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"Dal Convegno Nazionale del Ciliegio 2.0: "Dobbiamo conoscere di piu' quest'insetto"

Gioco di squadra, ricerca e strategia: ecco come combattere la Drosophila suzukii

"Da subito abbiamo capito che non c'erano soluzioni dietro l'angolo", queste parole di Tiziano Galassi, del Servizio Fitosanitario Regionale dell'Emilia Romagna, pronunciate mercoledì pomeriggio 25 febbraio 201, in apertura della seconda parte del Convegno Nazionale del Ciliegio 2.0, rendono bene quanto la Drosophila suzukii (mosca parassita cui era dedicata la sessione pomeridiana del convegno) rappresenti una nuova preoccupante minaccia per i cerasicoltori. L'occasione di approfondimento era molto attesa: vedi la sala gremita, oltre che di produttori, anche di tutto il mondo che intorno alla ciliegia ruota: produttori di impianti e reti, produttori di fitofarmaci, tecnici.


Il pubblico al Convegno del Ciliegio 2.0, durante la sessione dedicata alla Drosophila suzukii.

La Drosophila suzukii, ha spiegato durante il convegno Nicola Mori, dell'Università di Padova, "rappresenta non solo una perdita economica per via dei danni che provoca sui frutti, ma pure un aumento dei costi perché per affrontarla servono più trattamenti".

Una cosa è certa; da diverse regioni italiane si sono già attivati per contrastare la mosca parassita: difatti quest'insetto non conosce confini amministrativi e nel 2014 ha fatto danni sulle varietà tardive di mirtillo a Cuneo, in Trentino Alto Adige c'è stata una perdita del 10% della produzione di piccoli frutti, per un danno stimato tra 1 e 2 milioni di euro; danni per circa 2 milioni di euro nel veronese e nel vicentino. Ingenti danni anche nel modenese e nel forlivese e cesenate.

"C'era la necessità di mettersi insieme per conoscere meglio quest'insetto e difenderci", ha spiegato Mori. Così è nato il tavolo tecnico interregionale che raccoglie Dal Trentino la Fondazione E. Mach, dal Veneto Agrea Centro Studi, il Servizio Fitosanitario Regionale e l'Università di Padova, dall'Emilia Romagna Astra Innovazione e Sviluppo, il Consorzio Fitosanitario di Modena, il Crpv, Apofruit, il Servizio Fitosanitario Regionale e le Università di Modena e Modena e Reggio Emilia. Dalla Lombardia ne fanno parte l'Università di Milano e dal Piemonte il CReSO e l'Università di Torino.


Nicola Mori, dell'Università di Padova, sul palco dei relatori durante il suo intervento.

"Il 2014 ci ha dato la possibilità – ha spiegato Mori – di sapere quanto pericolosa sia la Drosophila suzukii e, per noi in Veneto, è stato importante quando da Modena hanno lanciato l'allarme, proprio grazie a questo tavolo di coordinamento, dicendoci che avevano trovato l'insetto anche sulle ciliegie precoci; questo ci ha permesso d'intervenire".


Il pubblico al Convegno Nazionale del Ciliegio 2.0.

Il nodo cruciale è proprio la novità rappresentata da quest'insetto di origine asiatica: è in Italia da pochi anni ed è praticamente uno sconosciuto. "Nel 2014 abbiamo potuto valutare quali erano gli elementi di maggiore rischio e raccogliere informazioni sulla vita e sulla biologia di quest'insetto", spiega Rocchina Tiso, del Servizio Fitosanitario Regionale dell'Emilia Romagna. Del resto c'è da dire che nel 2014 le informazioni non sono mancate, complici controlli a tappeto, ma complice pure un attacco senza precedenti da parte della Drosophila, con catture cinque volte superiori all'anno precedente e già dalle varietà di ciliegie precoci, cosa mai accaduta prima. Si sono verificati anche danni sull'albicocco, mai attaccato prima, specie nella varietà Portici, nonché sull'uva. Aver tenuto monitorato l'insetto, spiega la Tiso, "ha portato a trattare nei momenti giusti, con un buon risultato".


Il confronto dei voli di Drosophila suzukii nel 2013, nel 2014 e nelle prime settimane del 2015 in quattro aziende nel modenese monitorate con Droskidrink. (Grafico Rocchina Tiso - Servizio Fitosanitario Regionale dell'Emilia Romagna).

Ma il 2014 non è stato solo l'anno della Drosophila suzukii, "è stato – riprende la Tiso – un anno eccezionale anche per il caldo e il meteo, uno degli anni più caldi negli ultimi 30. Tanto in inverno quanto in primavera ed estate per umidità e temperature, ci sono state le condizioni più favorevoli possibili per la Drosophila. L'esatto opposto del 2012, quando invece l'insetto non si fece praticamente vedere. Finora il 2015 è in una situazione intermedia tra i due estremi".


Rocchina Tiso, del Servizio Fitosanitario dell'Emilia Romagna, in occasione del suo intervento a Vignola (MO).

Ora, il 2014 non ha rappresentato solo l'anno della maggiore infestazione di Drosophila suzukii, ma pure quello in cui si è dimostrata la limitatezza dei mezzi a disposizione in Italia (e non solo) per combatterla e per scovarla. Durante il convegno vignolese infatti è emerso come trappole ed esche oggi in commercio non siano abbastanza selettive. Non solo, perché si è notato che quando le ciliegie diventano mature il numero delle catture crolla e "abbiamo molte ovodeposizioni sul frutto – ha spiegato Giacomo Vaccari, del Consorzio Fitosanitario di Modena, che ha seguito tutta l'attività di monitoraggio nel modenese – perché il frutto maturo risulta più attrattivo delle trappole. Finiti i frutti, poi, il numero delle catture in trappola torna ad aumentare".


Giacomo Vaccari, del Consorzio Fitosanitario di Modena.

Anche sul fronte della lotta manca a oggi un sistema che sia impenetrabile, a partire dagli agrofarmaci: non esiste nulla in Italia di registrato per combattere la Drosophila e nel 2014 si intervenne con degli usi eccezionali e anche per quest'anno pare sarà questa la strada. "Siamo ancora work in progress sugli agrofarmaci – ha spiegato Tiziano Galassi – e speriamo che il 2015 sia a minore epidemicità e che il trend di queste prime settimane dell'anno sia confermato. Siamo ancora in una fase in cui avere delle conoscenze in più può aiutarci a combattere il parassita".


Tiziano Galassi, del Consorzio Fitosanitario Regionale dell'Emilia Romagna, moderatore della sessione dedicata alla Drosophila suzukii.

Dal convegno è emerso che, attualmente, produttore che voglia affidarsi a un'unica soluzione salvifica è costretto a tornare sui suoi passi e che la miglior difesa contro quest'insetto asiatico è la "strategia": trattamenti calibrati al momento giusto, perché - com'ha rimarcato Mauro Boselli, del Servizio Fitosanitario Regionale dell'Emilia Romagna - "una lotta preventiva non serve. Parliamo di un insetto molto mobile. Parliamo di lotta adulticida e pertanto l'adulto ci deve essere". Ma pure attenzione agli aspetti agronomici, come la cura del cotico erboso, la raccolta in un unico stacco, massimo due e dopo la raccolta non lasciare nessun frutto sull'albero; indispensabile anche l'adozione di soluzioni tecniche, come le reti antinsetto.


Mauro Boselli, del Servizio Fitosanitari Regionale dell'Emilia Romagna.

"Le prime applicazioni di reti per difendersi dalla Drosophila suzukii – spiega Stefano Caruso, del Consorzio Fitosanitario Provinciale di Modena – sono state adottate in Trentino, per proteggere i piccoli frutti. Lì il sistema era facilitato dalle piante basse e dalle serre già esistenti", ma un'applicazione di questi sistemi anche a piante più grandi non è impensabile, e al riguardo ci sono prove in corso integrando reti antinsetto a chiusura di impianti antigrandine e antipioggia (reti monoblocco) o con impianti monofila ex-novo.


I risultati, in termini di frutti colpiti dalla Drosophila suzukii, dei test condotti su una rete antinsetto monoblocco nel modenese. Per trattamenti (*) si intende una strategia a base di spinosad e deltametrina. A seguire non è stata fatta un'analisi qualitativa del prodotto zuccheri, acidità). Non si è registrata nessuna differenza macroscopica nè ci sono state segnalazioni da parte dell'agricoltore. (Grafico Stefano Caruso - Consorzio Fitosanitario di Modena).

"Abbiamo rilevato - continua Caruso - che sotto le reti la temperatura aumenta di 2 gradi e l'umidità del 5%; non sono dati preoccupanti, ma sarà necessario verificare questi aspetti in annate più calde di quanto non sia stato il 2014", così come da approfondire c'è il tema della compatibilità di queste coperture con altre avversità come Monilia, afide nero, acari e altri.

Foto sotto: Stefano Caruso, del Consorzio Fitosanitario di Modena, sul palco a Vignola (MO). Illustra i risultati delle ricerche sulle reti antinsetto.


Si informano i nostri lettori che le relazioni integrali saranno presto rese disponibili sul sito web: www.ciliegio.unibo.it