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Belgio: prime forniture di pere a residuo zero presso Carrefour

"Fino a trent'anni fa, nessuno guidava automobili elettriche. Ora invece sì. Con la frutta è lo stesso: i metodi ambientalmente sostenibili stanno prendendo piede e presto diventeranno la norma. Dei 350 ettari di pere che coltiviamo, 50 sono già a residuo zero e presto saremo in grado di fornire anche mele dello stesso tipo". E' quanto riferiscono i responsabili aziendali delle cooperative New Green e BelOrta, forti del loro accordo con la catena Carrefour in Belgio, per la fornitura di pere a residuo zero. L'accordo è stato presentato lo scorso 25 agosto 2017.


Da sinistra: Gaston Derwael (New Green), Johan Gerits (BelOrta), Koen Vanoirbeek (Bel'Export), Miguel Demaeght (BelOrta), Wendy Bangels (New Green) e Baptiste van Outryve (Carrefour).

I frutti sono disponibili a scaffale, nei punti vendita Carrefour, da inizio settembre 2017 a inizio 2018. Per ottenere l'obiettivo del residuo zero, i coltivatori hanno adottato tutte le metodiche di lotta naturale ai parassiti, come per esempio l'impiego di insetti utili, in grado di ridurre la popolazione di quelli dannosi.


Sopra: pera a residuo zero sull'albero. Pere raccolte in cassoni e pere confezionate in cestini.



Per contrastare i roditori che possono apportare danni nel frutteto, sono stati collocati tra gli alberi alcuni nidi per uccelli predatori.


I nidi per i falchi sono stati posti su alti pali tra i frutteti.

Un'altra delle tecniche utilizzate è stata quella della "confusione sessuale", attraverso dispenser di feromoni che rilasciano i messaggi chimici per l'accoppiamento dei lepidotteri o degli insetti dannosi. In tal modo, gli esemplari maschi vengono "spiazzati" e gli accoppiamenti disturbati. La popolazione dei parassiti pertanto è contenuta naturalmente, senza l'uso di pesticidi.


Un dispenser (di colore rosso rosso) appeso ad un ramo

Secondo un portavoce di Carrfour, la politica per la vendita delle pere a residuo zero sarà imperniata proprio sulla loro sostenibilità ambientale. Il che comporterà che la frutta sarà valorizzata, a prescindere dalla pezzatura e dall'aspetto esteriore: "Offriremo nei negozi tanto le pere di calibro grande, quanto quelle più piccole. Queste ultime saranno proposte in sacchetti destinati ai bambini. Quelle con qualche difetto in più, per via magari di condizioni meteorologiche non prevedibili, non saranno gettate via, bensì si trasformeranno in succhi, da collocare sempre in vendita presso la nostra catena".


Gaston Derwael (New Green) e Baptiste van Outryve (Carrefour) a colloquio

Sui distinguo tra pere bio e pere a residuo zero, i produttori commentano: "Entrambe le colture sono sostenibili, ma c'è una differenza nei disciplinari. In agricoltura biologica si possono utilizzare elementi chimici o metalli pesanti come rame o zolfo; per il residuo zero devi saper affrontare una sfida che può essere anche più costosa del bio. Noi abbiamo scelto questa strada".


Fase di confezionamento delle pere a residuo zero

Il che non significa che per coltivare pere a residuo zero non si utilizzino input chimici; l'obiettivo è però quello di ridurli al minimo, impiegandoli solo negli stadi iniziali della coltura. La finestra temporale di vendita (settembre 2017 - inizio 2018) assume un'importanza cruciale proprio per evitare condizioni climatiche più difficili, dove l'uso di input chimici è spesso l'unico modo per mantenere sano il raccolto.
Data di pubblicazione: