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"Leonardo Odorizzi: "E se l'immigrazione fosse una risorsa per un'agricoltura etica?"

Sul triste fenomeno dello sfruttamento della manodopera degli immigrati clandestini attraverso sistemi illegali quali il caporalato, che periodicamente vengono posti alla ribalta della pubblica opinione da trasmissioni televisive d'inchiesta, e spesso con riferimento al settore agricolo, interviene sulle pagine di FreshPlaza Leonardo Odorizzi dell'omonima azienda di Bussolengo (VR) specializzata nelle produzioni frutticole destinate alla trasformazione agroindustriale.

"Da oltre un decennio - spiega Leonardo - la nostra società ha deciso di sottoporsi ai più stringenti standard di certificazione. Prima ISO 9001, poi 22005 per garantire la più affidabile rintracciabilità; successivamente lo standard ambientale 14000, oltre all'Osas 18001 che garantisce sicurezza e salute dei lavoratori impiegati; proseguendo poi con le certificazioni GlobalGAP, per garantire la salubrità dei prodotti derivante dalle Buone Pratiche Agricole (GAP), oltre agli standard BIO e Grasp per la sicurezza nei campi. Infine, la svolta decisiva è arrivata dopo l'ammissione allo standard Etico Solidale SA 8000 che da oltre un anno ci vede impegnati nel monitorare tutti i nostri fornitori e collaboratori di frutta e di servizi, verificandone il rispetto nella regolarità dell'utilizzo di manodopera regolare e maggiorenne, rispettando i punti previsti dai Contratti Nazionali di Lavoro, compresa la giusta retribuzione".

Solo voci di costo in più per l'impresa? Odorizzi è convinto del contrario: "Sarà per via della questione dell'immigrazione che sta riempiendo le pagine dei giornali di questi ultimi mesi, con tutte le problematiche sociali e d'inserimento che porta con sé, ma i nostri migliori clienti ci hanno scelto proprio per le garanzie che siamo in grado di offrire in tema di rispetto umano e tutela occupazionale. Dopo 3 settimane di commercializzazione di pesche e nettarine, possiamo godere finalmente dei prezzi di vendita molto elevati. Siamo a conoscenza di vendite ben al di sotto dei nostri prezzi, ma che per il momento non ci creano problemi".

Leonardo Odorizzi ritiene che la scelta etica, nella filiera ortofrutticola, sia l'unica strada percorribile per distinguere l'offerta di merce italiana da quella di altri paesi: "Prendiamo il caso della concorrenza spagnola. Anche in questi stessi giorni, particolarmente pesanti per le quotazioni delle pesche italiane, la Spagna sta vendendo a prezzi molto più alti dei nostri, grazie alla capacità di programmare le forniture per quantitativi ingenti e standard molto elevati. Quale carta possiamo giocare noi, per difenderci, se non quella di una filiera etica?"

"Nessun retailer o industria, specialmente se estero, ha voglia di giocare con il fuoco di potenziali scandali, attirandosi la disaffezione del pubblico. Il rischio è troppo grosso e non è più una questione di soldi. Non a caso, un gigante della distribuzione alimentare ci ha confermato un contratto di fornitura di mele Fuji, proprio in quanto la nostra offerta è improntata al rispetto dell'ambiente, della salubrità, della sicurezza, dell'eticità e dove biodiversità e diritti dell'uomo rappresentano i caposaldi del progetto".

Le politiche aziendali hanno dunque impatti a largo spettro e il presunto risparmio di oggi, o meglio il sottocosto, è una scommessa a rischio, dove per rischio s'intende la perdita di reputazione e l'ostracismo da parte del consumatore. "Una filiera meno etica può forse vincere nel breve termine, ma prima o poi i nodi vengono al pettine. Noi su cosa vogliamo puntare per fare la differenza?"