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Gli Italiani e il rapporto con il cibo nell'ultima ricerca Eurispes

Gli Italiani hanno meno soldi in tasca ma non rinunciano alla qualità e ai marchi che certificano l'origine e i processi produttivi di prodotti alimentari, compresa l'ortofrutta. Sì alle tipicità, ai prodotti garantiti, territoriali; però il Bio non decolla come si era indotti a prevedere benché sia l'acquisto forte dei più giovani.

E' il quadro della situazione italiana sui comportamenti alimentari, i canali di vendita preferiti nel food, il tutto estratto da quanto è stato rappresentato nel ventinovesimo Rapporto Italia RI2017 di Eurispes, corposo volume che analizza molti aspetti della società italiana di oggi, dalla sicurezza all'europeismo/antieuropeismo, dalla richiesta di prestiti, al ritorno nella casa dei genitori per le mutate situazioni economiche (in peggio) fino alla politica e a molto altro.


Presentazione del Rapporto Italia RI2017 di Eurispes alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma

La presentazione della ricerca è avvenuta presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Al tavolo dei relatori, il presidente Eurispes Gian Maria Fara, Marco Ricceri, segretario generale dell'ente, Paolo De Nardis e Alberto Mattiacci, rispettivamente presidente e direttore del comitato scientifico Eurispes, Susy Montante, direttore del Rapporto Italia.

Il Made in Italy è al centro dell'attenzione del consumatore italiano, l'agroalimentare della nostra penisola è amato infatti dal 74 % della popolazione e, ancora di più, si ricercano prodotti stagionali (l'80,4% del panel intervistato). E' un chiaro indice di come, pur in un momento di depressione economica, la salute e il desiderio di gusti autentici non soccombono al portafogli che langue; ci sono meno soldi da spendere, è vero, tanto che quasi la metà della gente sottolinea di aver visto diminuire la propria capacità di spesa.

E comunque si sceglie di risparmiare in altre voci del bilancio di famiglia, non sull'acquisto di ortofrutta; non ci si rivolge con entusiasmo a prodotti alimentari più economici o provenienti dalle più disparate nazioni.


Il presidente di Eurispes Gian Maria Fara.

Altri punti confermano quanto già evidenziato. Per esempio, diminuisce la quota di coloro che vanno a fare la spesa nei discount, passando dal 63,2% del 2015 al 57% del 2016. In più, apparentemente in controtendenza, aumenta di quasi due punti percentuali il numero di persone che negli acquisti alimentari cambiano prodotto se ne trovano uno più conveniente (passano dal 68% al 69,7).

Però la scelta del risparmio non prescinde dalla ricerca di qualità e dalla sicurezza, tanto che i risoluti verso l'acquisto più economico - a prescindere da altri parametri e dalla provenienza - rappresentano il 38,8% del totale. L'attenzione di 51 consumatori su cento è infatti verso prodotti certificati a marchi DOP, IGP, DOC e, ancora di più, per quelli a "chilometri zero", strettamente locali, originati dalle campagne vicine ai luoghi in cui si abita: questa tendenza ha toccato il 59,3% del campione. Scartati da 66,9 acquirenti su cento i prodotti del tutto sconosciuti, di marche non sperimentate, non già note nella propria vita alimentare.

Il rifiuto dei piccoli negozi etnici sale al 62%, tanto che 55 persone su cento si dimostrano appena tiepide verso prodotti stranieri, esotici e quindi per piatti a base di questi ingredienti che vengono gustati solo qualche volta (solo il 13% lo fa spesso).

Altro importante rifiuto è quello verso i prodotti contenenti olio di palma, comportamento adottato dal 59,9% del campione.

Delude invece il dato sui prodotti biologici: solo il 39,4% dei consumatori li acquista; sono però i preferiti dai giovani dai 18 ai 24 anni (il 43% di loro li compra).

Su tutta questa serie di abitudini consolidatesi nel 2016, ci sono evidenti differenziazioni lungo il territorio italiani. I più grandi appassionati dei prodotti alimentari Made in Italy sono i residenti nelle isole (92,9%), la quota più bassa è nel Nord-Ovest d'Italia (64,8%): con percentuali diverse, le due aree mantengono le stesse posizioni in classifica per l'attenzione ai prodotti di stagione, mentre nelle Isole si primeggia anche per il controllo delle etichette, la provenienza dei prodotti e l'evitare marche non conosciute.

Per l'attenzione ai marchi di qualità, certificazioni e di origine, i numeri cambiano: dal 61,4 al 52,2%, al primo posto sempre le Isole, in fondo alla classifica il Nord-Est.

Il biologico invece è preferito più nelle regioni di Nord-Ovest che al Sud. Non guardano alla provenienza del prodotto, purché sia economico, i consumatori del Nord-Ovest (quasi la metà del totale locale).

I cittadini più attenti ai temi sui consumi alimentari, benessere, salute, apporto nutritivo, caratteristiche, proprietà, sono quelli della fascia d'età compresa tra i 35 e i 44 anni.

Oscillante negli anni la quota di vegetariani e vegani, adesso sono al 7,6%, ma nel 2014 erano al 6,5 e nel 2015 calarono a quota 5,7: scende il numero di vegetariani (due punti e mezzo in meno portandosi al 4,6%) settore dove primeggiano le donne, punti che si riversano quasi per intero sui vegani che dall'1 salgono al 3%, con una più marcata presenza sempre del genere femminile. Fra coloro che non mangiano carne, i giovani fra i 18 e i 24 anni sono più vegani che vegetariani, situazione che si capovolge invece nella fascia d'età 35/44 anni.

Autore: G.G. per FreshPlaza
Data di pubblicazione: