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Il Distretto del Pomodoro del Centro Sud si sfalda per contrasti tra produttori e trasformatori

di Rossella Gigli - Chief editor/Manager FreshPlaza.IT

La torrida estate 2015 ha avuto i suoi effetti su molte produzioni agricole, tra cui le colture di pomodoro da industria del Sud Italia. Il caldo, infatti, ha accelerato la maturazione dei pomodori, generando un accavallamento dei raccolti, oltre a decurtare e rovinare parte della produzione.

Ma a essersi surriscaldati sono stati anche gli animi: a distanza di poco più di un anno dalla sua nascita (cfr. FreshPlaza del 28/04/2014), il Polo Distrettuale del pomodoro del Centro Sud rischia infatti di sfasciarsi. Ben otto Organizzazioni di produttori (OP) del Sud, che detengono il 40% del pomodoro del meridione (ma altre fonti parlano di meno del 30%, ndr), hanno annunciato le loro dimissioni dal distretto e altre sarebbero pronte a seguirle.

Il motivo del contendere deriva appunto dalla situazione anomala della campagna 2015, con una forte criticità nella gestione delle consegne e dei ritiri dovuta all'anticipo di maturazione delle produzioni foggiane e molisane, la cui raccolta è invece storicamente programmata in continuità alle produzioni precoci campane.

Dopo l'ultima di tre riunioni d'emergenza del Comitato di Coordinamento del Polo Distrettuale del Pomodoro da Industria del Centro Sud Italia, svoltasi lo scorso 10 agosto 2015 ad Angri (SA), le più rappresentative Organizzazioni di Produttori (fra cui le foggiane Apofoggia, Conapo, Assodaunia, La Palma, Fimagri di Manfredonia) hanno presentato le dimissioni da associati, nonostante l'appello a soprassedere rivolto a tutti da Gennaro Velardo, Presidente dell'Unione delle OP Italia Ortofrutta.

Nel corso della riunione sono stati presentati da ANICAV (Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali) i primi dati del monitoraggio delle quantità consegnate che, alla data dello scorso 2 agosto, rilevavano una quantità di pomodoro lavorato di circa il 100% superiore rispetto allo stesso periodo dell'anno prima.

Da parte loro, i produttori hanno accusato la controparte industriale di essere venuta meno alle regole concordate e condivise nell'ambito dell'Accordo Quadro del 23 giugno 2015.

Marco Nicastro, presidente della federazione nazionale Pomodoro da Industria di Confagricoltura, ha accusato le industrie di trasformazione di contrattazioni al ribasso e di "cinico sfruttamento", sostenendo le lamentele dei produttori circa l'applicazione di tagli eccessivi, cali di peso (e conseguentemente di prezzo) non giustificati e ritardi nel ritiro della merce.

Da parte sua, Giorgio Mercuri, Presidente di Fedagri, ha commentato: "Ancora una volta le industrie campane del pomodoro, non rispettando l'Accordo Quadro, hanno perso una grande occasione. Nell'ultimo confronto tra le parti, è emerso addirittura il mancato invio da parte della quasi totalità dell'industria dei dati che comprovano la classificazione del pomodoro, dati che, in base a quanto previsto nell'accordo, l'industria aveva l'obbligo di fornire entro 48 ore dalla ricezione del pomodoro".

Il presidente di Fedagri ha proseguito: "Mi preme evidenziare che ad assumere tali comportamenti decisamente discutibili sono proprio primarie aziende del settore che chiedono da tempo l'adozione di presunti codici etici. Per fortuna fanno eccezione le industrie del Nord che operano nel mezzogiorno, le quali si stanno ancora una volta differenziando rispetto alle industrie meridionali".

A replicare è Antonio Ferraioli, Presidente di ANICAV, il quale ha precisato: "L'ANICAV non intende coprire e difendere chi non rispetta le regole e attua azioni speculative che creano solo danni al settore. C'è bisogno, però, che ognuno faccia fino in fondo il proprio dovere, superando la logica delle accuse generiche o delle denunce di massa. Sappiamo che le particolari condizioni climatiche hanno generato un'accelerazione della maturazione del pomodoro in campagna e che tale situazione sta generando una forte criticità nella gestione delle consegne e dei ritiri; per questo che stiamo già lavorando al massimo delle nostre capacità di trasformazione, così come dimostrano i dati a nostra disposizione. Diventa perciò quantomeno difficile sostenere per esempio tesi (come quella del presidente di Confagricoltura Foggia, Onofrio Giuliano, ndr) secondo le quali le industrie avrebbero dimezzato il numero di camion per il ritiro dei pomodori".

In ogni caso la vicenda, come dichiarato da Mercuri: "Sancisce il fallimento del ruolo del distretto nella gestione delle relazioni tra produttori e industriali, pur essendo stato costituito proprio con l'obiettivo di trovare accordi all'interno della filiera". Interpellato da FreshPlaza, Mercuri ha aggiunto: "Il settore del pomodoro da industria del Sud Italia, già in difficoltà per via della crescente competizione internazionale (leggasi qui solo l'ultima storia di falsificazione), ha inciampato in quello che avrebbe dovuto costituire il primo gradino di un percorso condiviso. Di fronte alle prime irregolarità, avremmo gradito un segnale forte da parte del Distretto. Ciò non è avvenuto; che senso ha dunque costituire un Distretto per ritrovarsi poi in una situazione peggiorativa? Se lo strumento serve ad avallare le distorsioni del mercato, noi non ci stiamo".

Di diverso avviso Gennaro Velardo: "Il Polo Distrettuale è e resta fondamentale per la nostra filiera. Ci saremo illusi se, alla sua prima vera campagna di produzione, il Distretto avesse gestito senza affanni le problematiche, peraltro ben note. Sicuramente vanno migliorate le regole di funzionamento e attentamente monitorati quei comportamenti che si discostano da quanto concordato, ma evitando prese di posizione che danneggiano complessivamente una filiera che sta cercando di dotarsi di regole di funzionamento. Non è certo in piena raccolta il momento più opportuno per tirare le somme su chi non ha rispettato le regole. Aspettiamo la conclusione della campagna (a fine ottobre, ndr) per farlo".