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La frutta secca fa bene ai consumatori e alla Gdo

Se non fosse per i pinoli, affondati solo dalla deflazione, non ci sarebbe alcun frutto secco in crisi di vendite. In un settore come la Gdo, che fatica da ormai molti anni, la frutta secca è un'isola felice che deve ringraziare le mode salutistiche di moda oggi, esattamente come lo yogurt greco. Minerali, fibre, proteine e acidi grassi (Omega-3 e Omega-6) sono i principi nutritivi che ne decretano il successo, nonostante il suo altissimo apporto calorico (si va dalle 600 calorie per etto di pinoli, arachidi e mandorle ai quasi 700 delle noci).

Secondo i dati raccolti da Nielsen, nei dodici mesi che vanno dal febbraio 2016 al gennaio 2017, le vendite di frutta secca a peso variabile sono cresciute dell'11,1% a 185,3 milioni di euro, mentre quella a peso imposto ha fatto segnare un +12,1% a 704,9 milioni. Questo significa che per la distribuzione moderna questa categoria merceologica vale quasi un miliardo di euro all'anno - 890 milioni per la precisione - con una crescita a doppia cifra. Insomma un vero e proprio toccasana non solo per la salute (fisica) dei consumatori ma anche per quella (finanziaria) dei supermercati.

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