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Italia: il punto sul cancro batterico dell'actinidia (seconda parte)

Il Dipartimento di Protezione delle Piante (DIPROP) dell'Università della Tuscia (Viterbo) sta conducendo differenti ricerche nell’ambito del Progetto triennale (2009-2011) "Cancro batterico dell’actinidia (Pseudomonas syringae pv. actinidiae): messa a punto di strategie di difesa", finanziato da varie regioni italiane, tra cui Lazio ed Emilia-Romagna (Assessorato Agricoltura).

Ieri abbiamo visto il censimento della diffusione attuale della batteriosi e la biologia del batterio durante le stagioni (vedi prima parte), mentre oggi affrontiamo le tematiche connesse alle possibili contromisure.

Controllo e contenimento del cancro batterico in Italia
Come per tutte le batteriosi in agricoltura, anche nel caso del cancro batterico dell’actinidia la prevenzione è fondamentale. Unitamente a questo, risulta sostanziale una capillare attività di informazione e di divulgazione sulla sintomatologia riscontrabile a carico dei differenti organi vegetativi, come al riguardo delle fasi più favorevoli a P. s. pv. actinidiae (PSA) nel determinare infezioni/danni, al fine di allertare e di coinvolgere attivamente tutti i coltivatori produttori di kiwi in Italia.

Ad oggi, l’impiego preventivo, tempestivo ed equilibrato dei sali di rame, già ampiamente dimostratosi efficace nei confronti di P. s. pv. syringae e di P. viridiflava risulta di sicuro supporto, ma, di per sé, non è sufficiente per far fronte alla situazione in atto determinata da PSA.

Frequenti ispezioni dell’impianto, pulizia del frutteto da porzioni infette, bruciatura in loco della stesse, equilibrato apporto nutrizionale ed idrico, analisi del suolo e fogliare, risultano oggi, unitamente all’impiego di formulati a base di sali di rame (inverno dopo la potatura, prima della ripresa vegetativa, dopo la potatura verde ed il diradamento, in vegetazione quando necessario, dopo la raccolta, durante ed a fine caduta foglie), le principali attività tecnico-agronomiche da cui non ci si può esimere.

Attività sperimentali: i risultati
Alcune attività sperimentali in atto hanno già prodotto risultati positivi e sono state recentemente divulgate; le stesse si avvalgono di un approccio combinato inerente mirati apporti nutritivi, impiego di sali di rame e di ulteriori elementi (biostimolanti ed induttori di resistenza), in grado di stimolare le difese endogene delle piante.

Nello specifico, in impianti affetti da cancro batterico sottoposti a questo protocollo, si osserva una significativa riduzione della superficie di aree vegetanti affette da sintomi, si riducono i casi di cancri/essudati, si evidenzia un miglior sviluppo vegetativo complessivo e si registra un incremento delle produzioni di kiwi dal punto di vista sia qualitativo che quantitativo.


Evidenze (01/06/10) inerenti l’attuazione del protocollo sperimentale combinato (nutrizione-difesa) in un impianto di Hayward affetto da cancro batterico. Piante non sottoposte (fila di sin.) e sottoposte (fila di ds.) al protocollo sperimentale.

Anche la corretta nutrizione delle piante di actinidia non può essere trascurata in una strategia che riduca al minimo i fattori di stress e predisponenti l’ospite ad essere maggiormente suscettibile ad un patogeno come PSA. Similarmente, l’irrigazione va eventualmente meglio tarata, soprattutto in terreni tendenti al ristagno idrico dove ulteriori situazioni di stress facilitano l’attacco del patogeno.

Prossimamente inoltre, ulteriori dati e risultati a supporto di questa promettente strategia, adottata in impianti di kiwi sia a polpa gialla che a polpa verde, saranno resi pubblici e, al momento, questo protocollo sta per essere inserito tra le Linee Guida in fase di elaborazione da parte della Regione Lazio e di altre regioni.

Ulteriori strategie inerenti l’impiego combinato di elementi nutritivi e di induttori di resistenza a livello fogliare e radicale, l'impiego di un antagonista naturale soprattutto durante il periodo della fioritura, che si è già rivelato efficace nei confronti di P. s. pv. syringae e di P. viridiflava, così come altre strategie preventive/curative caratterizzate da trattamenti endoterapici, sono oggetto di sperimentazioni approfondite.

Conclusioni
Gli studi recentemente avviati in Italia in riferimento al cancro batterico dell’actinidia per alcuni aspetti stanno già iniziando a dare delle risposte importanti sia in merito al comportamento di questo batterio nelle piante, sia in merito ad una sua rapida identificazione, come all’evoluzione della patologia in campo e, di conseguenza, alle strategie di prevenzione, controllo e contenimento più opportune.

A questo proposito, si evidenzia come cellule di P. s. pv. actinidiae siano state isolate anche all’interno di apparati radicali di piante affette da cancro batterico (foto qui accanto). Questo aspetto, se da un lato rivela la possibilità del patogeno di raggiungere dalle porzioni aeree sito abituale d’ingresso/infezione organi (radici) notevolmente distanti, dall’altro evidenzia come, in caso di estirpazione di piante infette, non sia opportuno procedere in tempi brevi ad un nuovo reimpianto; a tal proposito sembrerebbe invece opportuno eliminare (bruciare) tutti i residui radicali, disinfettare opportunamente l’area dell’eradicazione e reimpiantare solo nella stagione successiva, prima della ripresa vegetativa.

Il problema del cancro batterico in Italia risulta particolarmente complesso, sia per la mancanza di studi effettuati nel passato, sia perché differenti aspetti (diagnosi, controllo) rispetto a PSA devono essere del tutto sviluppati; infatti, quanto ad oggi già effettuato in altri areali oltreconfine affetti da tempo da cancro batterico non sembra poter essere di particolare aiuto.

Nel prossimo futuro, con la partecipazione di tutte le figure del comparto, gli sforzi si moltiplicheranno; il "comune nemico" deve essere messo in condizioni di non nuocere ulteriormente e, oltre ad un fisiologico periodo di convivenza, si ritiene che, nel medio termine, la ricerca possa dare le risposte necessarie per superare questo delicato momento per la coltivazione dell’actinidia in Italia.

Per ulteriori informazioni, si rimanda al Dossier Actinidia nella Rivista di Frutticoltura di questo mese e alla relazione del dal Dr. Balestra (Univ. Tuscia), la prossima settimana (Faenza, 12-17 Settembre, Faenza), in occasione del 7th International Symposium on Kiwifruit.
Data di pubblicazione: