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Tirreno Fruit presenta il percorso di sviluppo e gli obiettivi 2018-2020

Nuova veste grafica ma soprattutto una nuova visione strategica per Tirreno Fruit la società che commercializza i prodotti dei consorzi Ori di Toscana, Lazio e Sardegna, quasi cento aziende ortofrutticole.


La nuova veste grafica

Di fronte a una platea di produttori laziali, il direttore Daniele Bartolomei e il responsabile dell'area marketing, Maurizio Tagliazucchi hanno illustrato a Roma, e replicheranno in Sardegna, le ambizioni di un progetto, prima legato solo a Conad Tirreno (uno dei cinque nodi di questa centrale della Gdo) e ora in procinto di espandersi al resto della grande distribuzione puntando anche ai mercati esteri. Ma solo se verrà vinta la scommessa di rispondere alla complessità dell'attuale sistema di mercato, "globale e complesso" per un settore che, dati Istat, è composto per l'85% da microimprese.



Per questo, Tirreno Fruit ha messo a punto una serie di partenariati con AgroCepi, sindacato di filera (produttori, trasformatori e commercianti) che federa Pmi europee dell'agroalimentare con l'ambizione di costruire una lega italiana dell'agroalimentare, "uno dei pochi settori su cui è possibile immaginare politiche di espansione", ha detto Corrado Martinangelo, presidente nazionale di Agrocepi.

In rete c'è Asia (Associazione Sviluppo Imprese Agricole), sorta nel pistoiese, la più piccola provincia toscana, che però esprime il 20% del fatturato agricolo di quella regione in virtù dell'eccellenza ortoflorovivaistica.

Asia raccoglie agronomi, veterinari, architetti pianificatori, biologi e altre figure altamente specializzate "per fornire supporto alle aziende per l'innovazione tecnologica - ha ricordato il suo presidente Roberto Natali - per la valutazione di impatto ambientale e, in generale, per un comparto che subisce l'impatto burocratico del maggior numero di norme e regolamenti. "L'ambizione è quella di supportare le imprese che investono. Per questo - ha concluso Natali - l'incontro con Tirreno Fruit".

E dunque anche con la Ria, la Rete per l'innovazione agricola sorta per prendere parte ai bandi di filiera del Mipaaf (presentati il 29 gennaio): altre 36 aziende di cinque regioni di cui Tirreno Fruit è capofila nella costruzione di una relazione ispirata alla ricerca di innovazione e di sostenibilità "economica, ambientale e sociale", come ha spiegato Giuseppe Contu, presidente della rete che definisce "comunità in movimento". L'obiettivo è quello di intercettare la tendenza del ritorno alla terra da parte delle giovani generazioni, di interpretare la "meridionalizzazione" del settore, di supportare la modernizzazione delle imprese agricole, di agire con pratiche di economia circolare, ripartendo i profitti in modo equo lungo la filiera - "almeno il 60% ai produttori", ha detto ancora Contu - per consentire loro di emanciparsi da forme di sussidio e di assistenzialismo.

Dalle poche centinaia di migliaia di euro del 2010, Tirreno Fruit ha fatturato nel 2017 35 milioni di euro commercializzando in Conad i prodotti dei tre consorzi originari (vedi i loghi qui accanto) e il budget del 2018 sfiora i 40 con un +6% sull'anno precedente. L'idea di fondo è quella di identificare i prodotti con le aziende e garantire valori attraverso il marchio comune. Due anni fa, i consorzi hanno hanno ottenuto la certificazione di tracciabilità di filiera secondo la norma internazionale ISO 22005, garantendo così origine del prodotto, controllo del processo di produzione, garanzia di qualità e servizio per soddisfare le esigenze del cliente. La prossima estate è in programma la terza serie di verifiche ispettive.



Tirreno Fruit cura la valorizzazione dei marchi sul web e mette a disposizione una app che consente il collegamento con i siti delle aziende grazie a un QR code presente sui prodotti. Il Pif, piano integrale di filiera del Psr Toscana ha finanziato alcuni progetti di Tirreno Fruit che coinvolgono aziende e Università in una regione in cui l'ortofrutta deve ancora crescere rispetto ai colossi che producono olio e vino.



La convergenza delle aziende ha consentito progetti (finanziamenti a fondo perduto per 1,4 milioni) per la valorizzazione del ciliegio tardivo collinare intensivo e la sperimentazione di culture aeroponiche in serra in aree geotermiche. Nella storia recente di Tirreno Fruit, anche i progetti Erba Volant (un investimento di 350mila con un contributo potenziale di 311mila) per la studio della coltivazione in serra di erbe alimurgiche, di per sé selvatiche, e Amarcort, per valutare la possibilità di ricoltivare antiche specie autoctone orticole e frutticole (280mila euro al 90% da contributi regionali).

"Tuttò ciò a riprova dello spiccato orientamento per l'innovazione e la ricerca", ha sottolineato Tagliazucchi, che va in dote alla strategia di evoluzione del sistema di impresa e ai nuovi partenariati che Tirreno Fruit sta presentando in questi giorni.

"L'ambizione è quella di esportare Ori, la sua strategia di valorizzare i territori, anche i microterritori, con una visione di filiera capace di professionalità, economicità, sostenibilità, snellezza organizzativa. Capace di rimettere al centro i fondamentali, di stare ai tavoli negoziali (grazie ad Agrocepi), di investire sul capitale umano e fare massa critica per aggredire i mercati del Nord anche grazie a una Carta dei servizi per la comunicazione, il marketing, la gestione aziendale, la formazione".

Tirreno Fruit, in conclusione, è una realtà al centro di 120 aziende tra Ori e Ria con finanziamenti per 50 milioni in arrivo dai contratti di filiera del IV bando Mipaaf: il consorzio è terzo per la mandorlicoltura, decimo con il progetto di olivicoltura e quindicesimo per la frutticoltura. Finora i progetti finanziati sono i primi 13 ma si nutre in casa Tirreno Fruit, un "moderato ottimismo" sull'estensione della finanziabilità.

Autore: C.A. per FreshPlaza
Data di pubblicazione: