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Arance di Sicilia nel mondo: un bilancio di fine stagione tra alti e bassi

Dopo una stagione preceduta da un'estate siccitosa che ha pesantemente influito sulla produzione, quale bilancio è possibile trarre per le aziende produttrici siciliane? Per comprendere più da vicino le dinamiche che hanno determinato l'andamento di questo settore trainante dell'ortofrutticoltura italiana, abbiamo chiesto a Francesca Di Geronimo, manager di una nota azienda di produzione e commercializzazione siciliana, di fornirci il suo punto di vista.


Francesca Di Geronimo

"Siamo agli sgoccioli della stagione agrumicola - spiega l'imprenditrice siciliana - e come azienda pensiamo che il bilancio sia positivo, dopo la stagione precedente (2016/17) dove forti gelate hanno distrutto gran parte della produzione, quest'anno invece c'è stata abbondanza di prodotto. Parliamo, ovviamente, delle produzioni del ragusano, nella Sicilia sudorientale. In questi anni ci stiamo aprendo con entusiasmo al mercato estero, sicuramente molto ampio e di grande interesse, ma dove c'è molta concorrenza da parte di competitor di tutta la fascia mediterranea".

Il valore aggiunto del biologico e del... siciliano
L'attenzione dei consumatori verso il bio, verso i prodotti sani e di qualità è molto in crescita, il SINAB (sistema di informazione nazionale sull'agricoltura biologica) registra un aumento del 20%. Il prodotto siciliano è molto apprezzato all'estero e le certificazioni danno quel valore aggiunto che permette di penetrare nuovi mercati e un posizionamento su una fascia privilegiata del mercato. In generale l'offerta nel settore arance è sicuramente molto elevata e i prezzi sono sempre molto bassi; molti produttori sono costretti a svendere creando un'ulteriore distorsione del mercato. La strategia migliore è sempre quella di distinguersi con nuovi prodotti, con un servizio eccellente, pre e post vendita.

La concorrenza nel bacino del Mediterraneo e non solo
"La concorrenza per noi è uno stimolo al miglioramento e all'apertura di nuove strategie di mercato - prosegue Di Geronimo - tuttavia non possiamo competere sui prezzi a causa degli ingenti costi che dobbiamo sostenere rispetto ai Paesi del Nord Africa, Spagna o Grecia o Israele. Essendo però specializzati nel settore BIO, veniamo già percepiti come fornitori di un prodotto di qualità e riusciamo dunque a stimolare l'interesse dei grossisti e a differenziarci".



"D'altra parte, il Sudafrica ha il grande vantaggio di essere un grosso produttore di agrumi - continua la manager - e soprattutto di avere il monopolio del mercato in alcuni mesi dell'anno in cui nel nostro emisfero non c'è produzione; hanno quindi a disposizione una richiesta sempre molto elevata con prezzi molto sostenuti e per loro la domanda è in continua crescita. Alla luce di questo, abbiamo fatto grossi investimenti per aumentare la produzione di arance tardive che possano prolungare sempre più la stagione. Consideriamo che le arance sono un frutto di larghissimo consumo e benché nel periodo estivo diminuisce il consumo dei privati aumenta sicuramente quello dei succhi, delle spremute e dei centrifugati".

Cold treatment e protocolli fitosanitari sono la conditio sine qua per il trading oltreoceano
"Recentemente - afferma l'esperta - per l'export verso USA sono stati imposti particolari protocolli e trattamenti a freddo che dovrebbero prevenire la diffusione di malattie e il trasporto di parassiti /agenti patogeni, l'argomento è abbastanza delicato perché è corretto tutelare il proprio Paese ma dall'altra viene comunque visto come una sorta di protezionismo non giustificato. Accordi tra i Paesi dovrebbero trovare un giusto punto di equilibrio tra le varie esigenze anche perché le procedure non sono ben chiare e ritengo che i nostri ispettori fitosanitari è necessario siano ben formati per assistere le aziende come la nostra, che si affacciamo all'esportazione verso i Paesi extra UE".


Moro

E l'Asia?
In Asia, è crescente l'appeal dei prodotti italiani. Siamo notoriamente considerati un Paese con un elevato livello nel food, non per niente la cucina italiana è una delle più rinomate al mondo, grazie anche alla genuinità e bontà dei prodotti nostrani. La produzione delle arance nazionali non può che evocare la Regione Sicilia.

"In Cina sappiamo che il gruppo Alibaba sta lavorando intensamente per importare arance rosse siciliane - dice ancora Di Geronimo - La Sicilia deve puntare, per differenziarsi, su prodotti di qualità o su specialità come appunto le arance rosse che per il particolare microclima e l'elevata escursione termica ci consentono di fare un prodotto che ci differenzia dagli altri Paesi. Per questo motivo noi stiamo puntando su varietà nuove e molto resistenti quali Tarocco tdv e vcr su portainnesto F6P12, Meli su portinnesto citrumelo swingle e Arancia cara cara (navel rosè). Nell'abito di una strategia di mercato corretta, dobbiamo differenziarci con cultivar particolarmente precoci o tardive come per esempio la Navel Fukumoto, che matura da noi circa 10 gg prima della Newhall".

L'e-commerce per raggiungere nuovi mercati
Ne contesto del mercato asiatico, l'e-commerce è destinato ad assumere un ruolo sempre maggiore nella nostra economia, basti pensare allo sviluppo di piattaforme online, come quella appena citata dalla nostra esperta, grazie alle quali oggi è possibile comprare di tutto e dove tutto diventa a portata di click. L'e-commerce aumenta la concorrenza e assottiglia le distanze, diventa, dunque, determinante la capacità di sviluppare adeguate strategie di marketing. Anche qui, qualità e servizio sono fondamentali per rimanere in maniera duratura sul mercato.

Qual è lo stato di salute delle piantagioni?
A proposito di qualità, facciamo un passo indietro e andiamo a vedere le produzioni siciliane in quale stato versano attualmente. "Le fitopatie hanno sicuramente un impatto negativo - conclude Francesca Di Geronimo - in primis perché danneggiano la produzione, un agrumeto malato rende meno e frutti di minore qualità e richiede investimenti per risanarlo oppure per i nuovi innesti. I consumatori finali mediamente non sono a conoscenza delle fitopatie, percepiscono solamente la minore qualità dei frutti che trovano in commercio. Gli unici a sopportare il rischio e i costi sono gli agricoltori che spesso, nella filiera, sono quelli che hanno i minori guadagni a fronte di maggiori rischi. Tra le peggiori fitopatie che negli ultimi anni hanno colpito inesorabilmente gli agrumeti siciliani c'è la cosiddetta "tristeza", che una volta entrata negli agrumeti non lascia scampo. L'unica soluzione è estirpare e reimpiantare con nuovi innesti resistenti".


Navel

L'agrumicoltura italiana vista dall'estero
Per avere un minimo di visione di come siamo percepiti all'estero, vi proponiamo uno stralcio del rapporto dell'USDA, il Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti d'America.

"L'Italia è il secondo maggior produttore europeo di arance dopo la Spagna - recita l'organo governativo statunitense - La Sicilia e la Calabria sono le principali aree di produzione di arance, che rappresentano rispettivamente il 59 e il 22% della produzione totale. Tarocco, Moro, Sanguinello, Naveline e Valencia sono le principali varietà di arance coltivate nel paese. Inoltre, le cultivar Ippolito e Meli stanno guadagnando popolarità. La campagna agrumicola italiana 2017/18 dovrebbe essere eccezionale dal punto di vista della qualità, nonostante una riduzione della produzione del 6% dovuta alla siccità estiva che ha colpito la penisola. Tuttavia, le piogge benefiche verificatesi alla fine di settembre nelle principali regioni produttrici e le condizioni meteorologiche favorevoli a novembre hanno contribuito a mitigare gli effetti della siccità. Le dimensioni dei frutti dovrebbero essere piccole e medie".

L'analisi, comprensibilmente, non tiene conto delle abbondanti piogge di giugno (quando il rapporto era già stato redatto, infatti riporta la data del 13 giugno 2018, NdR): le piogge dovrebbero giocare ulteriormente a favore delle produzioni siciliane, che potrebbero vedere calibri maggiori rispetto a quelli preventivati dall'USDA.