Ortofrutta trasformata: vola l'export fuori Europa
"Le esportazioni fuori UE – spiega l'economista Gianluca Bagnara - segnano un +4%, con punte del 10% per la carne, 0,6% per il vino, +7,8% per frutta e verdura trasformata. Per l'Italia, questi indici sono ancora più significativi: +0,3% la produzione industriale e +2,2% il fatturato per cui il trend del valore aggiunto è superiore alla media UE. Purtroppo questi indici sono diversi se si guarda l'intera filiera e soprattutto la parte agricola. L'indice di fiducia degli agricoltori elaborato dal Copa-Cogeca ha dato segnali di inversione verso il positivo, ma rimane in decisa zona negativa".
Evoluzione dell'indice di fiducia dell'UE-10
Ancora più pesante è l'indice italiano, elaborato dall'Ismea. Il sentimento generale di insoddisfazione nell'agricoltura italiana è migliorato leggermente negli ultimi sei mesi, ma non sufficientemente da portare a un valore positivo nell'indice di fiducia.
"La fiducia – aggiunge Bagnara - rispecchia anche il sentimento di insoddisfazione sulla situazione economica attuale degli agricoltori e un atteggiamento più positivo sul futuro. Inevitabilmente il principale motivo della negatività degli agricoltori italiani è il continuo calo dei prezzi. I margini di prezzo sono diminuiti e la redditività è limitata in praticamente tutti i settori agricoli. Questa situazione è accompagnata da bassi livelli di consumo interno e da un rallentamento generalizzato del commercio internazionale. Tuttavia, gli agricoltori italiani continuano a essere fiduciosi su un miglioramento della loro situazione nei prossimi 2-3 anni. Tutti gli agricoltori prevedono un miglioramento della situazione economica nelle aziende agricole nei prossimi 2-3 anni, ad eccezione dei produttori di seminativi".
La prima considerazione generale che emerge sia a livello europeo che in particolare italiano è lo scollamento fra la parte agricola e quella industriale della filiera: una cosa è la produzione agricola, altra quella alimentare. Di fatto è ancora fragile il concetto di agro-alimentare. Anche le conseguenti politiche sono spesso contrastanti: quando si parla di agricoltura si fa spesso riferimento agli aiuti, agli interventi; dall'altra parte per l'alimentare si parla per creare opportunità di mercato e di esportazione.
Foto d'archivio
Bagnara sottolinea che "E' evidente l'inefficienza del modello lineare di mercato basato solo su partenariati transazionali basati sul prezzo obiettivo fra fornitori, trasformatori e rivenditori. L'indipendenza di interessi fra membri della catena limita la risposta ai cambiamenti nelle dinamiche della domanda e offerta; le partnership fugaci limitano produttività e innovazione".
"Occorrono politiche - conclude l'esperto - che promuovano un modello di filiera integrata e di cooperazione per un sistema incentrato sulla creazione di valore (cash flow di filiera). L'innovazione è concentrata più sul processo di produzione che sullo sviluppo di prodotto. Di conseguenza anche il partenariato pubblico-privato deve servire non per gestire fondi pubblici, ma per costruire condizioni di accesso al mercato".