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In Piemonte e' in aumento la produzione biologica di mele e pere

"Nel 2016 la produzione biologica piemontese ha raggiunto livelli importanti. Soprattutto nel melo: 680 ettari (12,4% della superficie totale) e nel pero: 389 ettari (29,5%). Agrion è referente regionale per le statistiche delle produzioni biologiche europee. Il trend è in forte crescita, come confermano i dati dei nuovi impianti e le domande di conversione 2017. Risponde a una domanda salutistica, in crescita ovunque, soprattutto in Nord Europa". Lo riferisce Silvio Pellegrino direttore di Agrion.


Ieri si è svolto a Manta (CN) presso il Centro per la Frutticoltura della Fondazione Agrion, l'incontro sulla frutticoltura biologica a cui hanno partecipato tutti gli attori della filiera; oltre un centinaio di presenti. "In giornate come questa, la Fondazione Agrion intende approfondire gli aspetti tecnici – produzione e logistica – per evitare insuccessi a chi, trascinato dall'entusiasmo, rischia di sottovalutare problemi oggettivi. Lo scorso anno si era fatto il punto sulle prospettive di mercato. Quest'anno, saranno analizzati gli aspetti tecnici e i livelli di difficoltà che le diverse specie comportano. Si farà tesoro delle problematiche fitosanitarie che si sono verificate nel 2016." Con queste parole Giacomo Ballari, Presidente di Agrion, introduce i temi che sono stati trattati dai diversi relatori.

Alberto Aldini di Apofruit Cesena e Graziano Vittone di Agrion hanno descritto le criticità che incontra il produttore in fase di "conversione", mettendo a confronto le situazioni dell'Emilia-Romagna e del Piemonte. Si parte dalla difesa dalle patologie e dagli insetti, alcuni particolarmente impegnativi come sharka su albicocco, afide lanigero su melo e cimice asiatica su pero. La gestione bio è molto più esigente sotto il profilo agronomico. La modifica dei tempi di intervento e di "ritorno" comporta un adeguamento dell'organizzazione aziendale, del personale e delle attrezzature meccaniche.

"In Piemonte, sulla base delle condizioni climatiche del territorio, se dobbiamo tracciare una scala di difficoltà crescente nel fare Bio fra le diverse specie, dalle meno alle più difficile da gestire abbiamo: actinidia, melo, pero, susino, ciliegio, pesco, percoche, albicocco e nettarine - spiega Vittone - sicuramente per chi intraprende la produzione biologica i punti fondamentali da cui partire sono la corretta progettazione dell'impianto, scelta varietale, scelta del portinnesto, forma di allevamento, sistema di irrigazione, impiego di reti, controllo e difesa delle avversità, e in ultimo, ma non per importanza, la formazione del produttore che è colui che in primis deve conoscere le sue piante e controllarle".

Il tecnico Apofruit ha riferito: "Per quanto riguarda la frutticoltura biologica dell'Emilia Romagna, alcune problematiche fitosanitarie si sono risolte grazie anche all'impiego delle reti; altre, come sharka e fitoplasmi, invece si sono particolarmente aggravate soprattutto per le drupacee anche se non dovute al biologico. Tuttavia alcune novità in frutticoltura possono aprire interessanti prospettive, come il rinnovo varietale e l'introduzione di portinnesti nanizzanti e semi-nanizzanti per il ciliegio, la coltivazione di varietà tardive di susino, lo sviluppo di varietà di melo ticchiolatura resistenti e l'utilizzo di reti anti carpocapsa ma non solo".

Fra gli interventi, sono stati presentati i risultati del Progetto FLORINFRU, finanziato dalla Regione Piemonte, con il quale il Servizio fitosanitario regionale e Agrion stanno sperimentando tecniche innovative per il controllo della flora infestante dei frutteti. Una nuova generazione di attrezzature meccaniche consente una valida alternativa al diserbo. Frutteti "a diserbo 0" sono a portata di mano, con tecniche applicabili in un contesto sia bio sia integrato.

Matteo Bontà
, ricercatore della Fondazione Agrion, ha illustrato i risultati delle prove 2016, analizzando anche gli aspetti economici. "I risultati preliminari delle prove mostrano che l'abbondante copertura delle infestanti resistenti ai principi attivi utilizzati hanno evidenziato i limiti del diserbo chimico; mentre le lavorazioni meccaniche favoriscono la ricchezza di specie rispetto a poche specie resistenti e molto competitive. Si è infatti verificato che con solo 1-2 lavorazioni in più rispetto all'utilizzo di sostanze chimiche, il contenimento delle malerbe è adeguato. Sicuramente, il costo del diserbo meccanico è superiore al costo del diserbo chimico e il valore a nuovo delle macchine è il fattore più influente sul costo orario, tuttavia le misure di sostegno del PSR (Misura 4.1) della Regione Piemonte possono ridurre significativamente i costi sino a renderli paragonabili al diserbo chimico. Il diserbo meccanico è infatti in forte aumento in Piemonte grazie a queste misure del PSR e al crescente interesse per il mercato dei prodotti ortofrutticoli biologici".

Un importante supporto alla produzione biologica è fornito dall'innovazione varietale. Grazie ad un continuo lavoro di ricerca, i produttori possono oggi disporre di varietà con caratteri naturali di resistenza alle principali patologie, ottenuti da specie selvatiche o antiche varietà.

Lorenzo Berra
, responsabile della ricerca della Fondazione, ha presentato i casi più interessanti per quanto riguarda ticchiolatura del melo e colpo di fuoco batterico del pero. "Per quanto riguarda il melo, interessanti per la produzione bio sono Coop 39 Crimson Crisp®, Dalinette*, Fujion*, Inored Story®. Si tratta di piante ticchiolatura resistenti, di facile gestione che producono frutti di ottima qualità e conservabilità - continua Berra - Per il pero, il problema è il colpo di fuoco batterico, per cui è importante scegliere varietà tolleranti come AC Arrow Crisp, Harrow Love, Selena® Elliot*, Harovin Sundown* (o Cold Snap). Per quanto riguarda il pesco, le avversità principali sono rappresentate da Sharka e moniliosi. Al momento non esistono varietà di pesco resistenti a queste patologie ma si conoscono varietà di pesco più tolleranti (Spring Belle, Red Haven, Maria Marta, Fayette, Michelini) a moniliosi. In generale, le pesche presentano una rusticità superiore alle nettarine. Per quanto riguarda l'albicocco, oltre alle avversità delle pesche, ha anche il problema della batteriosi per la quale si sono segnalate le varietà Mediabel* e Ilona* come tolleranti a Pseudomonas spp".


Da sinistra: Boretto Alberto, Quaglia Marilena, Arnaudo-Rivoira Stefano, Bunino Alberto (Frutticoltori Bio).

Al termine delle presentazioni la parola è stata data ad alcuni frutticoltori "pionieri" della produzione biologica di pomacee e drupacee. A loro è stato chiesto di raccontare la propria esperienza, evidenziare le modifiche organizzative che il metodo biologico comporta e fornire indicazioni pratiche per i principianti. Dall'intervento dei produttori è emerso che quando si sceglie di fare biologico bisogna essere consapevoli della propria scelta per saper cogliere le opportunità di mercato e soprattutto è fondamentale conoscere le condizioni ambientali dei propri frutteti per affrontare le avversità e scegliere i mezzi tecnici, le strutture e i macchinari più adeguati alla propria realtà per una migliore efficienza della gestione aziendale.

Le presentazioni saranno disponibili su www.agrion.it