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CREA di Caserta

MABISCOMBI: strategie agronomiche innovative per la filiera degli ortaggi da foglia di IV gamma

Negli ultimi 15 anni, la Piana del Sele (SA) è diventata la più importante area di produzione di ortaggi a foglia per la IV gamma. Una superficie coperta di circa 3.400 ettari su 4.500 totali presenti nel territorio è dedicata a queste produzioni.

Il settore è caratterizzato dalla coltivazione, sotto tunnel a corpi multipli, di cicli continui di molte specie tra le quali spicca la rucola che rappresenta il 70% del prodotto, mentre il restante 30% è rappresentato da valerianella, lattughino, bietola, spinacino, brassiche orientali, etc..

Il comparto è un polo produttivo di livello nazionale per il quale è stata stimata una PLV di 222 milioni di €. Gli alti standard qualitativi imposti dall'industria di trasformazione, la crescita della domanda di mercato e il prevalere di una logica economica attenta principalmente al profitto, hanno influito sull'adozione di protocolli tecnici di produzione fortemente intensivi.

Luigi Morra del CREA di Caserta, coordinatore del progetto Mabiscombi, riferisce: "I protocolli tecnici di produzione, stanno determinando l'emergere di alcune criticità agronomiche e fitosanitarie della filiera produttiva. In particolare, problemi fitosanitari crescenti dovuti a condizioni di tendenziale monocoltura che favoriscono l'emergenza di patogeni quali Fusarium spp., Sclerotinia sclerotiorum, Pythium sp. e Phytophthora parasitica; controllo delle piante infestanti verso le quali esiste una soglia di tolleranza molto bassa, dal momento che rappresentano elementi estranei indesiderati nel prodotto commerciale; il drammatico depauperamento del contenuto di sostanza organica nel terreno sottoposto a numerose lavorazioni ogni anno in assenza di adeguati apporti di sostanza organica.

Mabiscombi è un progetto di ricerca triennale, terminato il 31 marzo 2016, sullo studio di 'Materiali biodegradabili e mezzi di controllo biologico innovativi per il miglioramento dell'efficacia della solarizzazione del terreno e del controllo delle malerbe negli ortaggi da foglia destinati alla IV gamma'. Attraverso MABISCOMBI, conclusosi da pochi giorni, sono state validate alcune innovazioni di processo e di prodotto che potrebbero modificare i protocolli agrotecnici applicati nell'ottica di risolvere le citate criticità.

Per superare il problema della stanchezza dei terreni coltivati intensivamente, i ricercatori hanno messo a punto una solarizzazione combinata in cui, mediante irrorazione, è distribuito un liquido biodegradabile nero (brevetto del CNR) che dopo solidificazione forma un film continuo sulla superficie del terreno. A seguire, è steso un telo plastico Polysolar che crea, in tal modo, una sorta di "pannello solare". La solarizzazione con 'pannello solare' è stata messa a punto per aumentare il riscaldamento del suolo sia in termini di temperature raggiungibili sia per aumentare il numero di ore in cui le temperature superano i 37°C, che rappresentano la soglia oltre la quale è compromessa la sopravvivenza di patogeni e semi di erbe infestanti. Sulla base di questo assunto, la solarizzazione è stata condotta per 30 giorni al fine di essere più facilmente inseribile nei protocolli aziendali durante l'estate.


Distribuzione su parcella sperimentale del liquido biodegradabile che solidificando forma il fondo scuro del 'pannello solare'.


Copertura con film plastico termico e anticondensa della parcella precedentemente dotata di fondo scuro.

Per il controllo delle malerbe sulle colture trapiantate, i ricercatori hanno saggiato la pacciamatura biodegradabile in Mater-Bi® della Novamont. Si tratta di materiali che consentono, come la tradizionale pacciamatura in polietilene nero, il controllo delle malerbe senza ricorso a diserbanti, una maggiore e più rapida crescita della coltura, la sua pulizia da residui di terra. A fine ciclo, i film a base di Mater-Bi® possono essere interrati direttamente, subendo un naturale processo di decomposizione al pari dei residui colturali mentre per i film in PE bisogna provvedere alla loro rimozione e al successivo smaltimento secondo le modalità previste dalla normativa in materia.


Lattuga iceberg su pacciamatura biodegradabile in Mater-Bi.

Per far fronte al problema della fertilità dei suoli legata allo scarso contenuto di sostanza organica, i ricercatori hanno saggiato la fertilizzazione organica annuale con compost di sanse olearie vergini. Terreni con contenuti di sostanza organica molto spesso < 1,6% rappresentano un'emergenza per la sostenibilità a lungo termine dei sistemi produttivi orticoli sotto serra. Il suolo è 'crocevia' di numerose funzioni correlate al contenuto di sostanza organica: cicli dei nutritivi, stabilità della struttura fisica, habitat di una grande biodiversità che in esso trova sostentamento e da cui dipendono i cicli dei nutrienti, regolazione della qualità delle acque e della loro trattenuta nel terreno.

Infine, un'altra innovazione è quella dell'impiego di formulati a base di antagonisti biologici di funghi fitoparassiti come alternativa al solo impiego di agrofarmaci di sintesi. I prodotti utilizzati per il contenimento di Sclerotinia sclerotiorum su lattuga sono stati: in un primo esperimento, Remedier (Trichoderma asperellum + Trichoderma gamsii) e Serenade Max (Bacillus subtilis) in integrazione con la solarizzazione; in un secondo esperimento due agenti di biocontrollo Serenade Max (B. subtilis) e Contans (Coniothyrium minitans) sono stati impiegati da soli o in integrazione a prodotti chimici e confrontati con un testimone non trattato.

I ricercatori concludono che l'uso della solarizzazione con "pannello solare" insieme con l'uso di prodotti a base di agenti di controllo biologico è un approccio efficiente per colture quali la rucola e la lattuga. Inoltre, nei casi di terreni con elevato potenziale d'inoculo, l'integrazione chimico-biologica può far ridurre le applicazioni di prodotti di sintesi, controllando nello stesso tempo la presenza di residui. Attenzione va posta nella scelta dei presidi da usare nei differenti approcci di difesa.

Anche l'impiego annuale di compost, in dosi di 15 t/ha, ha determinato un incremento del contenuto di sostanza organica del suolo, nonostante non sia variata la frequenza delle lavorazioni effettuate tradizionalmente. Proprio l'intensità delle lavorazioni del terreno rappresenta un punto critico da risolvere se si vuole programmare un recupero stabile della fertilità del terreno.

Contatti:
Luigi Morra
CREA-Centro di ricerca in Cerealicoltura e Colture Industriali, laboratorio di Caserta
Via Torrino 2
Caserta
Tel.: (+39) 0823 256213
Email: luigi.morra@crea.gov.it
Web: www.crea.gov.it