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Trattato commerciale UE-USA: richiesta tutela rafforzata per alcune Dop e Igp. Il caso del Radicchio di Treviso

Proseguono le trattative relative alla stipula del trattato di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti (TTIP-Transatlantic Trade and Investment Partnership). Si tratta del più importante accordo commerciale tra Europa e Usa, la cui discussione è in corso dal 2013 e che si punta a portare all'approvazione entro il 2016.

Un documento di riflessione è stato presentato dalla Commissione europea alla delegazione statunitense: in esso si richiede una tutela rinforzata, nella bozza di accordo, per specifiche eccellenze agroalimentari già protette dai marchi comunitari DOP e IGP, al fine di evitare fenomeni di falsificazione (tra l'altro già ampiamente diffusi).

Nel caso dell'Italia, sono state individuate 42 le eccellenze Dop e Igp (tra cui 7 produzioni ortofrutticole e 1 legume) come Parmigiano Reggiano, Pomodoro di Pachino, Prosciutto San Daniele, Mozzarella di Bufala Campana, che insieme costituiscono circa il 90% dei prodotti agroalimentari made in Italy esportati nel mondo. Solo un altro Paese UE (la Francia) conta altrettante specialità agroalimentari nella richiesta di tutela rafforzata da parte della UE.

Per il comparto ortofrutta e legumi, i magnifici otto italiani sonol'Arancia Rossa di Sicilia, la Mela dell'Alto Adige, il Radicchio di Treviso, la Pesca Nettarina di Romagna, il Pomodoro di Pachino, il Kiwi di Latina, il Cappero di Pantelleria e la Lenticchia di Castelluccio di Norcia.

Secondo l'europarlamentare Paolo De Castro: "Il record di prodotti inclusi raggiunto dall'Italia (a pari merito con la Francia) dimostra come siano state recepite efficacemente le indicazioni che il nostro Paese - istituzioni e organi di rappresentanza - ha saputo fornire ai negoziatori europei e di come questi stiano lavorando con la piena consapevolezza dell'importanza di una difesa puntuale di queste eccellenze negli Stati Uniti".

Del resto, gli ultimi dati Istat confermano una tendenza in constante crescita per l'export agroalimentare italiano, con un incremento dell'8% per il 2015 e totale di circa 36,9 miliardi di euro. De Castro avverte: "Bisogna però ricordare che anche le importazioni sono cresciute, raggiungendo i 42,8 miliardi di euro e generando un saldo aggregato (prodotti agricoli + prodotti trasformati) negativo per 5,9 miliardi di euro. Un dato fondamentale che deve orientare un lavoro costante volto a riequilibrare la bilancia commerciale e a dare nuova forza e maggiore competitività al settore, anche attraverso il buon esito dei negoziati di libero scambio attualmente in corso tra Unione europea e paesi Terzi, in particolare con gli Stati Uniti".

Il caso del Radicchio Rosso di Treviso
E' con grande soddisfazione che il Consorzio di Tutela del Radicchio Rosso di Treviso IGP ha accolto la notizia dell'inserimento, da parte della Commissione Europea, della regina tra le cicorie tra gli otto grandi prodotti dell'ortofrutticolo Made in Italy nella documentazione consegnata alle delegazioni USA.

"Il nostro Consorzio - ha affermato il presidente Paolo Manzan - quest'anno festeggia i 20 anni dal riconoscimento dell'IGP, primo prodotto ortofrutticolo europeo a ottenerla. In due decenni il mondo è cambiato, oggi viviamo in una economia globale che rischia di stritolare le piccole produzioni. Finora siamo stati praticamente impotenti di fronte alle falsificazioni che avvengono fuori dai confini UE, come dimostrato da un caso recente di falso Radicchio di Treviso a Sidney (Australia). Ma casi simili, purtroppo, esistono per esempio in California, ed è per questo l'inserimento nel TTIP potrebbe rappresentare una svolta e una vera tutela dalle imitazioni".


Radicchio "di Treviso" di una azienda californiana

Le foto qui riprodotte mostrano come sia reale il problema dell'Italian sounding (e, in questo caso, del "Treviso sounding") negli USA: il packaging di una nota azienda californiana, dove è ben evidente l'usurpazione dell'indicazione geografica: Radicchio di Treviso, ma prodotto a Salinas (California); una immagine scattata nei giorni scorsi nel punto vendita Eataly di New York dove il Radicchio di Treviso è chiaramente made in USA, così come nella catena Dean & De Luca (prezzi esorbitanti per un radicchio che non è italiano).


"Trevisano" made in USA in vendita nei giorni scorsi a Eataly New York

"Siamo felici che questa difesa – aggiunge il direttore del Consorzio, Denis Susanna - non riguardi solo i grandi nomi dell'agroalimentare italiano, anche per i piccolissimi Consorzi come il nostro che, coltivando grandissima qualità ma rimanendo produzioni di nicchia, non possono avere la forza commerciale per tutelarsi in mercati globali senza l'aiuto delle istituzioni. Il sistema di protezione, certificazione e controlli delle IGP ha portato benefici, in particolare in termini di sostenibilità e sicurezza per il consumatore finale, che vanno conosciuti in Europa e negli USA".


"Treviso e Chioggia" americani in vendita a Dean & De Luca New York

D'altra parte, l'export di Radicchio di Treviso continua a risultare in crescita: da un lato in un mercato di riferimento come i paesi tedeschi, dall'altro in un paese sempre più in crescita come la Francia, sia per la vendita al dettaglio che per la presenza nell'alta ristorazione.