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L'Europa e' un mercato aperto... fin troppo. L'opinione di Valtiero Mazzotti

L'Italia ha un tasso di export di ortofrutta (fresca e trasformata) molto elevato; ma potrebbe essere ben superiore se nei paesi extra-UE non vi fossero barriere più o meno palesi. Al di là di quelle tariffarie, vi sono infatti blocchi non economici come quelli legati ai livelli di residui o ai rischi di introduzione di insetti e patogeni. E se da un lato un Paese ha tutto il diritto di proteggersi dall'ingresso di organismi nocivi, dall'altro servono valide motivazioni per farlo, supportate da argomentazioni scientifiche.
 
Valtiero Mazzotti, direttore del settore agricoltura della Regione Emilia-Romagna, sostiene che "sono ben 11 i dossier attualmente aperti con Paesi fuori dall'Unione europea con cui si sta lavorando per garantire l'esportazione dei nostri prodotti. Il ruolo di coordinamento è svolto dal Comitato fitosanitario nazionale cui partecipano i responsabili di tutti i servizi regionali. Purtroppo i recenti tagli alla spesa pubblica hanno causato problemi al funzionamento dell'attività dei servizi fitosanitari".

Secondo il direttore Mazzotti, a livello europeo manca una strategia coordinata. In altre parole, l'Unione europea non fa sentire abbastanza la propria voce e il proprio peso. Senza dimenticare che, cambiando prospettiva, l'Europa è uno dei mercati al mondo con meno dazi e meno protetta dall'ingresso dei patogeni alieni.

I dossier aperti, comunicati a un recente convegno (cfr. FreshPlaza del 22/04/2016) da Sabrina Pintus (Servizio fitosanitario centrale), sono i seguenti:
  • con la Cina per nocciole, mele, pere ed erbe aromatiche, riso da risotto, erba medica, farina di frumento;
  • con la Corea del Sud per gli agrumi;
  • con il Giappone per i kiwi;
  • con il Sudafrica mele, pere, uva da tavola;
  • con il Canada per uva da tavola;
  • con il Vietnam per kiwi, pere e mele;
  • con Taiwan per arance, mele e pere;
  • con il Messico per sementi di ortive, piante di Echinocactus grusonii, radici di lampone;
  • con l'India per sementi di colchico, rizomi di ranuncolo;
  • con Israele per i kiwi; 
  • con il Brasile per le susine cino-giapponesi.
Inoltre con il Canada vi è anche la questione del kiwi e Lobesia botrana (cfr FreshPlaza del 14/09/2016).



"Le esportazioni italiane di ortofrutta – conclude Mazzotti – nel 2015 hanno raggiunto un valore di 8 miliardi di euro, tra fresco e trasformato. La frutta fresca rappresenta il 40% del valore; quella trasformata il 39%; gli ortaggi il 17%. Seguono poi agrumi, patate e legumi".