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A Vignola (MO) l'ipotesi di un Centro di Innovazione Internazionale per la Frutticoltura

Grazie a un vecchio lascito, l'Università di Bologna possiede da un quarto di secolo una casa alla periferia di Vignola (MO), comprensiva di 7 ettari di terreno. Si chiama Podere Grillo e ora la struttura principale è inagibile e inutilizzata.

Anche se è un po' presto per parlare di date, le cose paiono destinate a cambiare, perché di recente è emersa una possibilità sul futuro della struttura e dei terreni circostanti: potrebbe diventare la sede di un futuro Centro di Innovazione Internazionale per la Frutticoltura.

Dell'argomento se n'è parlato pochi giorni fa, in municipio a Vignola, in occasione della presentazione del Convegno Nazionale del Ciliegio 2.0 che si terrà domani 25 febbraio nella cittadina modenese.


Stefano Lugli (a sinistra) del Dipartimento di Scienze Agrarie dell'Università di Bologna, e Piero Augusto Nasuelli (a destra), direttore dell'Azienda Agraria dell'Università di Bologna

Il comprensorio vignolese è da anni teatro di una fitta attività di ricerca, portata avanti dall'Università di Bologna in stretta collaborazione con le aziende agricole locali, Comune e Fondazione di Vignola e il Consorzio della Ciliegia, della Susina e della Frutta Tipica di Vignola. "Ma - sottolinea Piero Augusto Nasuelli, direttore dell'Azienda Agraria dell'Università di Bologna - finora mancava un punto di riferimento unico, un luogo dove raccogliere tutto. Lì potrebbero essere concentrate tutta una serie di attività che già avvengono attualmente, ma in punti sparsi. Ciò permetterà di dare a queste attività un peso ancora maggiore, perché è solo sviluppando nuove tecniche e tecnologie che il settore può progredire".

"Da 25 anni a questa parte - commenta Giuseppe Pesci, vicepresidente della Fondazione di Vignola, parte importante di tutto il progetto per il Centro - un centro di ricerca esiste già, ma diffuso sul territorio. Con questo progetto, c'è una volontà politica forte di investire sulla ciliegia, sulla frutticoltura e sul loro futuro".


Vignola (MO)

Nel futuro Centro di Innovazione Internazionale per la Frutticoltura si lavorerà sul miglioramento genetico e varietale della frutta, per rispondere alle rinnovate esigenze del consumatore, che desidera frutta più sicura, più colorata e con più sapore; ci si occuperà pure dello sviluppo di nuove forme d'allevamento e di nuovi sistemi per la lotta fitosanitaria, cercando soluzioni più ecocompatibili, a salvaguardia dell'ambiente, degli operatori e dei consumatori. Nella struttura si immagina una sezione dedicata alla didattica, universitaria (un pezzetto di Università di Bologna a Vignola) ma pure per per l'aggiornamento tecnico dei produttori e incontri con le scuole, o laboratori. Potrebbe anche sorgervi uno spazio-museo dedicato alla ciliegia.

"Sarà un centro legato alla frutticoltura, non solo quindi ciliegia - specifica Stefano Lugli, del Dipartimento di Scienze Agrarie dell'Università di Bologna - ma anche susine, albicocche e tutte le produzioni della zona. Ci saranno laboratori di analisi della qualità, ad esempio quella relativa ai terreni. In quella struttura si potrà anche radunare il Consorzio della Ciliegia, della Susina e della Frutta Tipica di Vignola".


Da sinistra a destra: Giuseppe Pesci, vicepresidente Fondazione di Vignola, Mauro Smeraldi, sindaco di Vignola, Stefano Lugli, del Dipartimento di Scienze Agrarie dell'Università di Bologna, Piero Augusto Nasuelli, direttore dell'Azienda Agraria dell'Università di Bologna e Valter Monari, direttore del Consorzio della Ciliegia, della Susina e della Frutta Tipica di Vignola

C'è un però che ancora a parlare al condizionale e immancabilmente è legato ai costi. "La Fondazione di Vignola - riprende Pesci - ha fatto una proposta all'Università di Bologna, con presupposti, limiti e vincoli legati anche ai costi di ristrutturazione dell'immobile, costi a oggi ancora non quantificati. Ora la palla passa ai vertici dell'Università". Nella proposta, l'Università dovrebbe cedere l'immobile alla Fondazione che lo ristrutturerebbe per poi concederlo in uso all'Università in base a una convenzione ancora da redigere. "Se rientrano i numeri - continua Pesci - è un'operazione che salvaguarderebbe tutti. Molto però dipenderà anche dai costi di ristrutturazione".