Guido Conforti, Presidente dell’Organizzazione europea industria di trasformazione del pomodoro (OEIT), coordinatore dell’incontro.
Giulio Bile, genetista presso il Centro di ricerca Monsanto Vegetable Seeds di Latina, ha descritto i principali obiettivi della ricerca sul pomodoro da industria, in particolare la costituzione di nuove varietà ibride, migliori in termini produttivi e qualitativi. Importante per Bile è che "la ricerca si deve basare sulla comprensione dei trend futuri e non solo sulle attuali esigenze di mercato". Il che non è facile, visto che occorrono 4-6 anni per la costituzione di una varietà, più altri 2-3 anni perché la stessa diventi commerciale.
Giulio Bile, genetista ricercatore presso il Centro di ricerca Monsanto Vegetable Seeds di Latina.
In Italia, su una superficie di circa 82.500 ettari, si producono 6,2 milioni di ton di pomodoro di cui 5 vengono destinati all’industria, quindi è importante procedere in modo mirato. Monsanto Italia dal 1983 lavora su pomodori allungati (pelato intero, essiccato, ecc.), prismatici (per passata, concentrato e cubettato) e pomodorini (intero, in barattolo, ecc.) con programmi di ricerca volti all’introduzione di geni di resistenza, al miglioramento di certi tratti agronomici (es. tolleranza alla spaccatura o al freddo, alla sovrammaturazione) e ovviamente alla qualità dei frutti, come i pomodori "All flesh" (con poco succo e quindi maggior resa di polpa) e quelli ad alto contenuto di licopene. Per il futuro, Monsanto mira all’ottenimento di varietà ad alto grado Brix (tenore zuccherino) e ottima produttività, resistenza alla peronospora e, ancora, alto contenuto in licopene e "All flesh".
Nel primo stadio sono prese tutte le precauzioni per prevenire eventuali contaminazioni, quindi vengono messe a punto nuove tecnologie di analisi, accurate e veloci, e infine si collabora con le apposite associazioni per l’individuazione di nuovi protocolli. Le analisi sulla sanità del seme sono condotte in laboratori accreditati UE secondo il protocollo Naktuinbouw (Servizio olandese d’ispezione per l’orticoltura), seguendo il metodo NAL o altri approvati dall’ISHI (International Seeds Health Initiative).
L'auditorium.
Il professor Giorgio Chiusa dell’Istituto di entomologia e patologia vegetale dell’Università del Sacro Cuore di Piacenza ha spiegato come "solo 2 specie di funghi sui 36 che attaccano il pomodoro si trovano sul seme, così come 3 batteri su 10, e 2 virus su 25 specie sono vettori di malattie su pomodoro". Alla base della qualità deve esserci la sanità del seme. Per questo il controllo del seme, in laboratorio e in campo, deve verificare l’assenza di patogeni nelle linee su cui l’azienda basa i programmi di miglioramento genetico e in quelle impiegate per la produzione di ibridi commerciali.
Chiusa ha ribadito l’importanza di un buon protocollo di analisi, che deve essere affidabile (quindi specifico, sensibile, riproducibile), poi universale, rapido, di semplice applicazione ed economico. Da qui l’importanza di adottare metodi ufficiali di analisi -ISTA, NSHS-ISHI, ISF, EPPO/OEPP - che hanno comportato studi preliminari, ring test tra laboratori e sono assoggettati a valutazioni e miglioramento continui. L’applicazione, poi, di più metodi ufficiali (metodo multiplo) migliora il risultato.
Il Prof. Giorgio Chiusa dell’Istituto di entomologia e patologia vegetale dell’Università del Sacro Cuore di Piacenza.
Il professor Chiusa ha consigliato di affidarsi sempre alle società sementiere e acquisire seme per vie ufficiali, di dare al costo del seme il giusto peso, di adottare buone tecniche agricole (ad es. le rotazioni e la sistemazione dei terreni), gestire tempestivamente la difesa fitosanitaria e scegliere ibridi di comprovata affidabilità con buone resistenze.
Luciano Donelli, impegnato nel Technology Development di Monsanto Vegetable Seeds ha puntualizzato il ruolo strategico del TD tra ricerca e agricoltura, ma anche tra ricerca e mercato. Nel processo di avanzamento varietale che dura 4-5 anni, infatti, le prime fasi sono affidate al breeder e l’ultima fase è destinata alle vendite, mentre la fase centrale è assegnata al TD per la caratterizzazione varietale e la "Consistency & FABs".
Luciano Donelli del settore Technology Development di Monsanto Vegetable Seeds.
Per il pomodoro allungato, ad esempio, si cerca di trovare varietà con buona tolleranza a spaccature, scottature, marciume apicale, "adottando metodi che limitino al minimo l’errore di valutazione in campo per capire la potenzialità futura di una varietà, identificare le migliori pratiche di coltivazione per ottimizzare le performance delle nuove varietà e verificare precocemente aspetti potenzialmente negativi", ha concluso Donelli.
Le ditte sementiere devono lavorare a stretto contatto con agricoltori, tecnici e industria per soddisfare e conciliare i bisogni dei diversi attori della filiera. In particolare, Dreni ha elencato cosa chiedere alla ditta sementiera: "Seme sano, purezza varietale, disponibilità di seme della varietà richiesta, seme con adeguata germinabilità, disponibilità nelle tipologie richieste (es. pillole, seme nudo) e consegna tempestiva".
Partecipata ed animata la discussione con il pubblico che ha dato modo a Conforti di sottolineare come il tenore brix delle produzioni sia un obiettivo fondamentale per il sapore e a Donelli di ricordare come un seme di qualità e altamente produttivo costituisca la premessa per un’agricoltura sostenibile. A tal fine, Monsanto conduce progetti specifici per la resistenza alla siccità o alle problematiche ambientali.
"La ricerca, la qualità e la produttività rappresentano il nostro credo aziendale, e su questo basiamo la nostra missione, confrontandoci giornalmente con tutti gli operatori della filiera agricola per comprenderne necessità ed esigenze, e per offrire loro la giusta soluzione. Il prossimo appuntamento è per l’estate 2011, quando le varietà Seminis verranno valutate nei fatti!".
Per maggiori info:
Francesco Boccia
E-mail: francesco.boccia@monsanto.com