Non c'e' storia tra i prezzi del carciofo romano e di quello violetto
"La situazione è altalenante per via del clima e la scorsa settimana molti campi di produzione in Sicilia erano allagati"; ciò ha influito su disponibilità e qualità del prodotto, specie del violetto, di cui, "ce n'è poco. E' sempre più soggetto al clima e quest'anno è stato un disastro, con quantità inferiori rispetto all'anno precedente, e con meno prodotto dalla Puglia. Così è diventato costoso, il che ne ha limitando le vendite. In questo periodo, quello siciliano mostra poco colore, è molto verde, mentre dovrebbe avere sfumature più tendenti al violaceo. A causa del clima, il violetto si aggira tra i 25 e i 30 centesimi al capolino".
"Ora – continua Marzola - la maggior parte del carciofo che si trova sui mercati all'ingrosso è di varietà Tema, con pochi arrivi dalla Sardegna, dove si viene da tre-quattro anni disastrosi. Il Tema siciliano è a fine stagione e, al suo posto, sta arrivando il Terom sardo, buono e apprezzato e che spunta 45 centesimi al pezzo; è più tenero e buono del Tema".
"Vanno bene i carciofi romani – chiude il commerciale della Spreafico - che hanno un buon potenziale. Quelli sardi vengono scambiati a 60 centesimi al pezzo, mentre sul mercato devono arrivare le varietà di carciofo romano C3 e Apollo, da Battipaglia, dove ad oggi, lì, viaggiano su prezzi intorno ai 70 centesimi al capolino. Ma quelloche va più forte di tutti è il carciofo di Paestum, che acqustiamo dal consorzio Terra Orti, che ci tiene a valorizzarlo: lo tengono lungo e, invece delle classiche cassette da 20, 25 o 30 pezzi, lo commercializzano legato in mazzi da 10 esemplari. Ce n'è poco disponibile, al momento, ma quello che c'è e spunta anche più di un euro al pezzo".