Insalate pronte: da agosto scattano le nuove regole per la vendita
Tra le novità del decreto, il limite alla temperatura degli ambienti di lavorazione che non deve superare i 14 gradi centigradi; l'obbligo di almeno due lavaggi dei prodotti; e soprattutto il tetto degli 8 gradi centigradi in ogni fase della distribuzione, quindi dalle celle frigorifere degli stabilimenti di produzione fino agli scaffali dei punti vendita. Inoltre è obbligatoria l'indicazione in etichetta della dicitura "lavato e pronto al consumo" (o pronto da cuocere).
Si tratta di una legge, osserva il presidente di Aiipa IV gamma, nonché amministratore delegato di Bonduelle Italia, uno dei dieci operatori associati ad Aiipa che insieme fanno il 90% del mercato dell'ortofrutta in busta made in Italy Gianfranco D'Amico (foto a lato), "estremamente rivolta alla salvaguardia della qualità dei prodotti in busta. Finora la catena del freddo nel processo di filiera non era regolamentata, da agosto coinvolgerà anche la filiera di vendita. Utile anche l'obbligo di indicare 'Una volta aperto il prodotto va consumato entro due giorni' per garantire al consumatore un prodotto della terra ancora più buono".
+3,3% vendite supermarket
E agli italiani l'insalata piace pronta e lavata. Mentre anche la frutta attrae se sbucciata, porzionata, e comoda da sbocconcellare strada facendo. I primi segni di uscita dalla crisi si vedono nel carrello della spesa, dove nel 2014 le vendite a volume degli ortaggi di IV gamma sono cresciute del +0,60% secondo dati Nielsen, anche se con una contrazione a valore del -1,5% (cfr. FreshPlaza del 18/02/2015). Mentre nell'ultimo trimestre "sta partendo un trend molto positivo per l'ortofrutta di quarta gamma, con incrementi delle vendite del +3,3% presso la grande distribuzione (GDO)" annuncia, con soddisfazione, Gianfranco D'Amico.
La parte del leone nelle scelte di acquisto la fanno la lattughina, la varietà iceberg (la tenera), e la rucola, che insieme sono sul podio con il 33% dei volumi di vendita. Primato alle mix che valgono il 50% delle vendite. La lattuga invece è solo sesta, mentre il radicchio è una nicchia che vale appena lo 0,6%, ma crescono i volumi, a partire dal Nordest. Il settore è di tutto rispetto in termini di valore, 700 milioni di euro al consumo secondo dati Nielsen (per dire, la pasta made in Italy vale 1,2 mln) con 90mila tonnellate imbustate l'anno.
"Sono prodotti che incentivano il consumo di frutta e ortaggi - sottolinea D'Amico - grazie al loro già essere porzionati, puliti, sbucciati, lavati e posti in confezioni idonee al pronto uso. La nostra industria di trasformazione risponde alle esigenze moderne di alimentazione e aver reso più semplice l'accesso a prodotti salutari delle campagne italiane è l'unica evoluzione che è stata fatta nell'ortofrutta. In tanti raccomandano diete ricche di verdure diverse, noi le rendiamo facili, proponendo una alternativa 'green' anche nella pausa pranzo".
"Con i nostri mix diamo gusto e colore ai pasti light, di soliti percepiti come tristanzuoli, e muoviamo 300-400 aziende agricole da Nord a Sud nostre fornitrici di prodotti che sono naturali, senza nulla aggiunto. Se ci sono tracce di fitofarmaci le verdure fresche vengono mandate indietro ai fornitori, e nostri agronomi assistono i coltivatori per garantire produzioni ecosostenibili. E ci sono distretti da record, come quello di Salerno dove si produce il 70% delle rucola d'inverno consumata in Europa".
A chi lamenta prezzi troppi alti per l'insalata in busta, il presidente Aiipa fa osservare: "Se un consumatore single dovesse acquistare i singoli ingredienti per fare un mix spenderebbe cinque volte il costo del confezionato, diverso è il discorso per le famiglie numerose. Per tutti il vantaggio della freschezza, quattro stagioni".