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Rischio di diffusione del CBS-Citrus Black Spot

Pareri contrastanti sull'efficacia delle misure UE sugli agrumi sudafricani

Lo scorso 27 maggio 2014, un gruppo di esperti degli Stati membri dell'UE ha approvato requisiti di importazione più rigidi per gli agrumi del Sudafrica. Queste misure di emergenza sono state adottate per proteggere le colture europee dal rischio di diffusione del Citrus Black Spot (CBS), la malattia della "macchia nera" (cfr. FreshPlaza del 28/05/2014).

La posizione italiana
Interpellato da FreshPlaza in merito ad una valutazione sui provvedimenti adottati, il dott. Bruno Caio Faraglia, dirigente dell'ufficio DISR 5 - Servizio fitosanitario centrale, produzioni vegetali presso il Mipaaf fa dichiarato: "Abbiamo votato a favore delle misure adottate perché le abbiamo considerate valide. Si è dovuto compiere un grande lavoro di mediazione tra le posizioni dei Paesi agrumicoli, come noi, Spagna, Cipro e Malta, e le posizioni dei Paesi importatori del Nord Europa, i quali avrebbero desiderato il mantenimento di un canale preferenziale per le importazioni di arance da succo."


Bruno Caio Faraglia.

"Dopo una fase di revisione e rielaborazione che è passata anche al vaglio dei ministri agricoli della UE, siamo arrivati ad una risposta, se non ottimale, almeno migliorativa rispetto alla situazione dell'anno scorso. Purtroppo, nella fase conclusiva, c'è stata meno compattezza nel fronte dei paesi agrumicoli, con la Spagna che ha espresso voto contrario alla proposta della Commissione Europea."

Secondo il dirigente del Ministero italiano: "L'introduzione di controlli obbligatori e la possibilità di rinegoziare le condizioni per l'importazione al rilevamento del quinto campione infetto costituiscono un passo avanti rispetto al 2013, quando i casi di CBS rilevati nelle spedizioni dal Sudafrica furono quaranta."

La posizione spagnola
Da parte sua, il settore agrumicolo spagnolo ritiene invece insufficiente la proposta adottata dalla Commissione Europea, giudicandola "non soddisfacente alle richieste del settore e chiaramente insufficiente, benché segni qualche passo nella giusta direzione".

Secondo le associazioni di categoria spagnole, infatti, non sono chiare le contromisure che dovrebbero adottarsi nel caso si rilevino più di cinque campioni infetti nelle spedizioni né si parla di un blocco - come era stato richiesto dalla Spagna - che consenta, a partire dalla prima intercettazione, ad uno sbarramento precauzionale alle frontiere per le arance sudafricane.



Un altro limite ravvisato dagli Spagnoli consiste nel fatto che i controlli da effettuarsi in Sudafrica saranno posti nelle mani delle autorità locali senza una diretta supervisione da parte della UE.

Il settore agrumicolo spagnolo è dunque preoccupato che si ripeta una situazione analoga a quella dell'anno scorso, nella quale - nonostante le 40 intercettazioni - "si cadde nella trappola dilatoria delle autorità sudafricane e dei paesi europei importatori, intervenendo solo quando ormai la stagione delle importazioni era al termine".

La posizione sudafricana e quella britannica
Il punto di vista del settore agrumicolo sudafricano è stato espresso da Justin Chadwick dell'associazione di categoria South African Citrus Growers' Association, il quale ha riconosciuto che, se le misure adottate dalla Commissione Europea contribuiscono a porre fine ad uno stato di incertezza, le prospettive di medio e lungo termine per l'industria sudafricana degli agrumi - che genera 8 miliardi di Rand di fatturato (oltre 560 milioni di Euro) e dà lavoro a 120.000 persone direttamente e a 1,2 milioni indirettamente - sono ben lungi dall'essere chiare e sicure.

"Anche se la decisione europea non pone automaticamente un bando alle esportazioni di agrumi - ha dichiarato Chadwick - tuttavia lascia spazio ad eventuali 'misure addizionali' che ancora non conosciamo, dopo l'eventuale rilevamento di 5 casi di infezione."

La preoccupazione dell'industria sudafricana è quella di dover sostenere costi e spese ancora maggiori rispetto a quanto già fatto per cercare di adeguarsi il più possibile alle richieste dell'UE.

Per quanto riguarda invece la Gran Bretagna, Nigel Jenney del British Fresh Produce Consortium (FPC) ha lamentato l'insoddisfazione per il fatto che la proposta britannica circa una deroga da riservare alle arance destinate alla trasformazione industriale in succo non abbia ricevuto adeguato supporto.

"La Commissione ha mancato di prendere in considerazione i suoi stessi esperti scientifici nel riconoscere la demarcazione esistente tra le regioni produttrici di agrumi e quelle non produttrici. Speriamo solo che l'atteggiamento UE non comporti come conseguenza futuri ostacoli nelle esportazioni europee verso i Paesi terzi", ha concluso Nigel Jenney.