Il punto sul mercato orticolo all'ingrosso con Valentino Di Pisa
"Stiamo assistendo – racconta Di Pisa – a una certa tensione verso l’alto per i prezzi di peperoni, indivie, scarole e fagiolini; il resto è più o meno stabile, senza particolare entusiasmo. Non si è certo verificato il pericolo, enfatizzato dai mass media, di aumenti indiscriminati dei prezzi che, va precisato, non ci sono mai stati".
"I prezzi dei finocchi sono al ribasso rispetto all’anno scorso, così come quelli delle melanzane; le zucchine sono stabili su prezzi accettabili come anche le insalate, mentre i prezzi delle patate sono molto bassi”.
"Il pomodoro ciliegino e quello rosso sono in linea con l’anno scorso: anche in questo caso, quindi, urge segnalare prezzi stabili ma orientati verso il basso, abbinati a una certa diminuzione degli acquisti".
"Purtroppo - continua il vicepresidente di Fedagromercati – il problema è che i consumi sono calati. Non c’è più la corsa al prodotto mancante e, non appena il prezzo di qualsiasi referenza aumenta un po', arriva immediatamente il contraccolpo negativo. Perché il consumatore è molto più attento alla spesa ed è concentrato su tre aspetti: la produzione, la provenienza e, in particolare, il prezzo".
"A livello di forniture sul mercato, il clima ha influito poco sui quantitativi disponibili o, meglio, anche quando lo ha fatto, non ne abbiamo avvertito la mancanza. Quel che manca, invece, sono gli acquisti", ribadisce Di Pisa.
Per quanto riguarda il prodotto straniero, secondo Valentino Di Pisa, non è in competizione ma semmai in integrazione rispetto all’offerta italiana. Condizione, in alcuni casi, necessaria. Per esempio, al momento i peperoni che si vendono sono quasi tutti di origine spagnola, vista la scarsa offerta italiana, al contrario di quanto accade per i carciofi, perlopiù di provenienza interna.
"Facendo un confronto con il panorama frutticolo – conclude Valentino Di Pisa – va detto che gli ortaggi hanno dato qualche soddisfazione in più. Pomodoro ciliegino e grappolo, melanzana, cavolfiore e indivia, anche se per periodi limitati, hanno almeno registrato accenni di andamenti positivi. La crisi c’è, è globale e si sente, i sacrifici riguardano tutti i comparti e forse il nostro settore, che è meno organizzato e strutturato, ne risente maggiormente".
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