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E' l'effetto del cambiamento climatico, con conseguenze anche sui prezzi

Meloni, ciliegie, pomodori e tanti altri, un unico destino: la sovrapposizione delle produzioni

"Non ci sono più le mezze stagioni", recita un adagio. Della serie che chi ci capisce (di meteo) è bravo perché nell'ultimo periodo, nelle interviste a produttori, commercianti ed esperti del settore ritorna sempre lo stesso problema: quello dell'accavallamento delle produzioni di areali diversi.

La colpa di certo non può essere di questa o quella referenza, perché vale un po' per tutte. E' capitato al melone, che ha avuto un avvio di stagione difficile (cfr. FreshPlaza del 22/06/2015): sul mercato sono arrivate contemporaneamente le produzioni dalla Sicilia e dal Sud Italia da un lato, e quelle dalle serre del Nord Italia dall'altro. Risultato: calo dei prezzi, con i produttori costretti a vendere al di sotto dei costi di produzione (cfr. FreshPlaza del 16/06/2015), e si è dovuto aspettare giugno perché le cose migliorassero... ma solo per effetto del maltempo che ha sfoltito le produzioni.


Danni da grandine su una coltivazione di meloni

Anche un'altra delle colture della stagione, quella delle ciliegie, non se l'è passata meglio. Ad accavallarsi sono state le produzioni meridionali pugliesi e quelle settentrionali del vignolese (MO); un fenomeno che si ripete ormai da alcuni anni (cfr. FreshPlaza del 10/06/2015). Anche qui il risultato è uno soltanto: una concorrenza gli uni agli altri come non s'era mai visto prima.

Idem anche nel settore dei pomodori. E' proprio di questi giorni la notizia (cfr. FreshPlaza del 22/06/2015) di una sovrapposizione tra le produzioni del Sud Italia e quelle del Nord, ora in piena produzione. Qui però ci sta anche il beneficio del dubbio, perché al Sud in tanti hanno investito per ampliare la produzione su periodi più lunghi.

La domanda sorge dunque spontanea: sarà soltanto una contingenza momentanea? Pare proprio di no, perché di sovrapposizioni di produzioni se ne registrano da tempo. Per restare nel passato recente (cfr. FreshPlaza del 17/11/2015) Giuseppe Giomaro, della Sempre Verde, azienda grossista del mercato ortofrutticolo di Verona, uno dei maggiori in Italia, segnalava interpellato da FreshPlaza a fine 2014 che "una serie di fattori concomitanti sta deprimendo le quotazioni (delle orticole invernali, ndr) per via di una sovrapposizione di offerta di verdure, dovuta ad anticipi produttivi innescati dal clima mite".


Un evento estremo: il mini-ciclone che ha investito l'Italia a novembre 2014.

Ecco dunque svelato (il più probabile) colpevole: il cambiamento climatico. E dovremo farci l'abitudine. Secondo un recente studio del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) e del Centro Italiano per le Ricerche Aerospaziali (Cira) di Capua, pubblicato sulla rivista International Journal of Climatology, da qui al 2100 la temperatura media in Italia crescerà di 3,2 gradi. Sembrerebbe poco, e invece è abbastanza perché l'estate sia a rischio perenne di siccità, con un aumento del numero di giornate con temperature oltre i 30 gradi. Viceversa, in inverno, con un aumento delle precipitazioni e del rischio di alluvioni.

L'altra faccia del climate change
Da qui, come ha recentemente rimarcato Coldiretti, "l'importanza di agire nella prevenzione con la ricerca e il contrasto ai cambiamenti climatici, promuovendo modelli di produzione consumo più sostenibili". Anche perché la sovrapposizione delle produzioni e l'aumento di fenomeni meteo estremi (cfr. FreshPlaza del 13/11/2014) è solo uno dei rovesci della medaglia. Un altro sta sotto le voci Drosophila suzukii, Citrus Tristeza Virus, Xylella fastidiosa, solo per citarne alcune. Cioè tutti quei parassiti e quelle patologie vegetali provenienti da altri continenti e attecchite in Italia non solo perché si sono intensificati gli scambi commerciali, ma pure perché nel Belpaese hanno trovato un habitat ideale (e nessun antagonista) proprio grazie ai cambiamenti climatici.

"Ammontano a circa un miliardo di euro i danni alle coltivazioni made in Italy provocati dall'invasione di parassiti 'alienì provenienti da altri continenti", rimarcano da Coldiretti, autrice di uno studio ad hoc in occasione degli 'Stati Generali sui cambiamenti climatici e sulla difesa del territorio' (vedi articolo correlato).


Danni da Drosophila suzukii su ciliegie

"Se – prosegue l'associazione di categoria - gli agrumi della Sicilia sono stati gravemente attaccati dalla Tristeza (CTV) che ha indebolito oltre il 30 per cento delle coltivazioni, centinaia di migliaia di piante di kiwi del Lazio e Piemonte sono state letteralmente sterminate dalla batteriosi del kiwi (Pseudomonas syringae pv. Actinidiae-PSA), mentre melo e pero in Emilia sono stati colpiti dal colpo di fuoco batterico (Erwinia amylovora). Danni incalcolabili sta anche facendo la Drosophila suzukii il moscerino killer dei frutti rossi, molto difficile da sconfiggere e che ha attaccato ciliegie, mirtilli e uva soprattutto in Veneto".

"Siamo di fronte - conclude la Coldiretti - ai drammatici effetti dei cambiamenti climatici che si manifestano con una tendenza al surriscaldamento che si è accentuata negli ultimi anni ma anche con il moltiplicarsi di eventi estremi, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi e anche l'aumento dell'incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti che colpiscono l'agricoltura. La conferma della tendenza al surriscaldamento anche in Italia viene dal fatto che sui 10 anni più caldi dal 1880 ad oggi, ben nove si collocano successivamente al 2000".

Rielaborazione FreshPlaza su fonti varie