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I dati 2017/18 dei principali Paesi produttori

Pere: calano le importazioni e crescono i consumi interni in Italia

L'annata commerciale recentemente conclusa ha visto un consolidamento dei volumi di pere acquistati da parte delle famiglie italiane. Nel passato abbiamo assistito a una profonda crisi per questa frutticola, seguita da una decisa ripresa degli acquisti, che ha visto il raggiungimento di oltre 400.000 tonnellate nell'ultimo biennio: non si raggiungevano in Italia questi volumi dalla stagione 2004/05.

Nel complesso, le pere mantengono un ottimo livello di penetrazione: circa l'89% delle famiglie italiane ha acquistato questo frutto almeno una volta nel periodo intercorso fra luglio 2017 e giugno 2018; ogni nucleo lo ha fatto mediamente per una quantità di 17,5 kg ed una spesa complessiva di poco superiore ai 30 euro.

Osservando l'atto d'acquisto durante l'anno, i mesi più rilevanti sono sempre quelli autunnali o invernali, confermando la stagionalità del prodotto pera, ma sono in crescita anche i mesi "fuori stagione" nei quali predomina la merce d'importazione.

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Sul mercato italiano arrivano infatti mediamente poco meno di 100.000 tonnellate annue di pere estere, con un trend in lieve diminuzione. Le importazioni durante il 2017 sono scese di nove punti percentuali rispetto ai volumi dell'anno precedente, risultando i quantitativi più contenuti delle ultime cinque annate, con poco più di 80.000 tonnellate complessive. Tutti i principali Paesi di origine mostrano quantitativi in calo, a eccezione del Cile tra i Paesi del Sud America, e dei Paesi Bassi nell'ambito dell'UE. Le flessioni più significative sono a carico di Argentina, Belgio e più limitatamente Spagna e Sudafrica.

Al contrario, i quantitativi di pere italiane esportati nel 2017/18 sono stati maggiori del 21% rispetto ai volumi, piuttosto contenuti, della stagione precedente, a fronte di un'offerta in crescita di soli 8 punti percentuali rispetto alla scorsa campagna. Con un volume di oltre 160.000 tonnellate ci si è posizionati di qualche punto percentuale sopra alla media del periodo 2012-2016.

Nel confronto con la scorsa stagione, tutte le principali destinazioni sono aumentate: il complesso dei Paesi comunitari segna +20% rispetto al 2016/17 e la Germania si conferma il principale mercato di sbocco, con una crescita del 33% (salgono tutti i Paesi eccetto Regno Unito, Ungheria, Croazia e Grecia); in incremento anche i Paesi Extra-UE28 (Svizzera), e con movimentazioni meno corpose anche i Paesi africani (Libia) e il Sudamerica (Brasile); flettono, invece, le spedizioni verso il Medio Oriente ed il Nord America.

Nell'arco dell'ultima commercializzazione, è stato collocato sui mercati esteri più prodotto rispetto alla precedente stagione, pari a circa il 22% dell'offerta nazionale disponibile.

La situazione negli altri Paesi produttori

Apparivano però in netta ascesa, nel corso della stagione 2017/18, anche le spedizioni dei concorrenti europei, con la sola eccezione del Belgio. Le movimentazioni di pere belghe sono infatti calate del 2% rispetto al 2016/17, mantenendosi comunque sopra le 300.000 tonnellate complessive, un quantitativo secondo solo alle spedizioni olandesi. Ad di là del consueto interscambio commerciale con i Paesi Bassi, prosegue la progressione delle spedizioni verso Regno Unito, seguito da Francia, Estonia e Lituania. Ormai per la terza stagione consecutiva oltre il 90% delle movimentazioni è stata destinata ai Paesi Intra UE. Si confermava in espansione il mercato asiatico per le pere belghe, con quasi 12.000 tonnellate spedite nel complesso (il 4% del totale), in primis verso Cina, Armenia e Kazakhstan.

I quantitativi esportati dall'Olanda nel 2017/18 raggiungono il record assoluto, superando le 370.000 tonnellate, +20% rispetto alla scorsa stagione. Si arrivava a totalizzare in questo modo il volume massimo anche in Germania, il primo mercato con oltre 80.000 tonnellate (+11% sul 2016/17); le movimentazioni olandesi si confermavano in questo modo superiori a quelle italiane per il secondo anno consecutivo nel mercato tedesco. E' poi sempre stata più rilevante la presenza nei mercati tradizionali dell'UE e anche nell'est Europa (in particolare Regno Unito, Francia e Polonia). Quasi 8.000 tonnellate sono state destinate in Oriente (circa 2% del totale in particolare verso Kazakhstan, Hong Kong e Cina).

Prosegue la risalita delle movimentazioni spagnole dopo un biennio inferiore alla media recente; il 2017/18 con quasi 130.000 tonnellate evidenziava un balzo del +27% sul 2016/17. Spiccava l'incremento avuto in Marocco, primo mercato di sbocco con quasi 40.000 tonnellate, ben il 30% del totale movimentato. In Italia il flusso è risultato costante rispetto alla scorsa stagione confermandosi così come seconda destinazione di pere spagnole; seguivano con quantitativi inferiori Brasile, Francia e Germania. Raggiunto il massimo storico con oltre 16.000 tonnellate, per l'areale del Medio Oriente (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Israele e Giordania).

Anche il Portogallo aveva incrementato notevolmente l'export durante la stagione 2017/18 (+54% sulla precedente stagione), avvicinandosi alle 120.000 tonnellate. Con una quota pari al 41% il primo mercato è stato sempre più il Brasile. Volumi in ripresa in verso il Regno Unito e Francia mentre si confermava l'espansione in Germania e Spagna. 

Nell'ultimo decennio, il volume esportato di pere francesi è sceso di oltre il 60% a fronte di un calo produttivo inferiore, a testimonianza di una maggior attenzione per il mercato interno. Il quantitativo, piuttosto marginale, di pere inviato fuori dai confini francesi è destinato prevalentemente a Germania, Spagna, Belgio, Olanda e Italia.

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L'insieme delle esportazioni dei Paesi analizzati ha riguardato per il 2017/18 una movimentazione pari a quasi 1,1 milioni di tonnellate di pere, +17% sulla precedente stagione, ovvero oltre 150.000 tonnellate di prodotto in più. Questo rappresentava un volume secondo solo a quello esportato durante il periodo 2011/12, il picco dell'ultimo decennio in termini di scambi commerciali. 

L'attuale stagione

La stagione 2018/19 si sta caratterizzando con produzioni destinate al fresco più contenute rispetto all'anno precedente. Infatti, se relativamente alla produzione totale le stime di metà luglio sembrano confermate, grandinate e problemi agronomici hanno finito per influenzare in maniera negativa il quantitativo di merce di I qualità disponibile per il mercato del fresco. Siamo quindi di fronte a un'annata che presenta volumi inferiori alla media degli ultimi anni che non dovrebbe dare problemi di gestione del prodotto.

A livello europeo, dati reali sulle produzioni raccolte non sono al momento disponibili. A inizio agosto, solo l'Olanda presentava quantitativi di prodotto nettamente superiori all'anno precedente che se verranno rivisti al ribasso, come annunciato durante il convegno di Prognosfruit, dovrebbero collocare la produzione europea su livelli "non preoccupanti".

Fonte: CSO Italy per FreshPlaza.it

Data di pubblicazione: