Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber

Mele: la Russia sara' il vero, nuovo competitor

Che la Russia punti all'autosufficienza in campo ortofrutticolo, è ormai una certezza. L'embargo verso i prodotti europei non è altro che una prova generale per organizzare le filiere, come sostenuto da tempo dall'economista Gianluca Bagnara (cfr. FreshPlaza del 9/06/2016). Filiere autonome come quella della produzione di mele.


Jochen Kager

In occasione di un recente convegno (cfr. FreshPlaza del 21/04/2017), Jochen Kager di AgroFresh ha tenuto una relazione su "Nuovi impianti di mele nell'est Europa o all'est dell'Europa?" nel quale ha fatto il punto sulla situazione. Secondo i dati ufficiali, la Russia produce melo su 209.240 ettari, con una resa media di 15 tonnellate ad ettaro. I nuovi progetti sono strettamente legati alle sovvenzioni statali.

"I primi cosiddetti impianti ad alta densità - ha affermato Kager - sono partiti nel 2002 nelle zone di Krasnodar e in Crimea. Gli investitori si sono rivolti all'Europa per le competenze tecniche, le piante e l'impiantistica, realizzando progetti anche da 1000 ettari ognuno. Oggi a Krasnodar sono stati piantati 10mila ettari nuovi, a Cabadino Balcaria 3000 e altri 1000 nelle aree circostanti. Potenzialmente potrebbero aggiungersi altri 6000 ettari in soli tre anni".



Rispetto alle varietà, la Granny è in calo, mentre la Fuji arriva al 30% dei nuovi impianti. "C'è interesse per le varietà resistenti alla ticchiolatura - ha affermato il direttore commerciale AgroFresh - mentre il biologico non è ancora un obiettivo. I nuovi impianti vengono coperti con le reti antigrandine, mentre spesso non c'è disponibilità di acqua per impianti antibrina. Le sovvenzioni statali arrivano anche al 75% dei costi".

Uno sguardo anche ad altre nazioni
La Polonia può contare si 180mila ettari di cui 60mila già di stampo moderno. Le superfici professionali potrebbero crescere del 10% nei prossimi tre anni. Kager ha detto che gli operatori polacchi si stanno adattando velocemente al mercato indiano e nord africano. Oggi i produttori piantano soprattutto Gala (40%), seguita da Red Delicious (20%), Red Prince (20%), Golden (15%) e nuovi cloni di Champion.


Nuovi concorrenti, fra qualche anno, potrebbero essere Serbia, Croazia e Macedonia, considerato che, dai 2.000 ettari del 2008, in questi Paesi si è passati nel complesso a 5.000 ha. Il Montenegro conta 700 ettari moderni, per di più esonerati dall'embargo.

Poi vi è il Kazakistan che, da importatore, sta diventando esportatore. Secondo dati governativi, il 55% dei meleti è di tipo moderno. I mercati più vicini sono quelli russo e cinese. Le varietà più presenti: Gala 40%, Red 20%, Golden 20%, Granny 10% e Fuji in ascesa.


Pure in Uzbekistan stanno crescendo, con 1000 ettari di meleto tradizionali e 800 di moderni.

La Cina è un mondo a sé, con in suoi 2,32 milioni di ettari di cui il 40% da modernizzare. La Cina può essere l'eldorado dei vivaisti e dei fornitori di servizi anche dall'Italia. Ce n'è per tutti, ma dipende dall'organizzazione e dal presentarsi come "sistema italiano" (cfr FreshPlaza del 1/02/2017).