La ricerca italiana al lavoro su una strategia di contrasto alla Sharka nel pesco
"Anche riguardo al passaporto stesso – ha continuato il professore - che è il primo passo per operare, molto spesso il suo rilascio è un fatto formale. La responsabilità è di tutti, dagli agricoltori agli organi di governo".
Vito Savino
Moderata da Daniele Bassi dell'Università di Milano, la mattinata è proseguita con diverse relazioni davanti a una platea non affollata (circa 60 gli intervenuti) ma molto qualificata. E' stato fatto notare che erano presenti pochi vivaisti.
L'aspetto più importante della giornata di studi è stata la costruzione di una proposta italiana di ricerca. I produttori ortofrutticoli vogliono promuovere, attraverso il Crpv, la costruzione di un gruppo di lavoro sul tema della Sharka (Plum pox virus-PPV) in modo che si possano portare a valore, coordinandole in maniera efficace, le competenze disponibili.
Daniele Bassi
Alessandro Liverani del Crea gruppo di Forlì ha presentato i risultati del miglioramento genetico. Esiste una varietà resistente, molto vecchia, di origine bulgara, che si chiama Dupnishka. Era stata abbandonata, ma il suo corredo genetico non è andato perduto. "Però – ha detto Liverani – per arrivare a una varietà commerciale con il gene della resistenza ci vorranno molti anni e ci sarà da lavorare a lungo".
In Italia è stato esaminato molto germoplasma, e qualche resistenza è stata individuata solo su ibridi di mandorlo. Sono in corso sperimentazioni per arrivare a una varietà che derivi da mandorlo e pesco.
Alessandro Liverani
Anche in Francia, come in Italia, non è stata trovata alcuna varietà resistente. I ricercatori francesi allora si sono orientati su specie affini come Prunus davidiana che ha invece dei caratteri di resistenza.
Circa le azioni da intraprendere, sono stati individuati alcuni punti. Prima di tutto uniformare, a livello nazionale e internazionale, il protocollo di ricerca per individuare genotipi tolleranti o resistenti.
In attesa di trovare varietà resistenti, occorre optare per il piano B, vale a dire fare ricerca nelle zone dove Sharka è endemica e qui trovare genotipi tolleranti, vale a dire "portatori" sani del virus. In altre parole, che presentino frutti senza sintomi.
Infine un'azione da potenziare è quella dell'uso di tecniche di ingegneria genetica per ottenere varietà resistenti. In questo caso, i tempi di realizzo saranno medio-lunghi.