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Uganda: l'ingegneria genetica potrebbe salvare le banane, se non fosse per l'opposizione agli OGM

"La banana in Uganda è tutto", dice Arthur Kamenya, contadino ugandese. "È il nostro alimento base. Lo mangiamo a colazione, a pranzo, a cena e abbiamo persino una birra a base di banana".

Per molti di noi, la banana è un frutto semplice. Dolce, sano e gustoso. In Uganda, banana si dice "matooke". Non è un caso che la stessa parola significhi anche "cibo". Dieci milioni di tonnellate di banane ogni anno vengono coltivate in Uganda, che risulta così il secondo produttore al mondo.

Negli ultimi anni una malattia sta colpendo il raccolto annuale di questo frutto prezioso. Una malattia batterica, la Banana Xanthomonas Wilt (BXW), che si sta rivelando mortale.

Secondo il professor Wilberforce Tushemereirwe, del Programma Nazionale di Ricerche sulla Banana, il 30% del raccolto di banane dell'Uganda è stato danneggiato dalla malattia, che può cancellare intere piantagioni in soli 12 mesi, e ha causato perdite annuali per mezzo miliardo di dollari.

"Da una pianta sana mi aspetto di raccogliere almeno quattro caschi pesanti di banane. Quando la pianta è attaccata dalla malattia, probabilmente possoottenerne al massimo tre e molto, molto piccoli", commenta Kamenya.

Nel Programma Nazionale di Ricercasulla Banana sono in corso esperimenti di manipolazione genetica. Gli scienziati qui credono che questo sia l'unico sistema per affrontare il problema. I metodi convenzionali, tra cui l'incrocio selettivo di ceppi resistenti, non hanno funzionato. Persino i banani selvatici sono sensibili al batterio BXW.

Due geni provenienti da una pianta di peperone vengono al momento utilizzati per cercare di creare una pianta di banano resistente al BXW. I geni contengono una proteina che aiuta a isolare le cellule infettate, arrestando la diffusione della malattia.

I geni sono stati isolati presso la Academia Sinica di Taiwan, dove sono stati testati su altre colture, tra cui i pomodori e le patate. Ora la speranza è che essi possano salvare il prodotto nazionale ugandese. Prove su campi confinati sono iniziate nell'ottobre 2010.

I risultati di laboratorio sono stati promettenti, afferma il professor Tushemereirwe, e tutte le indicazioni preliminari confermerebbero risultati positivi anche in campo.

Purtroppo le colture geneticamente modificate non sono legali in Uganda. Il Programma Nazionale di Ricerca sulla Banana ha una licenza speciale che glipermette di coltivare organismi geneticamente modificati ai soli scopi della ricerca.

Il professor Tushemereirwe spiega che l'opposizione locale agli alimenti geneticamente modificati (OGM) potrebbe mettere a repentaglio il suo progetto. "Le voci che si oppongono all'approccio scientifico che stiamo impiegando sono una minaccia" ha spiegato.

Arthur Kamenya ha dichiarato che ogni imprenditore che conosce vorrebbe impiantare colture transgeniche, se solo ne avesse la possibilità. Non è lo stesso per la popolazione. Una recente indagine condotta presso il Programma Banana mostra che il 58% degli cittadini ugandesi è scettico circa i cibi geneticamente modificati. D'altra parte, invece, il 95% degli agricoltori è disposto a produrli.

E' improbabile che il dibattito sugli OGM venga concluso in tempi brevi. Ma per l'agricoltore Arthur Kamenya la via da seguire è chiara: "Quando qualcuno ha fame, ha voglia di mangiare ora, non domani! Se la gente muore di fame oggi, allora non possiamo parlare di futuro, e se gli organismi geneticamente modificati forniscono la soluzione, allora l'Africa deve accoglierli".