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Se il mercato delle mele piange in Crimea, rischia di non sorridere nemmeno in Europa

I commercianti di mele della Crimea affermano che la domanda di frutta è stata recentemente depressa verso livelli estremamente bassi. La situazione di tensione politica che si sta vivendo nella zona non favorisce la commercializzazione di prodotti, inclusi quelli ortofrutticoli.

I coltivatori locali sono quelli più colpiti: secondo gli ultimi dati registrati, si movimentano oggi appena 10 tonnellate di mele al giorno contro le 100 ton/giorno del periodo precedente. La situazione non pare possa riprendersi a breve.

Il problema è anche di natura valutaria; dall'inizio della crisi, tanto il Rublo russo quanto la Grivna ucraina hanno perduto molto del loro valore rispetto al Dollaro e all'Euro. Il passaggio della Crimea al Rublo comporterà un'ulteriore svalutazione della moneta russa anche nei confronti della stessa Grivna.

Le prospettive di medio-lungo periodo sul mercato delle mele appaiono critiche, in quanto attengono alle dinamiche dell'intera area Est-Europa/Russia. Nel secondo semestre del 2013, era risultata già evidente la tendenza del mercato russo a sostituire l'acquisto di mele moldave a quello di frutta polacca; la Moldavia ha infatti esportato 150.000 tonnellate di mele, pari ad un 8% in più rispetto alla campagna precedente; al contempo, le esportazioni di mele polacche in Russia sono diminuite di ben il 32%.

Che la Russia stia mutando il proprio parco fornitori emerge anche dai dati relativi alle esportazioni di mele dalla Serbia, significativamente cresciute a gennaio 2014 (12.000 ton) rispetto allo stesso mese del 2013 (circa 2,7 volte tanto). Nel periodo compreso tra luglio 2013 e gennaio 2014, le esportazioni di mele dalla Serbia alla Russia hanno totalizzato quota 68.000 tonnellate (due volte e mezza di più che nella stagione precedente). Nel giro di un solo anno, perciò, la Serbia è diventata il terzo maggiore fornitore della Russia (dopo Polonia e Moldavia), rispetto alla sua precedente sesta posizione.

Tutto ciò, sommato alle recenti tensioni tra UE e Russia e al rischio di un'improvvisa chiusura delle frontiere, con conseguente blocco degli scambi commerciali, dipinge un quadro preoccupante, nel quale gli ingenti volumi di mele polacche (primo produttore europeo) potrebbero presto voltare la testa a occidente e cercare sbocchi sul mercato UE.

Un operatore del mercato italiano rivela a FreshPlaza di essere stato contattato con crescente frequenza da esportatori polacchi, alla ricerca di nuove opportunità commerciali: "Le mele polacche vengono offerte a prezzi bassissimi, con i quali le produzioni italiane non potranno mai competere. Ciò anche a causa del fatto che la manodopera
nei frutteti polacchi, di origine prevalentemente ucraina, riceve una paga oraria irrisoria. Il timore che il mercato russo possa chiudersi sta spaventando non poco i fornitori polacchi, ma deve mettere in allarme anche noi."

"Mi fanno ridere - sottolinea l'imprenditore - quelli che ipotizzano eventuali misure di ritorsione contro i Russi, qualora dovessero chiudere le frontiere; quelli che ad esempio minacciano di congelare i conti correnti russi aperti in Europa non si rendono conto che nessun fornitore ortofrutticolo europeo viene pagato da conti bancari russi; tutti gli importatori di quel paese pagano le nostre merci da conti aperti in Svizzera o nella UE. Pertanto, bloccare i loro soldi significa solo impedire ai fornitori europei di ricevere il dovuto pagamento delle merci. Questo io lo definisco segare il ramo sul quale si sta seduti!"