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Quali sono le sfide e gli ostacoli da superare per penetrare nel mercato cinese?

Il mercato cinese è il secondo al mondo per ordine di importanza. Ciò è dovuto alla crescita economica degli ultimi decenni, all'aumento dei consumatori e alla crescita della classe media che chiede con sempre più insistenza le "griffe" occidentali. Nonostante ciò, in base a quanto afferma un recente studio Euromonitor, quello cinese resta un mercato difficile da penetrare da parte delle aziende estere, con problematiche importanti per quanto riguarda la competitività e la prosperità.

Andamento annuale del PIL cinese nel periodo 2008-2020 (linea azzurra chiara) a confronto con l'evoluzione del reddito disponibile delle famiglie (linea azzurro scuro).

Fonte: Euromonitor sulla base di varie statistiche. I dati dal 2014 al 2020 sono ovviamente delle proiezioni.

Tra i disagi maggiori con i quali le aziende che si affacciano in Cina devono fare i conti vi è sicuramente la distribuzione non uniforme del reddito. A pagarne maggiormente le spese è la classe media, che non riesce a sviluppare il proprio potere d'acquisto al pieno delle potenzialità. Tutto questo costringe molte aziende cinesi a lavorare su bassi margini di profitto.

Inoltre esiste una vera e propria spaccatura tra chi vive nelle aree costiere, urbane e interne. Nelle aree urbane, ad esempio, nel 2013 si arrivava ad un reddito annuo di 22.884 dollari americani a fronte di redditi molto più esigui in città appartenenti a un livello inferiore o nelle aree rurali.

L'obiettivo è creare una "società armoniosa" attraverso l'attivazione di politiche socio economiche in grado di ridurre la disparità di reddito tra i cittadini.

Quota di reddito annuo disponibile in Cina, per decili (anno 2013)

Fonte: Euromonitor sulla base di varie statistiche.

Un altro importante problema che va al più presto risolto riguarda la diversificazione di mercato che rende difficile stabilire una forte presenza e quindi riuscire ad espandersi. L'enorme vastità, anche se di primo acchito impatto può sembrare un elemento positivo, rende difficile l'ingresso di molte aziende internazionali di beni di largo consumo all'interno del mercato cinese. Un simile mercato richiede, infatti, di adottare piani aziendali e strategie diverse, su misura per ogni regione.

Secondo la ricerca Euromonitor, il modello che funziona meglio è quello della Cina localizzata. Attraverso questo modello vengono prese in esame le differenze regionali in termini di linguaggio, potere d'acquisto e preferenze dei consumatori. Gli uffici regionali sono responsabili per quanto riguarda la propria pianificazione strategica, le ricerche sui consumatori, il marketing, i canali di distribuzione e il proprio conto economico.

Un altro aspetto da non sottovalutare è infine quello della concorrenza sleale. La Cina è infatti un mercato affollatissimo e la concorrenza non arriva solo dalla presenza di altre marche straniere e dalle imprese cinesi, ma anche dai venditori ambulanti e dai produttori di merci contraffatte.

Riuscire a sopravvivere in tale contesto è arduo:solo per fare un esempio Wal-Mart ha chiuso tre punti vendita nel 2013, e tra il 2014 e il 2015 si prevede chiuderà altri 15-30 negozi, mentre Tesco ha venduto tutte le sue attività in Cina.

Rielaborazione Fresh Plaza su fonte:blog.euromonitor.com