Foggia: pomodori in anticipo, raggiunto il tetto dei 24 milioni di quintali
Già raggiunte le quantità sotto plafond stabilite dagli accordi interprofessionali: per il Centro-Sud il tetto è fissato a 24 milioni di quintali, ma siamo già a 20 milioni di prodotto trasformato in base al telerilevamento dell'Anicav. Restano alcune superfici marginali su cui il raccolto deve ancora essere completato, come la piana del Melfese e nella zona di Ascoli Satriano. Giusto il quantitativo che manca - 4 milioni di quintali – per chiudere i conti. Ovvero la stessa quantità di pomodoro entrata, a settimana, negli impianti di trasformazione durante i giorni bollenti (nel vero senso della parola) di agosto.
Ricordiamo ancora i Tir carichi di pomodoro che stazionavano davanti alle industrie per giorni senza poter consegnare il prodotto con le industrie ingolfate. Una quantità gigantesca è stata lavorata in quei giorni di metà agosto nei circa 70 impianti conservieri, fra Puglia e Campania. Lavoratori messi a dura prova, stabilimenti organizzati anche su tre turni per tenere il passo delle consegne. Inevitabile che dopo questa corsa forsennata ci si dovesse fermare in anticipo. Tutta colpa del gran caldo che ha trasformato i campi assolati del Foggiano, dell'agro Nocerino-sarnese, del Casertano in forni crematori con temperature fino a 50 gradi percepiti. Il pomodoro è maturato in fretta e si è spaccato, inevitabile la corsa alle industrie per salvare il salvabile.
Alcuni impianti "non erano nemmeno pronti", denuncia oggi il presidente provinciale della Cia, la confederazione agricoltori, Michele Ferrandino. "Il prodotto è marcito, ora chi risarcisce gli agricoltori?". Fermarsi, dicevamo, è una necessità anche per salvaguardare il mercato. "Da quando il tetto di produzione viene rispettato – dice Giovanni De Angelis, direttore dell'associazione nazionale dei produttori conservieri del Centro-sud – non abbiamo più scorte di magazzino. La qualità di pelato, passata e concentrato quest'anno è ottima, possiamo di fronteggiare così il calo dei consumi che in Italia, negli ultimi anni, ha subito un crollo preoccupante. Va meglio all'estero. Speriamo di rifarci con l'IGP sul pelato, il marchio di qualità".