Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
Progetto di ricerca Universita' di Padova - Coop Sant'Orsola

Piccoli frutti, ma grandi per la salute!

Negli ultimi anni il settore dei piccoli frutti ha presentato un notevole sviluppo, sia dal punto di vista produttivo che commerciale.

La Federazione Russa è il produttore principale con oltre 400.000 tonnellate, seguita da Polonia, Stati Uniti, Canada e Italia. In Europa i maggiori produttori sono Polonia, Italia, Austria e Germania, con una produzione totale superiore a 350.000 ton. L’Italia (dati FAO 2009) ha prodotto 1.800 tonn di lamponi, 850 di ribes, 1.500 di mirtilli e 92.000 di altre tipologie, tra cui prevale la mora di rovo.

I piccoli frutti sono considerati con sempre maggiore interesse anche per le loro proprietà qualitative, nutraceutiche e salutistiche, dato i notevoli contenuti di vitamina C e fenoli, tra cui flavonoidi e antociani. Questi composti possiedono elevata attività antiossidasica e svolgono un’azione preventiva nei confronti delle principali patologie degenerative legate all’invecchiamento oltre a malattie cardiovascolari e tumori.

Al fine di confermare tali proprietà benefiche, una ricerca coordinata dal prof. Paolo Sambo del Dip. di Agronomia ambientale e produzioni vegetali dell’Università di Padova ha condotto analisi qualitative sui sei tipi principali di piccoli frutti, forniti dalla Cooperativa Sant’Orsola: fragolina di bosco (var. Regina delle Valli), lampone (Tulameen), mirtillo (Duke), mora (Lochness), ribes bianco (Vittoria) e ribes rosso (Rovada).



I risultati dello studio confermano che tali prodotti sono caratterizzati da un basso apporto calorico che varia da 53 kcal 100 g-1 per il mirtillo a 68 kcal 100 g-1 per la fragolina di bosco (vedi tabella sotto). Oltre agli aspetti qualitativi e salutistici, è stato preso in considerazione il contenuto zuccherino, il cui rapporto con l’acidità risulta essere di notevole importanza per il sapore che viene percepito dal consumatore.

La presenza di zuccheri ha consentito di differenziare in modo marcato i diversi piccoli frutti; in particolare la fragolina di bosco ha presentato la risposta più elevata, con valori superiori a 11 gradi Brix, contrariamente alla mora che ha manifestato il quantitativo inferiore (9 gradi Brix).

Potere calorico, Brix°, contenuto di glucosio e fruttosio registrati nei diversi piccoli frutti.


In relazione al contenuto di antiossidanti, le risposte ottenute hanno presentato valori molto elevati se paragonati ad altre specie ortofrutticole (vedi tabella sotto). In particolare i quantitativi più consistenti si sono riscontrati nella mora con oltre 1.800 mg Fe2+E 100 g-1 p.f.

Nei confronti del contenuto di fenoli totali, la fragolina di bosco ha presentato il quantitativo maggiore (256 mg GAE 100 g-1 p.f.), mentre il ribes bianco, unitamente al mirtillo, hanno fornito le risposte inferiori (100 mg GAE 100 g-1 p.f.).

Per quanta riguarda la concentrazione di vitamina C, la mora si è positivamente differenziata fornendo un notevole quantitativo, pari a 914 mg 100 g-1 p.f.

Capacità antiossidasica totale (CAT), contenuto di fenoli totali (FT) e vitamina C registrato nei diversi piccoli frutti.


Quanto finora riportato mette in luce i numerosi aspetti positivi che caratterizzano i piccoli frutti tuttavia, a livello commerciale, esistono alcune problematiche quali il prezzo, la stagionalità e l’elevata deperibilità che ne riducono in parte la diffusione. Oltre a questi fattori limitanti, anche le abitudini del consumatore italiano incidono fortemente poiché, considerandoli prodotti di nicchia, ne limitano l’uso, spesso indipendente dagli aspetti salutistici.