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Di Giambattista Pepi

Dagli scarti dell’industria agrumaria nasce un compost per l’agricoltura convenzionale e bio

I residui dell’industria agrumaria possono essere riciclati per produrre un compost di elevata qualità ambientale e agronomica da utilizzare sia nell’agricoltura convenzionale sia in quella biologica, rientrando ampiamente nei limiti restrittivi imposti dalle leggi vigenti in Italia.

E' questo il risultato scaturito dal programma di ricerca "Prospettive di sviluppo della fertilizzazione in agricoltura biologica" realizzato dal CRA – ACM Centro di ricerca per l’Agrumicoltura e le Colture Mediterranee di Acireale (provincia di Catania) finanziato dalla Direzione generale delle politiche agricole e agroindustriali nazionali del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali (MIPAAF).

L'esito positivo della ricerca getta le basi per affrontare, in un quadro più ampio, le problematiche dei riciclo di altri rifiuti dell’industria agroalimentare in genere, come, ad esempio, la sansa esausta dai processi di estrazione dell’olio, i residui della IV gamma e il mercatale.

Come riutilizzare gli scarti dell’industria agrumaria
"La perdurante crisi commerciale che ha colpito le produzioni agrumicole ha notevolmente incrementato le quote di prodotto avviate alla trasformazione industriale che, nell’ultimo decennio, ha raggiunto le 800.000 tonnellate per anno" dicono gli autori della ricerca. Va da sé che, proprio per questo, l’industria di trasformazione è venuta assumendo nel tempo un ruolo sempre più rilevante nella filiera agrumicola italiana, anche se la recente riforma dell’OCM agrumicola approvata dall’UE, con il riconoscimento di un aiuto diretto al produttore, potrebbe modificare negli anni a venire questo scenario.

La quantità di succo che si riesce a ottenere mediante la spremitura del frutto è pari al 35-40% del peso totale, mentre il pastazzo, che rappresenta il principale sottoprodotto del processo industriale di trasformazione, raggiunge quasi il 60% del peso del frutto, con una produzione media annua che sfiora le 500.000 tonnellate.
L’utilizzazione del pastazzo come mangime nel settore zootecnico, nonostante sia una pratica consolidata, risolve solo parzialmente la problematica economica e ambientale connessa alla gestione e allo smaltimento di questo sottoprodotto.
 
"L’industria agrumaria," spiegano i ricercatori "mediante il processo di trasformazione, produce oltre al pastazzo una notevole quantità di reflui, costituiti dalle acque di lavaggio dei frutti, delle apparecchiature e altro, che sono sottoposti a trattamento di depurazione. I fanghi provenienti dall’attività di depurazione presentano, per il tipo di processo produttivo da cui derivano, delle caratteristiche chimico–fisiche tali da consentirne l’uso in agricoltura con un impatto sull’ambiente di gran lunga inferiore rispetto a fanghi di diversa provenienza".
 
Pastazzo e fanghi essiccati come matrici per produrre compost
La legge 748 del 1984 sui fertilizzanti riconosce ai fanghi agroindustriali delle caratteristiche di qualità superiori rispetto ai fanghi di depurazione delle acque reflue civili, tanto da non limitarne quantitativamente l’uso nella preparazione della miscela iniziale se non attraverso il rispetto, nel prodotto finito, dei limiti in metalli pesanti imposti per tutte le tipologie di compost.
 
Nel contesto di una migliore valorizzazione dei sottoprodotti dell’industria agrumaria si inserisce la possibilità di utilizzare il pastazzo ed i fanghi essiccati, provenienti dagli impianti di depurazione, come matrici per la produzione del compost.

Realizzazione delle prove
La prima fase del lavoro ha riguardato la caratterizzazione chimico–fisica delle matrici che sono state utilizzate per la formazione dei cumuli.

Clicca qui per vedere la tabella delle analisi chimico-fisiche del pastazzo e del fango

Le prove di compostaggio sono state realizzate nell’azienda sperimentale "Palazzelli" di Lentini (provincia di Siracusa) di proprietà del CRA – ACM di Acireale. Su una piattaforma impermeabile in cemento sono stati preparati, all’inizio del periodo primaverile, due cumuli per la produzione di compost, uno da utilizzare in agricoltura convenzionale (C-conv) e l’altro in agricoltura biologica (C-biol) (vedi foto sotto).


Piattaforma cementata utilizzata per la prova di compostaggio

Le matrici per la produzione del compost per l’agricoltura biologica sono state il pastazzo, proveniente da arance pigmentate e residui di potatura e scarti verdi di aziende vivaistiche (vedi le due foto sotto).


Pastazzo di arance rosse


Residui di potatura nella fase della sfibratura e triturazione

Nell’allestimento del cumulo per la produzione di C-conv sono state utilizzate le stesse matrici citate sopra con l’aggiunta di fanghi di depurazione dell’industria agrumaria. Sulla base della composizione chimico-fisica delle matrici utilizzate sono stati realizzati i cumuli di compost secondo determinati valori in peso.

Clicca qui per vedere la tabella dei rapporti in peso fra le matrici utilizzate per la produzione di composti C-conv e C-biol
 
I cumuli ottenuti sono stati coperti con un telo protettivo (vedi foto sotto) composto al 100% da fibre di polipropilene, stabilizzato ai raggi ultravioletti, di peso contenuto (200 grammi per metro quadro).


Copertura dei cumuli con telo protettivo

Il telo ha protetto il cumulo dal dilavamento causato dalle precipitazioni atmosferiche e dall’essiccazione dovuta al vento e alle radiazioni solari, ed è servito per mantenere condizioni ottimali di temperature e umidità.

Per il raggiungimento di un adeguato livello di maturazione della sostanza organica sono stati necessari circa 90 giorni, in corrispondenza dei quali si è avuta una progressiva diminuzione della temperatura e un fabbisogno di ossigeno minore rispetto alla fase attiva di trasformazione aerobica.

Processo di compostaggio
I compost ottenuti alla fine del processo non contenevano residui visibili delle matrici di partenza e si presentavano di colore scuro, omogenei e di granulometria fine (vedi foto sotto).


Compost alla fine del processo di stabilizzazione
 
In una tabella (clicca qui per vederla) sono stati riportati i dati chimico–fisici di maggiore interesse dei due compost, i relativi limiti di legge e alcuni parametri, come il contenuto di ceneri, in macroelementi e la conducibilità elettrica, che consentono delle valutazioni sulle potenziali destinazioni d’uso degli ammendanti prodotti.

Conclusioni e prospettive
"I risultati analitici ottenuti indicano che i compost prodotti con i residui dell’industria agrumaria hanno delle caratteristiche di elevata qualità ambientale e agronomica, rientrando ampiamente nei restrittivi limiti imposti dalle normative vigenti", concludono i ricercatori.

Oltretutto, per queste tipologie di materiali, non esistono problematiche ambientali e di accettazione da parte delle popolazioni locali per emissioni di odori sgradevoli, il che renderebbe la realizzazione e gestione di impianti di compostaggio molto più agevole.

Il compostaggio del pastazzo offre in definitiva vantaggi ecologici, agronomici e socio-economici. Con la somministrazione di compost, infatti, si favorisce il ritorno al terreno di sostanza organica e di elementi nutritivi con la chiusura dei loro cicli biogeochimici. Il pastazzo ed altri residui potrebbero così essere smaltiti in modo economico con un ottimo vantaggio anche per l’ambiente.

Per informazioni:
Dr. Francesco Intrigliolo
Dott.ssa Maria Luisa Calabretta
Dr. Antonio Giuffrida
Dr. Biagio Torrisi
Dr. Paolo Rapisarda
CRA – ACM Centro di ricerca per l’agrumicoltura e le coltura mediterranee
Corso Savoia, 190 – 95024 Acireale (CT)
Tel.: (+39) 095 7653134
Fax: (+39) 095 7653113
Data di pubblicazione:

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