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Mirco Zanotti (Apofruit): 'Nei confronti dei competitor europei, il sistema Italia paga su energia, trasporti e infrastrutture'

Per la frutta estiva "la campagna 2016 è stata abbastanza buona. Per le produzioni tipiche emiliano-romagnole il 2015 era risultato abbastanza difficile, soprattutto per pesche e nettarine. Quest'anno invece è andata meglio, anche se nel medio periodo, cioè su un arco di 5 anni, non si può dire che le aziende abbiano fatto reddito. Speriamo che l'andamento 2016 sia un segnale che dia prospettive per questo tipo di produzioni". E' quanto ci spiega Mirco Zanotti , presidente di Apofruit Italia. Lo incontriamo a margine del convegno organizzato dalla cooperativa in occasione della fiera Macfrut (cfr. FreshPlaza del 15/09/2016).

FreshPlaza (FP): Se in questi anni è mancata la redditività, cosa serve per ottenerla di nuovo?
Mirco Zanotti (MZ): "Per fare reddito serve soprattutto creare innovazione e mettere a disposizione dei propri soci varietà gestite a livello di club, una strada che come Apofruit percorriamo da anni e come stiamo portando avanti anche questi giorni, in cui sigleremo accordi importanti con altri partner costitutori internazionali. Serve inoltre, come stiamo già facendo, fornire al consumatore prodotti che non siano solo belli esteticamente, ma che abbiano anche caratteristiche intrinseche tali da renderli buoni da mangiare; mi riferisco soprattutto al contenuto di sostanza secca e ai gradi Brix, elementi che il consumatore non può valutare al momento dell'acquisto di un prodotto, ma di cui si accorge quando lo mangia".


Mirco Zanotti (a sinistra), presidente di Apofruit, insieme a Gianluca Casadio (a destra), responsabile marketing.

FP: Da questo punto di vista, cosa propone Apofruit?
MZ: "Cerchiamo di caratterizzare quelle che sono le nostre produzioni di qualità, in particolare con il marchio Solarelli, che identifica il top di gamma. Questo per il consumatore rappresenta la garanzia di trovare nel punto vendita un prodotto che è buono da mangiare".

FP: Iniziative come il marchio Solarelli pagano?
MZ: "Dalla nostra esperienza pagano sì, perché una volta che il consumatore ha scoperto una linea di prodotti che esprime caratteristiche gustative ottimali e che è pronto da mangiare, poi ripete l'acquisto. Perché questa è un'altra caratteristica importante: il consumatore non deve portare a casa e tenere lì un prodotto che diventa edule, e cioè buono da mangiare, solo dopo 5/6 giorni: il consumatore deve portare a casa un prodotto che è subito buono da mangiare. Questo ci sta dando delle ottime gratificazioni".

FP: Sul fronte internazionale, qual è la situazione?
MZ: "Nell'ambito nazionale ed europeo il mercato è abbastanza saturo. I progetti di aggregazione e di internazionalizzazione che abbiamo portato avanti sono stati importanti per dare maggior soddisfazione alle aziende agricole: è necessario però rivolgersi a nuovi mercati che sono in espansione, come la Cina per i kiwi, oppure il Nord Africa, che potrebbe dare maggiori soddisfazioni se ci fosse stabilità politica. Questi progetti hanno dato gratificazione ai soci".


Prodotti Solarelli all'ultimo Macfrut.

FP: Si parla di crisi, cosa serve per uscirne?
MZ: "Crediamo che l'ortofrutta avrebbe bisogno di un po' più di attenzione, soprattutto sulle crisi che alcuni comparti stanno attraversando. In un contesto di competizione a livello europeo, noi stiamo vivendo problemi di costi di produzione e di difficoltà per quanto riguarda i trasporti, l'energia, le infrastrutture. Questi sono elementi di competitività che poi il sistema Italia paga sempre nei confronti di altri competitor come la Spagna, la Grecia e altri paesi del Nord Europa".

FP: Trasporti, energia, infrastrutture, sono però fattori esterni al mondo della produzione...
MZ: "Sì, sono fattori esterni al mondo della produzione, ma il mondo della produzione è quello che, essendo questi costi incomprimibili, poi ne paga le conseguenze a livello di redditività".

FP: L'ortofrutta italiana ha le carte per uscire dalla crisi?
MZ: "Sì, ce le ha, soprattutto guardando all'innovazione. Se le aziende si adeguano, a partire dalla campagna, con l'innovazione varietale e delle strutture, e offrendo al consumatore dei prodotti in confezioni diverse che si presentino in modo accattivante, sicuramente l'ortofrutta ha un futuro".