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Il ciliegio: un'opportunita' per il rinnovamento del panorama frutticolo piemontese

I tecnici Agrion, insieme al gruppo tecnico del coordinamento, hanno fatto il punto sulla coltivazione del ciliegio in Piemonte in una nota tecnica del 21 giugno: dalla scelta varietale e portinnesto, sesto d'impianto, adozione di reti protettive nei confronti di insetti e avversità meteoriche, all'analisi economica e alla difesa dalle principali avversità

Come era prevedibile, la batteriosi dell'actinidia (Psa) che a partire dal 2011 ha costretto, solo in Piemonte, all'estirpo di oltre 1.300 ettari, ha determinato un significativo mutamento del panorama produttivo regionale. Una percentuale consistente di questo rinnovamento è andata a favore del melo (almeno 900 ha) mentre la restante parte la si è giocata fra alcune nuove proposte; per citare le più innovative: Actinidia arguta (baby kiwi), uva da tavola e in particolare il ciliegio.

L'interesse verso il ciliegio è stato tale che a oggi se ne possono già contare in Piemonte 280 ettari. Nella fase del post-kiwi, alcune aziende hanno pensato di prendere in considerazione questa coltura come produzione intensiva, investendo uno o più ettari. Ecco che, in tale ottica, questo nuovo orientamento richiede però alcune riflessioni preliminari, in quanto scelte errate, assunte cioè senza adeguate conoscenze, possono condurre all'insuccesso dell'investimento.

Per questa ragione, il gruppo tecnico del coordinamento Agrion che comprende oltre 30 tecnici, ha attivato un approfondimento di tutte le tematiche che ruotano attorno alla specie di ciliegio, attraverso la valutazione di alcuni fra i più significativi impianti della zona al fine di ricavare indicazioni utili a coloro che intendono intraprendere questa coltivazione.

Per quanto riguarda la scelta varietale, il calendario di maturazione inizia qualche giorno prima della storica Burlat (inizio giugno) che rimane la varietà di riferimento soltanto per le epoche di maturazione e si chiude circa 40 giorni dopo. La maggior criticità della specie è rappresentata dalla elevata sensibilità di alcune cultivar al cracking dei frutti causato da precipitazioni in prossimità della raccolta. La maggior parte delle varietà a maturazione precoce presentano questi problemi, pertanto se ne consiglia la coltivazione soltanto in impianti dotati di protezione attiva, sotto teli plastici. Negli areali piemontesi le condizioni climatiche in epoca precoce (fine maggio/inizio giugno) sono spesso difficili e occorre valutare bene la eventuale quota di varietà a maturazione precoce.

I tecnici consigliano, nella fase di progettazione di un nuovo impianto, di scegliere bene la percentuale e le varietà da utilizzare come impollinatori. Questo per garantire - soprattutto nelle annate climaticamente difficili - una adeguata impollinazione.

Le cultivar di riferimento che hanno dimostrato in pieno campo una soddisfacente adattabilità all'areale piemontese e le più recenti già avviate alla sperimentazione estesa sono: Early Star® Panaro 2, Folfer, Giorgia, Mariant Giant Red, Grace Star, Kordia Attika®, Ferrovia, Regina, Fertard.


Cultivar di ciliegio: 1) Folfer, 2) Grace Star, 3) Fertard.

Nella fase di progettazione di un ceraseto, il controllo della vigoria delle piante è il parametro più importante da cui dipende il successo e la durata dell'impianto. Le variabili sono le solite: tipologia di terreno e vigoria intrinseca delle differenti cultivar, di cui occorre tenere conto per evitare combinazioni poco performanti con problemi di insufficiente rinnovo vegetativo, piante che si bloccano dopo i primi anni d'impianto e non riescono a garantire adeguate pezzature dei frutti.

Si stanno diffondendo nuove tecniche di gestione del ceraseto con particolari tecniche di potatura che prevedono alte densità di impianto con distanze tra le piante sempre più ridotte. Va ricordato che al momento l'impiego di prodotti fitoregolatori ad azione brachizzante (paclobutrazolo) su ciliegio è vietato. La reale affidabilità di queste tecniche è ancora in corso di verifica e vanno attentamente valutate in funzione della tipologia di terreno e della cultivar. Non tutte le cv si adattano a queste tipologie di impianto da riservare in condizioni di elevata fertilità del terreno.

I portinnesti che hanno dimostrato nell'areale piemontese una buona adattabilità sono: Gisela® 5, Gisela® 6, MaxMa Delbard® 14, Colt.

Nel caso s'intenda realizzare un ceraseto è necessario prendere in considerazioni l'installazione di reti antipioggia e/o antinsetto. Se si scelgono varietà notoriamente più sensibili al cracking, la rete antipioggia è praticamente una scelta obbligata. Infatti, anche pochi mm di pioggia in prossimità della completa maturazione dei frutti possono compromettere buona parte del raccolto. L'impianto di sostegno dovrà essere progettato ad hoc in quanto le sollecitazioni, in particolar modo dovute all'azione del vento, richiedono una palificazione adeguata con relativi tiranti laterali.

Per le varietà meno sensibili alle spaccature, come nel caso di Kordia e Regina, è possibile produrre senza l'adozione del telo antipioggia, come si è potuto constatare in qualche ceraseto con esperienza ormai pluriennale: naturalmente questa scelta concorre a una notevole riduzione dei costi d'impianto.


Rete antinsetto monoparcellare.

L'adozione di reti antinsetto sta diventando sempre più una necessità per gli impianti frutticoli piemontesi, ivi compreso il ciliegio. Drosophila suzukii e cimice asiatica stanno colonizzando i nostri territori e il controllo con metodi tradizionali (trattamenti chimici) non garantisce risultati soddisfacenti. Nel caso del ciliegio, è la Drosophila a preoccupare maggiormente e per contrastarla serve una rete a maglia fine (1,4 x 1,7 mm), il cui costo è maggiore e inoltre la struttura di sostegno va adeguatamente progettata.

Per quanto riguarda la scelta tra monofilare e monoparcellare contro la Drosophila, date le dimensioni dell'insetto e il numero di generazioni, è necessaria una chiusura praticamente completa e continua nel tempo, pertanto il monoparcellare risulta l'opzione consigliata.

Per quanto riguarda il costo di produzione si va da 1,80 €/kg a 2,0 €/kg a seconda della produttività/ha, della resa di raccolta e dall'entità dell'investimento iniziale con o senza reti protettive. Si tenga presente che sulla voce costo il peso della manodopera alla raccolta ha un'incidenza del 50%. Per le produzioni a ettaro si parte da 70 q/ha sino ad arrivare agli impianti più produttivi a 130 q/ha (media calcolata in 10 anni di produzione), mentre, per la resa alla raccolta è di circa 10 – 12 kg/ora/uomo.

Nel caso della realizzazione di un impianto con reti protettive, l'investimento iniziale aumenta significativamente sino ad arrivare a 80.000 – 90.000 €/ha tutto compreso, pertanto, nel caso s'intenda pianificare un impianto di questo tipo la quota di ammortamento annua sarà più rilevante.

Contatti:
Graziano Vittone e Lorenzo Berra
Agrion - Fondazione per la ricerca, l'innovazione e lo sviluppo tecnologico dell'agricoltura piemontese
Tel.: (+39) 0171 388880
Web:www.agrion.it