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Se ne parlera' il 25 febbraio al Convegno Nazionale del Ciliegio 2.0

"Isolare" i ceraseti per difenderli dalla Drosophila suzukii"

Da che è arrivata in Italia, la presenza della Drosophila suzukii, insetto di origine asiatica, si è fatta ogni anno più massiccia... e pericolosa, tanto da creare un situazione di autentica emergenza, specie tra i cerasicoltori, i produttori della drupacea preferita dall'insetto parassita (la ciliegia, appunto) per deporre le uova e riprodursi. Ora quello che si sta cercando di fare è trovare delle soluzione, anche testando innovative soluzioni tecniche per difendere le piante: è quanto sta studiando Stefano Caruso (nella foto a destra), tecnico-sperimentatore presso il Consorzio Fitosanitario di Modena.

A 4 anni dall'ultimo convegno nazionale dedicato alla ciliegia (all'epoca la Drosophila suzikii era appena sbarcata sulla nostra penisola) questo non poteva non essere uno dei temi più attesi dell'imminente Convegno Nazionale del Ciliegio 2.0, in programma il 25 febbraio a Vignola (MO). Nella giornata tecnica, Caruso interverrà spiegando l'efficacia delle reti antinsetto nella difesa del ciliegio contro l'insetto.

Clicca qui per scaricare il programma del convegno.

La riduzione dei residui sui frutti e la necessità di usare pratiche che siano il più possibile a basso impatto ambientale "ci hanno portato – spiega Caruso - a studiare nuove tecniche per difenderci da un parassita così difficile da combattere, sperimentando anche sistemi di difesa passivi, come appunto le reti".


Ciliegeti completamente coperti e isolati dalla Drosophila suzukii.

Questo sistema di difesa non è una completa novità: "le reti – riprende l'esperto - vengono usate da tempo, specie all'estero, e hanno dato buoni risultati ad esempio nella lotta alla Carpocapsa. In Francia, gli ettari di meleti così coperti sono già 2mila, mentre in Italia tra meleti e pereti siamo già a 400. Abbiamo cercato di trasferire questa tecnologia sul ciliegio, su cui esistono già sperimentazioni in Francia e in Trentino Alto Adige, qui presso la Fondazione Mach".

Le soluzioni testate dal tecnico e dal Consorzio Fitosanitario sono diverse, due su tutte. "In campi a Vignola e nel ferrarese, dove c'era già una rete antipioggia – spiega Caruso - abbiamo aggiunto delle reti laterali dalle maglie molto strette, sotto al millimetro, per evitare l'ingresso della Drosophila suzukii: modificando un impianto esistente la spesa è modica. I risultati evidenziano, com'era intuibile, che questa tecnica non permette una chiusura ermetica, perché restano delle aperture e alle volte le reti vanno aperte e chiuse per consentire le tradizionali operazioni lungo i filari: qualche insetto comunque riesce a entrare, ma il loro numero è notevolmente ridimensionato rispetto a un filare completamente scoperto. Questo sistema permette di ridurre il numero di trattamenti, che però non possono essere abbandonati; è un sistema molto efficace se impiegato in combinazione con altri".




Un secondo sistema testato è invece più innovativo, anche se siamo ancora alle prime fasi della sperimentazione: si tratta del cosiddetto sistema monofilare o monoblocco, installato, "laddove non esisteva già una rete antipioggia precedentemente montata. Trattandosi di un impianto realizzato ex-novo, ha dei costi d'installazione maggiori rispetto al precedente. Ogni rete copre un intero filare di piante e poiché la parte superiore della rete è doppia, svolge anche delle interessanti funzioni antipioggia".

"In questo caso – dice il tecnico - l'isolamento è totale e non dobbiamo neanche aprire e chiudere per permettere le varie operazioni, perché queste vengono effettuate prima della chiusura, immediatamente prima dell'invaiatura delle ciliegie. Inoltre alcune operazioni possono essere comunque fatte con questa rete montata: i trattamenti con l'atomizzatore funzionano lo stesso, rallentando la velocità della macchina, infatti, il trattamento è in grado di attraversare le maglie della rete".



Come detto, per quest'ultimo sistema si è ancora alle fasi iniziali. "Per ottenere dati più approfonditi sulla sua efficacia – conclude Caruso - dovremo aspettare ancora un po' e testare il sistema su areali maggiori". Gli interrogativi sono ancora molti: quale microclima si crea sotto il monofila? Qual è la temperatura? E l'umidità? L'ombreggiamento? Come influisce su qualità e quantità della produzione? Come si comporta nel caso di altre avversità come l'afide grigio, gli acari o la monilia? Non vorremmo risolvere un problema per poi crearne un altro. Nel 2015 il monofila verrà testato su superfici maggiori a Vignola (MO) e nel cesenate.

Clicca qui per scaricare il programma del convegno.
Clicca qui per scaricare la scheda di iscrizione per partecipare al Convegno.

Contatti per il convegno:
Dott. Stefano Lugli
Dipartimento di Scienze Agrarie
Area scientifica Colture Arboree
Alma Mater Studiorum - Università di Bologna
Viale Giuseppe Fanin, 46
40127 Bologna (Italy)
Tel.: +39 051 2096413
Fax: +39 051 2096401
Cell.: +39 335 1798877
Skype: stefanolugli.unibo
Web: www.ciliegio.unibo.it

FreshPlaza è media partner dell'evento.

Stefano Caruso – E' tecnico-sperimentatore presso il Consorzio Fitosanitario Provinciale di Modena, nel gruppo Difesa delle colture agrarie. Dal 1990 al 2000 ha svolto la sua attività prevalente nel settore della sperimentazione agronomica frutticola, nell'ambito dei progetti coordinati dal Centro Ricerche Produzioni Vegetali. Dal 2001 si occupa dello sviluppo e realizzazione di attività di sperimentazione, supporti tecnici e monitoraggio nella difesa a basso impatto ambientale in frutticoltura in provincia di Modena. Partecipa inoltre ai programmi di sperimentazione e ricerca per il controllo dei fitofagi ed a gruppi di lavoro specifici a supporto dell'aggiornamento e dell'applicazione delle linee tecniche di difesa di produzione integrata e biologica coordinati dal Servizio Fitosanitario della Regione Emilia-Romagna. E' autore e coautore di circa 100 pubblicazioni su riviste nazionali ed internazionali.