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I grandi retailer online sono il principale canale di e-commerce all'estero

Poco più di un terzo delle aziende consumer usa canali e-commerce per le esportazioni, ma solo il 2% utilizza esclusivamente canali online. I principali mercati di sbocco sono Europa e USA, mentre si rafforza la presenza di Russia, Sud-Est asiatico, Cina e Giappone. Grandi opportunità da sfruttare in Cina o in Usa, ma servono modelli di export specifici per Paese e settore. I grandi retailer online sono il principale canale di e-commerce all'estero, seguito da marketplace e siti di vendite private. Il 66% delle esportazioni online riguarda il fashion, il 15% il food, il 7% l'arredamento.

Questi alcuni dei risultati della ricerca dell'Osservatorio Export della School of Management del Politecnico di Milano (www.osservatori.net) presentata al convegno "Export digitale: a ciascuno il suo canale!".



L'export italiano di beni di consumo attraverso canali digitali è in continua crescita; nel 2017 si è raggiunto un valore pari a circa 9,2 miliardi di euro, con un incremento rispetto al 2016 di 1,7 miliardi (+23%). Ma l'incidenza sul totale delle esportazioni di beni di consumo - che valgono complessivamente 144 miliardi di euro nel 2017 - rimane ancora marginale, pari ad appena il 6,4%. Il food pesa per il 15% delle esportazioni digitali con 1,38 miliardi di euro (poco più del 3% dell'export complessivo di settore).

I grandi retailer online si confermano il principale strumento di vendita online oltreconfine, con il 50% dell'export digitale, seguiti dai marketplace (35%), dai siti delle vendite private (8%) e dai siti e-commerce di aziende produttrici (7%). Gli Stati Uniti e l'Europa (soprattutto Francia e Germania) continuano a essere i principali mercati di sbocco per l'export digitale, ma si rafforza anche la presenza italiana in alcuni Paesi orientali come la Russia, il Sud-Est Asiatico, la Cina e il Giappone.

"Le vendite attraverso i canali digitali stanno crescendo a ritmi sostenuti, anche se il loro peso sul totale delle esportazioni resta limitato. Si conferma un approccio all'export ancora tradizionale da parte delle imprese italiane - ha dichiarato Riccardo Mangiaracina, direttore dell'Osservatorio Export - Ci sono ampi margini di miglioramento e grandi opportunità da cogliere nell'uso dei canali digitali per accedere ai mercati internazionali e sostenere la crescita delle esportazioni italiane".

Secondo Mangiaracina, per massimizzare le probabilità di successo di export online, prima ancora di scegliere il proprio modello, è fondamentale compiere due azioni: analizzare il mercato di riferimento definendo il target, il corretto posizionamento e il livello di notorietà già conseguita dal proprio brand; registrare il proprio marchio per proteggere il brand, evitando che lo facciano terze parti, soprattutto in Cina, Russia e USA.


Clicca qui per un ingrandimento dell'immagine.

A trainare l'export online è il canale indiretto (ovvero le vendite di prodotti italiani effettuate dai grandi retailer online stranieri come Amazon, JD.com o dai grandi marketplace e siti di vendite private internazionali), che vale circa 6,9 miliardi di euro e copre il 75% delle esportazioni digitali complessive. L'export online diretto, invece, rappresenta appena il 25% del totale delle vendite online, per un valore di 2,3 miliardi di euro.

Come esportano online le imprese italiane
Dai risultati di una survey su un campione di 160 aziende produttrici o retailer realizzata dall'Osservatorio emerge che l'80% delle imprese esporta almeno il 10% del fatturato in un anno. Di queste, però, il 43% lo fa ancora esclusivamente attraverso canali tradizionali, il 35% usa sia canali online che offline e appena il 2% vende all'estero solo online. Chi esporta online, nella maggior parte dei casi (56%), lo fa da non più di due anni, solo il 22% da almeno 5 anni. Le principali barriere all'export per chi già vende online sono principalmente di natura legale (44%), poi nella gestione delle attività di marketing (39%), dei canali online (34%), della logistica (34%) e nei finanziamenti (27%). Chi ancora non esporta online invece incontra soprattutto difficoltà organizzative e nell'acquisizione delle competenze necessarie.

La soluzione logistica più utilizzata dalle imprese italiane che esportano online (68%) è l'aereo, spesso appoggiandosi ai servizi di spedizionieri o service provider. Lo strumento di pagamento più diffuso è la carta di credito, che il 66% delle imprese offre come unica modalità per pagare online all'estero.



"Cina e USA presentano grandi potenzialità per le imprese italiane che vogliono internazionalizzarsi, ma allo stesso tempo sono mercati altamente competitivi e impegnativi, in cui è difficile entrare sia a livello manageriale che finanziario - ha spiegato Lucia Piscitello, responsabile scientifico dell'Osservatorio Export - In Europa, la prossimità e la presenza di politiche europee comuni riducono la complessità di aspetti legali e logistici, ma sono ampie le differenze fra le aree geografiche. Il mercato russo offre interessanti prospettive di crescita, ma anche sfide complesse, come la necessità di offrire l'opzione di pagamento in contanti alla consegna e le difficoltà di gestire efficacemente i resi".

Elaborazione FreshPlaza su fonte Ufficio stampa Osservatori Digital Innovation
Data di pubblicazione: