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Brexit: la carenza di manodopera stagionale potrebbe impattare sui prezzi di frutta e verdura

In Gran Bretagna i grandi produttori ortofrutticoli stanno facendo pressioni sul governo per studiare uno schema di arruolamento per i lavoratori stagionali che possa colmare un potenziale deficit di manodopera nella filiera agroalimentare. Se infatti i lavoratori esteri, incaricati della raccolta di frutta e verdura, saranno ostacolati dal prestare la propria manodopera nel paese dopo la Brexit, frutta e ortaggi potrebbero diventare molto più costosi sul mercato interno.

Il giornale The Guardian riporta che circa il 90% dei prodotti ortofrutticoli sono raccolti e confezionati da un numero di lavoratori immigrati che sfiora le 70 mila unità. Tale personale stagionale proviene principalmente dall'Europa. Attualmente la Brexit sta già scoraggiando i lavoratori stagionali dal recarsi in Gran Bretagna.

In particolare il settore delle fragole potrebbe subire un forte contraccolpo, dato che, secondo quanto riportato da Bloomberg, dipende ampiamente dalla manodopera immigrata.

Per esempio, la Hugh Lowe Farms con sede nel Kent impiega lavoratori dell'Europa centrale e orientale al fine di produrre 28 tonnellate di fragole ogni estate. E non è la sola azienda a procedere in questo modo. Secondo Nicholas Marston della Berry Gardens, circa la metà dei posti di lavoro generati in questo settore sono stagionali e non particolarmente attraenti per i britannici.
 
Infatti, secondo uno studio condotto dalla Farmers Weekly nel 2014, la paga media oraria per i lavoratori del settore agricolo, inclusi i livelli manageriali, risulta solo i due terzi rispetto a quanto percepito nell'intera industria britannica. Inoltre, il lavoro in agricoltura è spesso stagionale e dipende dai periodi di raccolta.
 
I produttori specializzati nei settori ortofrutta e lattiero-caseario sono i più vulnerabili a seguito della Brexit, perché si basano prevalentemente sul lavoro stagionale. Tutto ciò si somma al rischio, per gli agricoltori, di perdere aiuti comunitari per 3 miliardi di sterline l'anno.

Nel 2015, la Gran Bretagna importato cibo e bevande per un controvalore di 38,5 miliardi di sterline e, di contro, ha esportato prodotti agroalimentari per soli 18 miliardi di sterline. Il settore agricolo britannico impiega 3,9 milioni di persone e produce ingredienti è materia prima per l'industria del cibo e delle bevande che è stimata per un valore di 108 miliardi di sterline.

La National Farmers Union (NFU) è al momento in fase di consultazione con i suoi aderenti per dare forma a una nuova politica di impiego agricolo post-Brexit.

Fonti: digitallook.com / investor.bg
Data di pubblicazione: