Dalle bucce d'arancia pellicole trasparenti per il cibo
La pellicola trasparente naturale è un composto di acqua, acido citrico e pectina che si ricava dalla buccia dell'agrume. Un frutto o un ortaggio da "avvolgere" per confezionarlo e immetterlo sul mercato viene immerso nella soluzione liquida e non c'è bisogno di alcuna protezione cartacea o di pellicola di plastica. La disponibilità di agrumi consente alla Sicilia di essere leader nella produzione della pectina.
Una scoperta innovativa. E, quel che più conta, naturale e ricavata da quel dono della natura che sono gli agrumi. Il prossimo passo è la realizzazione di impianti di confezionamento di pectina per frutta, ortaggi, verdure. C'è un vantaggio che consente di recuperare il gap del rincaro – che si calcola intorno al 25 per cento – rispetto all'identico prodotto confezionato con la tradizionale, e artificiale, pellicola trasparente di plastica: la frutta e gli ortaggi trattati con la pectina durano il doppio nel frigo. Essendo così meno soggetti a guastarsi, se ne butterebbero assai meno nella spazzatura rispetto a quello che succede adesso. Senza spreco e compensando il più elevato costo di confezionamento protettivo.
Ma c'è di più. Se l'innovativa applicazione si diffonderà su larga scala i costi si ammortizzeranno e diminuiranno, rendendo la pectina sempre più competitiva rispetto alla pellicola trasparente di plastica. Per gli agrumi siciliani si aprirebbero dopo anni bui nuovi ed insperati sbocchi produttivi su larga scala essendo la materia prima dello strato trasparente protettivo tutta e solo natura e "made in Sicily".
L'"Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo" (Isaform) del CNR ha quattro sedi, a Ercolano, Catania, Cosenza, Perugia. Il progetto a cui si lavora a Catania ha il titolo "Progetto film edibili. Tecnologie e processi per il miglioramento della shelf-life dei progetti del comparto agroalimentare attraverso l'uso di film edibili innovativi a base di pectina". A coordinarlo il professor Salvatore Antonino Raccuia con la collaborazione della ricercatrice Maria Grazia Melilli.
La tecnologia ha trovato applicazione nell'ambito del progetto PON "Pectine" coordinato dal Dipartimento bio agroalimentare (Disba) del CNR, che ha visto la partecipazione dell'"Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo" di Catania in collaborazione con Pmi siciliane.
Il progetto ha portato alla realizzazione e alla sperimentazione di innovativi film edibili, composti da pectina e oli essenziali ricavati dagli scarti della lavorazione delle arance e da chitosano ottenuto dal guscio di gamberetti prodotti in allevamento.
Notevoli le implicazioni anche sul fronte economico: i film edibili escludono il ricorso a fonti fossili e rappresentano un esempio di riutilizzo di materiali provenienti da scarti di lavorazione. "La pectina si ottiene per il 98 per cento dalle bucce delle arance e solo in Sicilia se ne produce il 5 per cento del totale a livello mondiale – osserva il responsabile del progetto di ricerca Raccuia in una recente dichiarazione riportata dal mensile del CNR Almanacco delle Scienze – Un dato che apre prospettive interessanti dal punto di vista economico. Investire sulla lavorazione di sottoprodotti di origine alimentare come arance, bucce di mele o funghi contenenti chitosano può rappresentare un nuovo asse di sviluppo sostenibile per l'economia".
E aggiunge, accennando ad alcuni risultati concreti della ricerca rilevati: "Opportunamente processati, cuori di carciofo e frutti di fico d'India sono stati trattati rispettivamente con film di pectina e chitosano, totalmente invisibili e insapore, quindi confezionati in vaschette di pronto uso e messi in commercio come prodotto biologico fresco. Al progetto ha collaborato una azienda siciliana con la quale è stato realizzato un impianto pilota. I risultati sono stati sorprendenti: le pellicole hanno garantito la perfetta conservazione del prodotto fino a 12 giorni nel caso del fico d'India e fino a 24 – 28 giorni per i carciofi conservati a 4 gradi di temperatura".