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Effetti ad ampio spettro dalla svalutazione della moneta cinese

di Rossella Gigli - Chief editor/Manager FreshPlaza.IT

Con una mossa a sorpresa, la banca centrale cinese ha operato a tappe, a partire dallo scorso 11 agosto 2015, la più forte svalutazione della moneta locale (Renminbi o Yuan) dal 1994.



Di fronte a un prodotto interno lordo in calo (dal 10% annuo al 7%) e a difficoltà sul fronte della domanda interna, Pechino scommette sulla svalutazione come (ufficialmente) riallineamento del tasso di cambio alle reali prospettive economiche del paese e come (ufficiosamente) strumento per il rilancio delle esportazioni.

Il primo effetto immediato della svalutazione cinese è stato un crollo generalizzato delle Borse, soprattutto quelle dei paesi emergenti (Brasile, Perù, Cile, Bangladesh, Vietnam, Indonesia, Filippine), i più legati agli scambi commerciali con la Cina. Ma anche la Russia e il Sudafrica hanno nel grande paese asiatico il loro principale partner commerciale. Non a caso, proprio la moneta sudafricana (il Rand) ha toccato i suoi minimi dal 2001, sulla scia della prospettiva di un rallentamento dell'economia cinese

Per l'Italia, la prima a risentirne sarà l'industria del lusso, che si trova improvvisamente con importazioni più costose da parte della Cina e che deve confrontarsi anche con la recente politica cinese di lotta alla corruzione, che ha ridotto in particolare gli acquisti di orologi molto costosi e di liquori.

Secondo alcuni analisti, la "guerra delle monete", proprio quando il Vecchio continente stava cominciando a sentire i benefici di un euro più debole, potrebbe avere effetti esplosivi.

Gli effetti per il settore ortofrutticolo
"Con la mossa del nostro Governo, le esportazioni di frutta e verdura vedranno un'ampia crescita, il che è molto buono per la nostra industria". Questo il commento rilasciato a FreshPlaza da Mike Su (in foto) della ditta cinese Sufresh, attiva nell'import-export ortofrutticolo.

Ovviamente, l'imprenditore è consapevole del fatto che le importazioni risentiranno invece negativamente della svalutazione cinese. "Solo nei primi giorni di agosto, ho visto un rincaro nei costi di acquisto delle merci fresche provenienti dall'estero - ha dichiarato Mike Su - Ritengo invece che la domanda per i generi più costosi, che sono stati sempre pagati a caro prezzo, potrebbe anche risentire meno del nuovo contesto".

Dall'altra parte del globo, invece, l'industria statunitense delle mele non nasconde le proprie preoccupazioni per la stagione entrante. Proprio ora infatti che il mercato cinese si era aperto a tutte le varietà di mele USA, queste diventano molto più costose per via del cambio sfavorevole.

Inoltre, la svalutazione improvvisa dello Yuan segnala agli esportatori statunitensi che l'economia cinese è entrata in una fase di debolezza, con effetti diretti sul potere d'acquisto della classe media in Cina, come sottolineato dalla direttrice marketing della Washington Apple Commission, Rebecca Lyons.

Anche i produttori della California guardano con timore a quanto sta accadendo in Cina, terzo partner commerciale dello Stato americano. Da oggi, prodotti californiani come pistacchi (ben il 35% viene assorbito dal mercato cinese), mandorle (16% di quota), arance (17%) e altre merci agricole diventano molto più costosi per gli acquirenti cinesi. Solo nel 2012, la California ha venduto in Cina prodotti agroalimentari per un valore di 2,3 miliardi di dollari, di cui 391 milioni provenienti dalle sole esportazioni di mandorle.