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Di Rossella Gigli

Alcune considerazioni sulla (pessima) forma fisica degli Italiani e sul ruolo dell'industria ortofrutticola

Stessa spiaggia, stesso mare... ma bagnanti sempre più in sovrappeso. Questa la (triste) constatazione che possiamo fare al nostro rientro dalle vacanze estive.

Uomini, donne, bambini, che provengano dal Sud, dal Centro, come dal Nord Italia, recano stampato a lettere cubitali nel proprio corpo un unico comune denominatore: quello di una inesorabile avanzata dell'indice di massa corporea. La Penisola unificata dal sovrappeso e dall'obesità: tutte le statistiche circa il pericoloso incremento del fenomeno trovano visibile conferma sull'arenile.

Tra le cause della tendenza in atto, si segnala anche la crisi economica (leggasi articolo "Cosa fa ingrassare gli italiani" - clicca qui); fatto sta che, per accumulare decine di chili di troppo rispetto al "peso forma", taluni comportamenti alimentari scorretti devono essere protratti per lunghi periodi di tempo, ben superiori agli anni della crisi.

Se si trattasse soltanto di un problema "estetico", ci guarderemmo bene dal menzionarlo; ma qui la questione è ben più grave e porta con sé conseguenze socio-sanitarie di proporzioni enormi. Buona parte dei nostri connazionali è destinata a sviluppare una (o più) patologie collegate al sovrappeso e all'obesità nel giro dei prossimi 10-20 anni, con ricadute devastanti per il sistema sanitario nazionale.

Il ruolo del settore ortofrutticolo
Siamo dunque tutti coinvolti ed è ora di cominciare a parlare con una voce sola, dato che, a prescindere da ogni tipo di appartenenza, unico è anche il problema da affrontare.

Servirebbe attivare una colossale campagna di sensibilizzazione al drastico cambiamento dello stile alimentare e di vita della popolazione italiana; il settore ortofrutticolo nazionale potrebbe e dovrebbe farsene primo portavoce, in tutte le sedi possibili: da quelle istituzionali, a quelle della comunicazione di massa, a quelle commerciali. Delegare questo compito a terzi sarebbe un errore.

Basta chiacchiere, convegni per addetti ai lavori, iniziative sparse e scoordinate; basta anche a mega-programmi UE che incidono poco o nulla nelle effettive scelte alimentari delle famiglie: qui è in gioco la salute di milioni di Italiani e la sostenibilità di un intero sistema sociale ed economico.

Un'alleanza tra ortofrutta e settore del wellness potrebbe costituire una delle possibilità, ma non l'unica; bisogna infatti arrivare alle orecchie di tutti, non soltanto a quelle di un target specifico di consumatori.

Contribuirà il settore ortofrutticolo a formulare un messaggio di caratura nazionale, efficace e dai risultati misurabili, con una serie di iniziative mirate ad ogni fascia d'età e di censo, di istruzione e di background? Sarà capace di istituire un comune tavolo di coordinamento e di confronto? Diventerà finalmente protagonista di una svolta epocale dei costumi - della quale abbiamo urgente bisogno - e insieme artefice del proprio destino?

Noi possiamo solo augurarci di poterne (prima o poi) fornire almeno la cronaca.