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Lo stato dell'irrigazione nel mondo: i risultati di uno studio FAO e Acquastat

La FAO (Agenzia per l'alimentazione e l'agricoltura della Nazioni Unite), in collaborazione con Acquastat (Organismo FAO che raccoglie le informazioni relative all'acqua e allo sviluppo dei terreni) ha presentato uno studio in cui viene illustrato lo stato delle aree attrezzate per l'irrigazione e delle colture irrigue nel mondo.

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In base alle analisi FAO, nel 2012, in tutto il mondo risultavano oltre 324 milioni di ettari attrezzati per l'irrigazione. Di questi, circa l'85% sono attualmente irrigati. 

Le aree irrigate rappresentano il 20% della superficie totale coltivata e contribuiscono per il 40% alla produzione mondiale di cibo.

L'Africa subsahariana è la regione del mondo con la minore quantità di superficie irrigata: poco più del 3% contro il 21% a livello mondiale. Sempre in questa regione si registra la più alta prevalenza di denutrizione che, tra il 2011 e il 2013, ha toccato il 25% contro il 12% registrato a livello mondiale.

All'interno della rivoluzione verde, in Asia, svolge un ruolo davvero importante la combinazione tra la varietà di prodotti ad alto rendimento e l'introduzione di pesticidi e macchine agricole. Allo stato attuale, è irrigato il 41% dei terreni coltivati contro il 26% registrato negli anni Settanta.



Il continente asiatico, con quasi 230 milioni di ettari attrezzati per l'irrigazione rappresenta il 70% dell'intera superficie irrigata nel mondo. Quasi il 60% di questi 230 milioni di ettari si trova tra la Cina e l'India, un territorio all'interno del quale è concentrato quasi il 40% della popolazione mondiale.

In Europa, solo il 65% delle aree coltivabili sono attrezzate per l'irrigazione. In realtà questo dato è esiguo se si fa riferimento alle altre aree del mondo, ma è da attribuire alla forte presenza di precipitazioni che spesso non rendono necessario il ricorso a sistemi di irrigazione.

L'irrigazione localizzata (a goccia), dopo l'invenzione di tubi di plastica a buon mercato (siamo attorno al 1970) è cresciuta rapidamente: in tutto il mondo da quasi 0,5 milioni di ettari registrati nel 1981 si è passati a quasi 9 milioni di ettari nel 2010.

L'irrigazione a pioggia, nel 2010, copriva più di 35 milioni di ettari. Nonostante sia considerata meno efficiente di quella localizzata sta avendo una grande diffusione a seguito dei prezzi più convenienti e della possibilità di spostamento.



Nella regione del Nord America per l'irrigazione si utilizzano principalmente le acque sotterranee (59% della superficie irrigata). L'acqua sotterranea è inoltre l'unica fonte accessibile nei paesi aridi ed è spesso usata in combinazione con impianti di irrigazione a pressione.

La Cina è il paese con la più vasta area attrezzata per l'irrigazione, con 69,4 milioni di ettari, seguita dall'India con 66,7 milioni di ettari. Al di fuori del continente asiatico, i paesi con le maggiori superfici irrigate sono: gli Stati Uniti d'America con 26,4 milioni di ettari, l'Italia con 3,95 milioni di ettari ettari, l'Egitto con 3,65 milioni di ettari e l'Australia con 2,55 milioni di ettari.

Nel 2010, la Cina è diventata il paese con la più grande area di irrigazione, superando l'India che era al primo posto da oltre 50 anni.

Per quanto riguarda le colture irrigue, nel 2011 sono stati raccolti oltre 346 milioni di ettari di prodotti. In questo ambito specifico l'irrigazione contribuisce al 40% della produzione agricola di tutto il mondo e il 20% della superficie coltivata al mondo è attrezzata per l'irrigazione.



Andando ad analizzare il difficile rapporto tra irrigazione e ambiente, il prosciugamento del lago d'Aral in Asia centrale può essere considerato tra gli esempi più drammatici derivanti da una cattiva gestione dell'irrigazione. Dal 1960 il livello del mare è sceso di 17 metri e la linea della costa si è spostata di 70 metri. Ciò è dovuto all'enorme utilizzo dell'acqua per l'irrigazione delle piantagioni di cotone e per la produzione di elettricità.

Globalmente, nel passaggio dal campo alla tavola, viene perduto più di un terzo del cibo prodotto. Di conseguenza viene anche sprecata tutta l'acqua che era stata utilizzata per la produzione di tale cibo. Nei paesi ricchi, la maggior parte delle perdite riguarda le quantità di cibo non consumato.

Rielaborazione FreshPlaza su fonte: www.fao.org