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C'è futuro per la plastica nel settore dell'ortofrutta?

In un contesto di accelerata consapevolezza circa gli impatti ambientali della plastica e di fronte alla pressante richiesta da parte del consumatore di eliminare imballaggi inutili nei prodotti destinati alla vendita al dettaglio, FreshPlaza ha cercato di capire in che direzione anche il settore ortofrutticolo si stia muovendo per venire a patti con queste tendenze.

Diciamo subito, a scanso di equivoci: nel settore dell'imballaggio ortofrutticolo esistono al momento poche alternative alla plastica derivata dal petrolio. Le soluzioni sono: la plastica derivata da amido (di mais, grano, tapioca e/o patate, con tutte le riserve derivanti però dall'impiego di materie alimentari) o l'imballaggio in cartone.

Ciò non perché non sia attiva una ricerca sempre più spasmodica a possibili alternative green al materiale plastico, ma per altre ragioni. Primarie aziende che da molti decenni operano nel settore dell'imballaggio sono da sempre alla ricerca di sostituti alla plastica derivata dal petrolio. Il problema è individuare un materiale che sia da tutti i punti di vista analogo a quello attualmente in uso: sia per quanto concerne la resistenza sia per quanto attiene la possibilità di essere lavorato nei processi industriali già esistenti e, non ultimo, con un occhio ai costi complessivi e agli impatti ambientali.

Una testimonianza in tal senso ci viene dalla Sorma Group, azienda leader negli imballaggi in materiale plastico: "Premettendo che tutto il nostro materiale è da sempre riciclabile al 100%, la nostra divisione Ricerca e Sviluppo sperimenta costantemente ogni possibile alternativa alla plastica derivata dal petrolio. Fino a questo momento, possiamo dire che non esiste ancora una soluzione in grado di rispondere a tutte le esigenze e ai requisiti che cerchiamo".

"Dobbiamo anche dire - sottolineano i responsabili aziendali - che se il ciclo dei rifiuti fosse ottimale ed efficiente, la plastica non costituirebbe alcun problema perché potrebbe essere riciclata completamente. Come diciamo spesso, i rifiuti plastici non hanno le gambe e dunque non si gettano da soli negli oceani o negli ambienti naturali. Dietro c'è tutto un altro tipo di intervento che andrebbe fatto, sensibilizzando ed educando l'utenza".

Alcune (parziali) alternative già commercializzabili sono in ogni caso presenti: proprio durante la fiera Interpoma di Bolzano è stato esposto un film per imballaggio in cui la componente derivata dal petrolio è stata sostituita da materiale biologico (non meglio specificato). Il risultato è una pellicola riciclabile al 99%. I responsabili del progetto rivelano tuttavia che il limite attuale di questa soluzione è rappresentato dal prezzo del materiale, che risulta raddoppiato rispetto al normale film in pvc.

La voce costi è proprio una di quelle che vanno prese in considerazione nel momento in cui si ragiona sulle alternative alla plastica. Non è detto infatti che materiali alternativi, pur essendo perfettamente eco-compatibile a fine vita, non siano estremamente dispendiosi in termini di risorse energetiche nella fase di creazione della materia prima.

Chiaramente, l'alternativa già esistente all'imballaggio plastico è costituita dalla confezione in cartone. Anche qui sono state presentate in fiera a Bolzano alcune idee innovative. La compagnia Frutmac ha esposto una soluzione di imballaggio in carta derivata da erba che unisce, alla classica vaschetta, anche due ali laterali richiudibili sopra il prodotto confezionato.

Queste "ali", una volta richiuse, svolgono esattamente le stesse funzioni della pellicola plastica: assenza di manomissione della confezione, protezione del prodotto, impilabilità. Il macchinario che consente la meccanizzazione di questa soluzione in carta erba - chiamato Blitzmatic - sarà oggetto di una presentazione ufficiale durante la prossima edizione di Fruit Logistica a Berlino.

D'altra parte, però, bisogna fare i conti anche qui con i costi della materia prima. Se la carta erba costituisce una soluzione recente nel panorama dell'imballaggio in cartone, le materie prime cartacee tradizionali stanno diventando molto care e i loro costi non saranno sostenibili per molto tempo. Un fenomeno, quello del rincaro della materia prima, già segnalato da FreshPlaza in un precedente articolo, ma che ha trovato conferma anche durante i giorni di Interpoma.

Come ci spiega Infatti Fabrizio Govi della Ciesse Paper: "Il settore delle cartiere è interessato da un processo di concentrazione. La cellulosa è stata sempre altalenante, come quotazioni, ma adesso, già da diversi mesi, la direzione è quella di un incremento costante dei costi, stimabile intorno a un più 2,3% ogni mese, il che rende sempre più difficile contenere il prezzo finale del prodotto per renderlo un'alternativa non solo ambientalmente, ma anche economicamente sostenibile per i produttori e confezionatori di ortofrutta. Certamente registriamo una domanda in forte crescita per le nostre soluzioni di imballaggio in cartone, con una crescita del fatturato del 27% negli ultimi 10 mesi, il che però non significa automaticamente avere un utile in crescita, dovendo fare i conti proprio con l'incremento della materia prima".

Fabrizio Govi

L'intera filiera deve dunque essere consapevole che le scelte nell'ambito delle soluzioni di imballaggio vanno ragionate in maniera meno netta e più attenta alle varie sfumature della tematica e alla sua complessità. Alcune soluzioni interessanti giungono da altri paesi, come la Germania, dove il costo unitario di alcuni imballaggi in plastica è stato volutamente aumentato, consentendo però al consumatore di recuperare parte di questo costo nel caso in cui egli riporti il reso al punto vendita. Ciò consente una migliore gestione dei vuoti e quindi dei rifiuti plastici.

L'altra strada su cui il settore delle materie plastiche si sta muovendo già da tempo è quello della riduzione della grammatura, che però va dosata sempre avendo come obiettivo la tenuta.

Un'altra soluzione vista allo stand Sorma durante Interpoma 2018 è quella di una retina per agrumi nella quale la fascia laterale dove sono stampigliate le varie informazioni e l'etichetta è stata ridotta della metà, con risparmio in termini di materiale plastico, ma anche con una conseguente riduzione dell'area destinata alle informazioni al consumatore.

Confronto tra retina tradizionale con fascia plastica lunga e versione "dimezzata".

In sintesi, è necessario procedere cercando di contemperare le diverse esigenze, nella consapevolezza che le soluzioni a disposizione attualmente sono poche e spesso molto costose. Sarebbe auspicabile un intervento del Legislatore che preveda il finanziamento di iniziative volte a rendere l'imballaggio in plastica sempre più sostenibile, in modo che costi oggi proibitivi non ricadano alla fine sulla testa di produttori e consumatori.