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Calabria: i numeri dell'ortofrutta

Che la Calabria abbia i numeri in regola per pesare sul panorama ortofrutticolo nazionale, è una certezza. Che ancora non sia matura nel farlo, è un altro paio di maniche.

A partire dall'agrumicoltura. Come riporta corrieredellacalabria.it, solo questo comparto rappresenta oltre un quarto dell'intera superficie agricola nazionale dedicata al settore (25,6%). In Calabria, in particolare, sono presenti 30.810 ettari di superficie agricola utilizzata per la coltivazione di agrumi (in Italia complessivamente ci sono 120.190 ettari). Un dato che conseguentemente si traduce anche in un'importante numero di aziende attive nel comparto: 11.480 e che rappresentano il 26,7% dell'intero settore agrumicolo nazionale. Fiore all'occhiello calabrese è il clementine, con il 68,4% dell'intera produzione italiana.


C'è da sottolineare però, in base ai dati Istat, che in termini di consumi il clementine ha registrato la peggior performance di consumo, ma soprattutto una contrazione degli indotti a valore assieme alle arance, segnando rispettivamente -3,2% e -5,2%.

Anche su ortaggi e patate, la Regione conta. Sono 6.770 le aziende attive nel comparto delle orticole in pieno campo, ossia il 10% delle imprese agricole italiane specializzate. Per le sole patate, ad esempio, con 3.120 ettari di superficie, la Calabria rappresenta la terza realtà italiana per estensione (12,1%). Coltivano tuberi ben 1.700 aziende cioè il 10,8% dell'intero sistema produttivo del settore.


Lenta l'aggregazione produttiva
Se da tempo si è compreso che il miglior modo per competere sui mercati globali resta quello di concentrare l’offerta attraverso la nascita di organizzazioni produttive ben strutturate, questa strada sembra essere ancora poco percorsa in Calabria. "In Calabria - afferma Mario Schiano lo Moriello, analista dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea) - esistono bellissime realtà nel comparto ortofrutticolo, ma al di là di qualche singolo risultato positivo che resta di nicchia, si deve necessariamente passare attraverso l'aggregazione. Solo così si può puntare ad incidere in termini di ritorni significativi".

Il riferimento dell'analista dell'Ismea è sulle produzioni Igp calabresi: la cipolla di Tropea, il clementine di Calabria, la patata della Sila, il limone di Rocca Imperiale, ma anche il finocchio di Capo Rizzuto.