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La ricerca del CREA al servizio della filiera dell'uva da tavola

Trasformare la ricerca pubblica in un polo di attrazione e di reddito per le imprese ma anche per le nuove generazioni, per nuovi talenti che possano rilanciare la prospettiva dell'innovazione come asse portante per la competitività del settore agricolo.

Questo in estrema sintesi quanto emerso dal primo talk show organizzato dal CREA in occasione di Macfrut 2016 presso lo stand del Ministero delle Politiche Agricole ieri 14 settembre. Titolo del talk show "Senza semi piace di più: il boom del uva apirena".


Talk show del CREA con Salvatore Parlato, Rossella Gigli, Donato Antonacci e Giacomo Suglia.

Hanno partecipato il commissario straordinario del CREA Salvatore Parlato, il direttore del Centro viticoltura di Turi-Bari Donato Antonacci, il presidente di APEO Giacomo Suglia. I lavori sono stati moderati da Rossella Gigli di FreshPlaza.


Campo di selezioni avanzate di uva da tavola senza semi a Turi.

Il CREA, che come noto è interessato da un processo di riorganizzazione e razionalizzazione sotto la guida del commissario Parlato, ha iniziato a lavorare su nuove varietà di uva da tavola che fossero compatibili con le attuali esigenze commerciali, a partire dal gusto del consumatore che cambia, e che incorporassero anche caratteristiche di compatibilità con i territori produttivi, di buona resistenza alle problematiche fitosanitarie, e di efficienza da un punto di vista agronomico.

Qui accanto: il poster relativo al lavoro di ricerca sull'uva da tavola. Clicca qui per un ingrandimento.

Come illustrato dal dottor Donato Antonacci, una filiera eccellente come quella dell'uva da tavola pugliese ha perso in questi anni competitività e quote di mercato, in quanto meno diversificata rispetto ad altri paesi. Il cavallo di battaglia della produzione di uva da tavola pugliese è infatti sempre stata la varietà Italia, notoriamente con seme, ma anche dotata di un profilo qualitativo e gustativo superiore.


Un momento del talk show.

"Già da indagini condotte negli anni 90 era emerso il gradimento da parte del consumatore per le uve senza semi. C'erano insomma già tutte le premesse per non sottovalutare questo fenomeno. Purtroppo la mancanza di aggiornamento del parco varietale ha prodotto come conseguenza, negli anni Duemila, la perdita di mercato, soprattutto all'estero. Nella sola Germania, l'uva italiana ha accusato flessioni annue anche del 20%. Risale proprio a quegli anni il fenomeno dell'abbandono dei vigneti".

L'unica risposta a questo genere di fenomeni può arrivare dalla ricerca. E quest'ultima è già a buon punto, con selezioni di uva da tavola in fase avanzata.


Il direttore del CREA Centro per la viticoltura di Turi, Donato Antonacci, e Giacomo Suglia, presidente APEO.

Da parte sua, Giacomo Suglia ha sottolineato come il comparto dell'uva da tavola stia cercando, da oltre 15 anni, il modo di recuperare in qualche modo l'orgoglio italiano, scommettendo su varietà al 100% di genesi nazionale. "Il che non significa - sottolinea Suglia - abbandonare l'uva con semi, che avrà sempre un suo spazio commerciale, anche considerando le sue caratteristiche salutistiche".


Campo di selezioni avanzate di uva da tavola senza semi a Turi.

Come sottolineato da Salvatore Parlato, quanto si sta portando avanti per la filiera dell'uva da tavola può essere considerato un progetto pilota, applicabile anche ad altri settori produttivi. "Non stiamo imponendo ai produttori qualcosa calato dall'alto, stiamo invece lavorando insieme a loro per trovare soluzioni che possano aumentare i profitti delle imprese agricole, riportando redditività nella filiera. L'idea è quella di coinvolgere la più ampia platea possibile di portatori di interesse, in un percorso di co-brevettazione".


Il commissario straordinario del CREA Salvatore Parlato.

Antonacci aggiunge: "Siamo al punto di poter già depositare le prime novità varietali e vogliamo farlo congiuntamente in accordo con le imprese. Questo percorso condiviso prevede una prima fase di 4 anni di ulteriore sviluppo varietale più altri 2 anni di test commerciali. L'obiettivo è quello di coinvolgere almeno la metà della base produttiva dell'uva da tavola pugliese, con evidenti ricadute in termini occupazionali. Molto è stato fatto fin qui, ma tanto altro rimane da fare".

A conclusione del talk show, Corrado Lamoglie dirigente dell'ufficio trasferimento tecnologico del CREA ha sottolineato l'importanza dello strumento denominato Accordo di Sviluppo Congiunto, per rafforzare il rapporto tra pubblico e privato: "Visto che lavoriamo con soldi pubblici, dobbiamo ragionare nell'ottica di riportare i risultati del nostro lavoro al pubblico", ha dichiarato.


Foto di gruppo anche con gli studenti premiati del percorso alternanza scuola lavoro Uva Mia. Gli studenti Giuseppe Longo, Francesca De Lauro, Claudia De Pascale, Ivan Marzolla e Ghirmay Asfaha, accompagnati dalla prof.ssa Laura Persico.

Presenti al talk show anche 5 dei 6 studenti del quarto anno del liceo scientifico Margherita Hack di Bari, premiati nell'ambito del percorso alternanza scuola lavoro Uva Mia, i quali hanno potuto sperimentare i vari passaggi del miglioramento genetico dell'uva da tavola, nonché impadronirsi delle tecniche di degustazione utilizzabili per la valutazione sensoriale delle uve.