Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
La selezione di antiche cultivar di sei regioni italiane

"I frutti dei "Patriarchi" in mostra a Expo 2015"

Dal 9 ottobre scorso a Expo 2015, al terzo piano del Padiglione Italia, è possibile visitare una mostra di frutti prodotti da alberi patriarchi, cioè vecchi di secoli o di millenni. Si tratta di mele, pere, uva, sorbe, olive, giuggiole, cotogne, melagrane, provenienti da sei regioni: Lombardia, Trentino Alto Adige, Emilia-Romagna, Umbria, Sicilia e Sardegna.

La mostra, curata dalla Associazione nazionale Patriarchi della Natura, è completata da una serie di tele ideate dal poeta Tonino Guerra (nella foto qui sotto).



In esposizione alcuni tra i frutti più singolari, dalle pere cocomerine di Romagna alle enormi melagrane di Faenza, in provincia di Ravenna; dalle noci dei Trocchi dell'Umbria ai grappoli dell'uva Versoaln prodotta dalla vite forse più antica al mondo (500 anni) e dell'uva Corinto piantata dai Greci in Sicilia.

Non mancano le olive selvatiche dell'albero più antico d'Italia, l'Ogliastro di Luras di Tempio Pausania, almeno 3.500 anni di vita. Frutti decisamente rustici, visto che si sono mantenuti quasi inalterati per tutto il periodo di esposizione.

Tutti i "gemelli" dei Patriarchi sono stati moltiplicati per talea e conservati in un archivio vivente a Forlì, dove trovano riparo circa 12.000 esemplari.

"Con questa mostra - spiega Sergio Guidi, presidente dell'Associazione Patriarchi della Natura - vogliamo riproporre alcuni temi di fondo, a cominciare dalla tutela e il recupero della biodiversità vegetale italiana. Ma pensiamo anche al riutilizzo nelle colture normali di genomi resistenti ai secoli, ai mutamenti climatici, ai parassiti e alla riscoperta di un arco stagionale di varietà – da quelle precoci a quelle tardive – che possono evitare la lunga conservazione in frigo. Il tutto di pari passo alla scoperta di sapori e di profumi che le colture di tipo industriale hanno appiattito o fatto sparire".



"Il folto pubblico che ha visitato Palazzo Italia e la mostra ha manifestato grande interesse; soprattutto la curiosità degli studenti fa ben sperare, perché queste piante cariche di storia possano essere tutelate proprio grazie alla conoscenza del loro valore. Perché non si può tutelare ciò che non si conosce".

"In questo modo la mostra potrà contribuire alla salvaguardia della biodiversità che è fondamentale per il nostro futuro. Queste piante antiche ci dimostrano con la loro rusticità di essere le più adatte per l'agricoltura del futuro, che dovrà essere sempre più rispettosa dell'ambiente e della nostra salute - conclude Guidi - Secondo il parere degli agronomi dell'Associazione Patriarchi, infatti, il germoplasma di queste piante sarà molto importante per la selezione genetica e per nutrire il pianeta nei prossimi decenni".

Per informazioni:
Sergio Guidi
Associazione Patriarchi della Natura
Forlì
Cell.: +39 348 7334726
Email: sergioguidi19@gmail.com