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Alla scoperta dei magazzini Zespri in Nuova Zelanda

Nelle scorse settimane (cfr. FreshPlaza del 12/04/2016), un team di 11 esperti italiani in fatto lavorazione e conservazione del kiwi è partito alla volta della Nuova Zelanda: il principale produttore al mondo, quello che di questo frutto ha fatto la sua icona. Durante la missione neozelandese gli 11, tutti provenienti da magazzini fornitori di SunGold® Zespri, hanno visitato una serie di impianti dove la compagnia Zespri lavora e stocca i propri kiwi (quelli a polpa gialla in particolare): Apata, Trevelyan's, DMS, Mount Pack, Eastpack.


Durante le visite agli stabilimenti neozelandesi. (Foto Claudio Silvani)

Del gruppo di italiani faceva parte anche Claudio Silvani, di Apofruit, sede di Forlì. Lo abbiamo interpellato perché ci raccontasse quell'esperienza.

Durante la vostra permanenza in Nuova Zelanda e le visite agli impianti Zespri che cos'avete visto?
Abbiamo visto aziende agricole che stanno incrementando gli impianti a kiwi SunGold® (alias G3, la varietà di kiwi a polpa gialla targata Zespri, ndr), magazzini di confezionamento che stanno facendo grossi investimenti nelle linee di lavorazione, nelle celle frigo per lo stoccaggio e negli impianti frigo per la lunga conservazione in atmosfera controllata. Sono tutti molto ottimisti. In Nuova Zelanda la realtà kiwi ruota intorno all'organizzazione Zespri, basata su specializzazione, qualità e mercato. Zespri delibera propri regolamenti e proprie specifiche di qualità e gestisce la commercializzazione.


Controllo qualità. (Foto Claudio Silvani)

Come sono organizzati i magazzini neozelandesi?
Sono strutture molto grandi che gestiscono un unico prodotto, il kiwi, con linee di lavorazione specifiche. L'organizzazione di questi magazzini, o perlomeno quelli che abbiamo visitato, è molto simile in tutti, uniformati nelle procedure di qualità della Zespri e con una gestione del SunGold® che va dalla raccolta, fatta sempre seguendo le linee guida di Zespri, fino alla spedizione.


Operazioni di curing del kiwi. (Foto Claudio Silvani)

Il prodotto viene portato dentro ai magazzini dove segue il processo di curing (un'operazione che si fa appena prima dell'immagazzinamento e che consiste nel far sostare i frutti in un luogo coperto, asciutto e a temperatura ambiente: questo permette la cicatrizzazione della ferita lasciata sul frutto dal distacco dal peduncolo, ndr) per circa 24/36 ore; quindi è spostato nelle linee di confezionamento dove viene calibrato, bollinato e impaccato direttamente in scatole. Queste vengono quindi palletizzate a mano in bancali che vengono poi catalogati con una pallet card seguita da un codice a barre che viene scaricato in un sistema automatico di archivio gestito direttamente all'ufficio commerciale della Zespri.

I pallet vengono portati nei tunnel di raffreddamento dove avviene un abbattimento delle temperature, dai 14/16 gradi a 4/5, e successivamente stoccati in cella frigorifera dove possono rimanere fino a 4/5 mesi. Prima di essere caricati, i bancali venduti e che fanno fatto più di 2/3 settimane di stoccaggio devono essere ricontrollati, come da specifica Zespri. Se non conformi, vengono rilavorati.


Fasi di lavorazione del kiwi. (Foto Claudio Silvani)

Ci sono differenze tra la gestione di magazzino italiana a quella neozelandese?
Parliamo dello stesso prodotto ma in due emisferi opposti, con condizioni ambientali e climatiche diverse e con distanze dai mercati di sbocco molto importanti: la Nuova Zelanda deve affrontare almeno una o due settimane di trasporto via nave per poter raggiungere il mercato estero più vicino. In Italia completiamo le consegne ai nostri mercati anche nel giorno stesso dell'ordine. Inoltre le strutture neozelandesi sono organizzate per la lavorazione quasi esclusivamente di un solo prodotto, il kiwi appunto, giallo o verde che sia; le nostre strutture sono invece organizzate per gestire più prodotti, che vanno da quello altamente deperibile a quello di lunga conservazione.


Alla voce nuovi investimenti, ecco un nuovo magazzino. (Foto Claudio Silvani)

Cosa potremmo imparare gli uni dagli altri dalle rispettive, diverse gestioni di magazzino?
Non esiste una ricetta assoluta. Sicuramente le strutture neozelandesi offrono spunti interessanti che potrebbero essere considerati anche per le nostre strutture, ma è chiaro che non possono essere riportate tal quali nei nostri centri di confezionamento; andrebbero adattate.


Il gruppo di italiani durante la visita in Nuova Zelanda. (Foto Claudio Silvani)

Ad esempio, noi abbiamo fatto i banchi di selezione qualche anno fa ispirandoci al loro modo di operare, e così siamo riusciti a ottenere una selezione molto accurata, che rispecchia i parametri Zespri; sempre dal loro modo di lavorare abbiamo mutuato un sistema di gestione e tracciabilità dei bancali. E' probabile che loro siano invece molto interessati alle nostre linee automatizzate di confezionamento.


Curing del kiwi. (Foto Claudio Silvani)

Per fare un altro salto di qualità, rispetto all'attuale, cosa dovrebbe cambiare nella gestione in Italia?
Nessuna realtà ha la 'verità in tasca', e non esiste una ricetta miracolosa, sicuramente abbiamo visitato una impresa con elevati standard qualitativi e con un'elevatissima standardizzazione mentre in Italia abbiamo maggiori differenze date anche dai diversi areali produttivi, ma anche dovute a gestioni, sia in campo sia in magazzino, troppo differenti, che non fanno altro che portare sul mercato un prodotto non uniforme. In questi anni molto si è fatto per uniformare gli standard, in modo particolare per l'export, ma occorrerebbe fare di più.