Angurie: sulla piazza bolognese frenano i consumi
In questo momento, riprende il grossista, "c'è prodotto proveniente un po' da ogni origine, dalla Sicilia, dalla Puglia, dal comprensorio locale, dal Mantovano; su tutto è il prodotto del Nord ad andare un po' meglio, con quotazioni migliori. Non è un discorso di qualità, perché anche il prodotto del Sud è ottimo; è più una questione di domanda, con i compratori che qui a Bologna cercano prodotto più curato, più lavorato e si trovano meglio con le angurie del Nord. Su altri mercati all'ingrosso, ad esempio, è diverso".
In termini di prezzo la diversità di provenienza del prodotto crea una forbice piuttosto ampia, in funzione della qualità. "Andiamo - riprende il grossista di Bologna - dai 20/25 centesimi di euro al chilo fino a 70 centesimi di euro, sempre al chilo. Soprattutto al minimo di 20 centesimi parliamo di prezzi molto bassi e se ci fosse una richiesta normale per questo periodo andrebbe molto meglio. All'inizio della stagione, quando i cocomeri erano ancora delle primizie, riuscivamo a vendere bene anche a 2 euro al chilo: ce n'erano poche e tutti le volevano. Speriamo che la richiesta torni a essere quella che dovrebbe essere".
Se sulla piazza di Bologna il prodotto del Nord tira un po' di più rispetto a quello del Sud, all'estero la situazione è invertita. "Esportiamo in tutta Europa - spiega Russo - dove il prodotto del Nord non si vende bene come quello del Sud, perché all'estero sono molto più attenti al prezzo che non alla lavorazione delle angurie, non sono esigenti come in Italia, sicché preferiscono un prodotto che costa un po' di meno. Oggi per un prodotto in partenza per l'estero, senza costi di trasporto, le angurie sono quotate 15/16/17 centesimi di euro al chilo, per una domanda che per quanto ci riguarda appare buona".