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La crisi ormai cronica impone una AOP nazionale per specie o gruppi di prodotti

"Donati (Confagricoltura): "Frutta estiva, serve un'aggregazione verticale"

"Contro ogni previsione, quest'anno la frutta estiva è andata in crisi già dal 20 giugno. E questo senza motivo: il clima, a parte qualche temporale, è stato favorevole e lasciava ben sperare nei consumi, che già dall'inizio dell'anno avevano dato segni di ripresa. Poi, a distanza di un mese, sono solo cambiate due condizioni: il clima è diventato torrido, in tutta Europa, e i quantitativi sono sì aumentati rispetto a inizio campagna, ma rimanendo nella norma, e comunque a livelli inferiori rispetto all'anno scorso. Eppure le quotazioni all'origine sono scese al di sotto dei costi di produzione". E' l'analisi che Francesco Donati, presidente della Federazione nazionale di prodotto (FNP) frutticola di Confagricoltura, fa per FreshPlaza.



"Si tratta - osserva Donati - di una crisi strutturale risolvibile solo con una importante ristrutturazione della filiera; nel mondo globalizzato non è più pensabile una frutticoltura polverizzata come la nostra, e purtroppo non da oggi. Il che significa avere perso tempo prezioso rispetto ai nostri competitor. Se i frutticoltori vogliono continuare a produrre hanno una sola alternativa: l'aggregazione di tipo verticale. Per ogni specie frutticola o gruppi (pomacee, drupacee, kiwi, uva da tavola) serve una sola AOP nazionale, o altra forma societaria che si occupi della gestione globale del prodotto dalla programmazione della produzione, passando per l'innovazione di prodotto e di processo, compresa la gestione della qualità, la promozione e l'internazionalizzazione, fino alla indicazione delle modalità di consumo e, soprattutto, la determinazione di listini prezzi oltre i quali nessun dettagliante può vendere la frutta, al fine di evitare speculazioni".

In tutto il mondo, per ogni bene, sia esso di consumo o strumentale, esiste un listino prezzi stilato periodicamente dal produttore. "E' impensabile - dichiara il presidente FNP di Confagricoltura - che in questo settore non debba esistere un prezzo di vendita al consumo stabilito dal produttore. La nuova struttura dovrebbe funzionare completamente in outsourcing e quindi senza gravare la produzione di nuovi costi. Disponiamo di strutture di condizionamento, di servizi e di personale preparato a tutti i livelli in eccesso rispetto alle produzioni attuali: utilizziamoli per dare corpo a questo progetto. E' esattamente quanto messo in atto per Opera nel settore pera anche se, a oggi, non ha raggiunto l'aggregazione auspicata".

"A mio avviso, non esiste un problema finanziario: disponiamo di risorse importantissime derivanti dall'OCM ortofrutta che, seppur cofinanziate dai produttori, non hanno limiti definiti di budget complessivo in quanto collegate al valore del prodotto commercializzato. Si tratta di gestirle in maniera diversa e appropriata al tipo di struttura che si va a creare".



Sul fronte europeo
"Allargando l'orizzonte all'Europa - continua Donati - dal 2009 si parla di Dossier Gestione del rischio ma non siamo ancora arrivati a una conclusione. Poi, per avere la piena disponibilità dello strumento, si dovrà attendere l'iter nazionale con ulteriore dilatamento dei tempi. E' di fondamentale importanza il buon funzionamento del Gruppo di contatto Francia-Italia-Spagna che, fra le altre cose, dovrebbe occuparsi anche della programmazione delle produzioni a livello europeo; le rappresentanze italiana e francese stanno esercitando pressioni decise per giungere a un catasto frutticolo europeo ma la Spagna è molto restia a impegnarsi in questa direzione, con esiti che già nel medio periodo potrebbero causare problemi di sovrapproduzione".

E le Organizzazioni professionali?
Secondo Donati, le Organizzazioni professionali devono svolgere la propria azione sindacale, che si concretizza nel proporre idee e stimolare soluzioni agli attori della filiera e alle istituzioni. "Le Organizzazioni professionali non possono andare oltre, perché non detengono il prodotto: gli unici detentori del prodotto sono i frutticoltori e, finché non sono convinti del cambio epocale necessario per la filiera frutticola italiana, non credo ci siano rosee prospettive all'orizzonte. Il concetto che deve essere chiarissimo ai frutticoltori - conclude Donati - è che coloro i quali detengono il prodotto sono gli unici ad avere interesse a modificare il sistema. Ed è ora di farlo compatti; nessuno potrà farlo al nostro posto".