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Complici anche guerre e tensioni commerciali e geopolitiche

Il costo del carburante è di nuovo in salita

Alla pompa, i prezzi dei carburanti non si vedevano così alti dallo scorso ottobre. Negli ultimi giorni, per diesel e benzina le quotazioni al litro ritornano ad avvicinarsi ai 2 euro (fino addirittura a superarli, in alcuni casi) e gli operatori del settore temono impatti sulle merci trasportate, specie se guerre e tensioni commerciali e geopolitiche dovessero intensificarsi.

"Motivi stagionali e/o di carattere bellico continuano a far salire i prezzi dei carburanti - dice Giacomo Suglia, presidente dell'associazione Apeo e vicepresidente di Fruitimprese - Nel Medio Oriente, se è pur vero che la quantità di ortofrutta italiana esportata risulta poco rilevante, è comunque in crescita rispetto al passato, pertanto lo scenario attuale incerto preoccupa gli attori del comparto. Già dall'invasione russa in Ucraina ci siamo abituati alla circolazione in ambito continentale dell'ortofrutta prodotta in Europa, con rischi di sovrapposizione commerciale e deprezzamento. Una eventuale escalation delle tensioni tra Israele e Iran potrebbe aggravare tale tendenza, visto il timore di molte aziende a oltrepassare i confini europei. E' ormai frequente come notizie di conflitti destabilizzino interi settori merceologici, facendo rimanere costanti e alti anche i tassi d'inflazione e ostacolando la serenità aziendale".

"Inoltre, il rialzo del carburante è da attribuirsi anche all'aumento degli spostamenti degli italiani, in vista dei ponti di primavera. Se da una parte si assiste a un calo dei consumi di ortofrutta pari al 10%, dall'altra il turismo sta godendo di ottima salute. Dopo il Covid-19, pare che le famiglie preferiscano destinare un budget maggiore alle vacanze piuttosto che all'acquisto di cibo".

Nel Medio Oriente (ma non solo), la minaccia di un allargamento del conflitto rischia di provocare conseguenze economiche e d'incertezza generale, con riflessi sui costi del carburante, ma anche su quelli del gas, considerato che il continente europeo ne importa parecchio in forma liquida proprio dagli territori in guerra. Dal Mar Rosso, transita 1/5 del greggio mondiale: optare per nuove rotte marittime potrebbe significare stravolgere la logistica locale e far lievitare i costi dei trasporti.